and Europe will be stunned. Yael Bartana. Padiglione Polonia. 54. Biennale Arte, Venezia

sezione: blog


categorie: Arte, Cinema,

» archivio blog

…and Europe will be stunned. Yael Bartana. Padiglione Polonia. 54. Biennale Arte, Venezia

Al Padiglione Polacco ai Giardini, in pieno flusso di coscienza joyciano applicato a IllumiNAZIONI, l’artista chiamata a rappresentare la nazione è israeliana e non polacca. Si tratta di Yael Bartana (1970) che presenta …and Europe will be stunned(l’Europa resterà di stucco), titolo ed insieme grande totem-scritta di neon che campeggia sulla porta del padiglione. Trasformato in un cinema, proietta a ciclo continuo in altrettante sale, una trilogia cinematografica dell’autrice, filmaker e fotografa di Afula che vive e lavora tra il suo paese natale, Berlino e soprattutto l’Olanda, dove è seguita da una delle migliori gallerie europee di moving images, la Annet Gelink di Amsterdam. A curare la mostra, Sebastian Cichoki, capo curatore del museo d’arte di Varsavia (e già curatore del padiglione polacco alla 52ma Biennale di Venezia), autore e critico d’arte, insieme a Galit Eilat, del The Israeli Center For Digital Art di Holon.

In realtà il padiglione ospita molto più che tre film, di cui solo uno nuovo, gli altri già visti parecchio in giro (Mary Koszmary/Nigthtmares, 2007, Super 16 mm su blue-ray; Mur i wieza/Wall and Tower, 2009, RED trasferito su HD; Zamach/Assassination, 2011, RED trasferito su HD). …and Europe will be stunned è infatti la nuova tappa con cui l’artista rinforza il mito di costruzione (slogan, loghi, tessere di adesione, uniformi, poster e letteratura compresi) del movimento politico “Movimento per il rinascimento ebraico in Polonia”, sinistramente iconizzato da un misto tra aquila e Stella di David su fondo rosso. I film sono di una compattezza visiva e portato narrativo forti, i tempi sono non solo indovinati per il dipanarsi delle azioni, ma sufficienti a incatenare l’audience in una realtà che a tratti è delirante, come (per stessa ammissione dell’artista in una recente intervista su Undo) lo è, se lo si considera nella sua interezza, il progetto di Herzl che diede vita al sionismo e al ritorno in Israele, altrimenti impensabile, del popolo ebraico molto prima che fosse etichettato con la Stella di David.

Bartana, che è tornata a vivere tra Germania ed Olanda dopo una pausa di ritorno in patria a Tel Aviv, filma la storia di un giovane leader (intepretato dal direttore di una rivista contemporanea, Krytyka Polityczna) che arringa una folla immaginaria (in uno stadio vuoto) per convincerla del ritorno di oltre tremila ebrei polacchi a Varsavia, per impiantare nuovamente un ghetto sulle ceneri del precedente. Inoltre racconta la costruzione (reale per creare il film) di un kibbutz nel cuore dello storico ghetto di Varsavia, ricreando con un casting assai azzeccato, gli stili e soprattutto l’immagine dei sionisti delle prime aliyoth in Terra Santa (emigrazioni dall’Europa, in ebraico ‘ascese’, ndr). Infine (e si tratta dell’unica opera prodotta per l’occasione, presentata in contemporanea a Venezia ed in Polonia), descrive l’epos della morte del leader del movimento, acclamato durante la veglia funebre da folle composte e commosse, assai consapevoli che dopo la sua dipartita nulla sarà come prima, ma il movimento continuerà, se possibile, ancora più forte e coeso.

Studiata la scelta dei soggetti, che ancora una volta ricalca l’avventura colonialista di nazioni, non solo Israele dalle sue origini ad oggi: i figuranti sono per lo più giovanissimi o giovani, incarnano la volontà di potenza, a tratti l’esotismo, dei trapiantati e sono pronti a qualsiasi azione per imporre il loro intramontabile credo. L’artista, che non si è occupata soltanto di Israele – o come per questa mostra della frattura ancora aperta tra ebrei polacchi, polacchi e Israele – in generale è interessata ai temi della sopraffazione interraziale e della mancata integrazione fra popoli vittime di nazionalismi esasperati.

Una pubblicazione in lingua inglese completa (come parte integrante, secondo la volontà dell’artista e dei curatori, non essendone un catalogo) la mostra: A Cookbook for Political Imagination. Si tratta di una serie di “ricette” di politologia applicata, scritti in un lessico attraente e squisitamente arguto, senza la pedanteria che argomenti quali forma di stato o di governo di solito provocano nel lettore medio. Artisti e video maker, inclusa Bartana, autori e critici, politologi si offrono come “consiglieri d’eccezione” per dare consigli e ricette, appunto (inclusi esilaranti disegni e progetti), al neonato Movimento. Insomma, una vera e propria bibbia (rilegata peraltro come un seriorissimo tomo cartonato blu).