Donne senza uomini.

Installazione multimediale di Shirin Neshat

sezione: blog

01-03-2011
categorie: Arte,

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Donne senza uomini.

Installazione multimediale di Shirin Neshat

Dopo aver girato i musei di mezzo mondo, prima ed in seguito alla selezione ufficiale per la 66ma Mostra del Cinema di Venezia, Donne senza uomini (Women without Men) di Shirin Neshat approda al Palazzo Reale di Milano: fino al 28 febbraio 2011, la straordinaria Sala delle Cariatidi non ospita il film ma una esclusiva installazione video, curata da Change Performing Arts, che seziona Donne senza uomini in singole voci, storie e corpi di donne, tante quante sono le eroine senza libertà dello straziante, delicato e amarissimo primo lungometraggio dell’artista iraniana che vive ormai da molti anni a New York. La Sala è adagiata in penombra, i decori e gli stucchi appena affiorano dalle pareti cariche di storia: una lunga e sinuosa struttura espositiva incapsula schermi di dimensioni variabili su cui seguire, in maniera discontinua, rapsodica – quasi un’accelerazione della poetica del frammento già cardine narrativo del film – le vite (o le segregazioni) di Zarin, Faezeh, Farokh, Legha, Munis e Mahdokth le donne del romanzo omonimo di Shahnush Parsipur, scrittice iraniana al bando, da cui Neshat ha tratto il film (la stessa Neshat, presente all’inaugurazione, è persona non grata nel suo paese natale).

Non è l’Iran di oggi quello rappresentato dalla penna di Parsipur e dalla regia di Neshat: siamo nel 1953 all’epoca del colpo di stato e degli albori dell’inasprimento delle condizioni di vita delle donne, poi peggiorate decisamente con l’avvento della rivoluzione islamica. Le donne di Neshat sono prima di tutto inquadrate nella loro domesticità, che in qualche modo si sposa con la loro delicata interiorità. Inevitabilmente in questi ritratti l’uomo viene incluso, solo e solamente in virtù della sua presenza nella vita della protagonista. Le stature e le occupazioni delle protagoniste sono assai differenti, così come le loro età e la provenienza. Dalla donna di mezza età emancipata, alla giovanissima vergine promessa in sposa e tradita di tutte le sue speranze. Le storie non corrono in parallelo: grazie al ritardo o alla studiata sovrapposizione delle proiezioni, a differenza della pellicola originale che è organizzata in capitoli, le voci, le storie, le anime si sovrappongono dando vita ad un controcanto che in sé scolpisce, in modo potente ed inusuale attorno e sopra gli spettatori, il cuore dell’ambiente sociale evocato dal film. Di sicuro è fondamentale aver già visto il film per comprendere appieno la potenza narrativa del lavoro di Neshat, ma la scelta espositiva intrapresa dal Comune di Milano può avere i pregi di avvicinare chi non è uso alla poetica dell’artista con brevi assaggi, clip per clip, di storie e crude realtà. Rese memorabili dalla colonna sonora di Ryuichi Sakamoto e Sussan Deyhim.