The Lack: il nuovo film dei Masbedo

Da vulcano a vulcano: una mecenate e due artisti in the between

sezione: blog

31-08-2014
categorie: Arte, Cinema, teatro, performance,

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The Lack: il nuovo film dei Masbedo

Da vulcano a vulcano: una mecenate e due artisti in the between

“Di vulcano in vulcano”. A caccia di un nuovo tipo di spettatore e sperando nell’evoluzione del mercato distributivo, che vieppiù rende invalicabile la fruizione allargata di film di artisti visivi o video-arte – di sicuro in Italia. Parliamo di Masbedo e di Beatrice Bordone Bulgari: quest’ultima ha pronunciato la frase che apre questo lancio.

Originale e molto quotata coppia di video-artisti (al secolo Jacopo Bedogni, 1970 Sarzana, e Nicolò Massazza, 1973 Milano) non nuova alla Mostra del Cinema di Venezia e ad altri film festival (a Venezia hanno esposto anche alla Biennale d’Arte), presenta quest’anno in anteprima (Giornate degli Autori) The Lack (Italia, 2014, colore, HD, 80 min) prodotto proprio da Beatrice Bulgari (con la sua nuova creatura, In Between Art Film) insieme all’italiana Vivo Film. Animata da Marta Donzelli e da Gregorio Paonessa, è una delle più originali case di produzione italiana che adora la commistione di generi: l’anno scorso a Venezia hanno anche firmato Via Castellana Bandiera di Emma Dante.
 

Dicevamo, i vulcani. C’entrano eccome: innanzitutto The Lack è immerso nella natura magmatica non solo della particolare condizione emotiva della mancanza, ma anche dei vulcani: in primis quelli islandesi e poi quelli delle Eolie, come lo Stromboli della piccola Ginostra (frazione dell’isola di Stromboli, l’ultimo luogo in Europa ad essere allacciato, recentemente, alla rete elettrica). Proprio qui Masbedo e Bulgari si incontrano, si piacciono e stringono un sodalizio che porterà la mecenate a sostenere prima la carriera degli artisti come collezionista e poi a produrre C’est la vie, pas le paradis ed infine The Lack, diretto da Masbedo e scritto insieme a Bulgari e a Mitra Disvhali. Musiche originali (Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo), questo film in qualche maniera cerca di rompere strutture claustrofobiche, di mercato e crea nuovi episodi di educazione alla visione meno sclerotizzata.
 

Veniamo prima alla storia: interpreti femminili dal grande carattere (Lea Mornar, Xin Wang, Giorgia Sinicorni, Emanuela Villagrossi, Cinzia Brugnoli, la giovane Ginevra Bulgari e la bambina Sofia di Negro per la prima volta sullo schermo) che vengono dal cinema e dal teatro accettano di recitare in questo ruolo di “performer”, dove ciascuna è relegata a un quadro/viaggio nell’inconscio geografico, emotivo, visivo - à la façon dell’insuperato Code Inconnu. La differenza con il cinema tradizionale o d’autore sta nella prova attoriale che qui viene riempita dal proprio vissuto e dalla personale traduzione della parte, lasciata molto liquida da registi ed autori. Le interpreti sono state lasciate libere di agire in luoghi e situazioni spesso al limite della distruzione – ad esempio Xin Wang riscrive una scena di Antonioni a Lisca Bianca dove le viene chiesto di trascinare un pesante faro da set su per i pendii acuminati dell’isola disabitata di fronte a Panarea.

 

Masbedo: “Abbiamo scelto l’Islanda perché è un luogo perfetto per ambientare le nostre performance e perché poi la natura è un po’ sempre il nostro terzo attore: a noi interessa quella non consolatoria: centrale per ospitare, in questo caso, le storie di moderne Sisifo che cercano la loro strada. Abbiamo cominciato a lavorare sull’Islanda dal 2008 e abbiamo conosciuto una natura a cui l’uomo occidentale è poco abituato.
Qui frequentiamo nature addomesticate in cui il massimo del wild è il parco nazionale. Lì è l’opposto: sotto tre centimetri di muschio trovi la lava. E gli islandesi hanno ancora un rapporto di amore/odio che invece noi abbiamo un po’ perso.

La relazione di questi luoghi-limite con le attrici è stata del pari interessante. Così abbiamo cercato di riportare una tensione tra uomo e natura. Spesso i risultati sono romantici, straordinari: dal senso di meraviglia agli occhi fino all’abbagliare, all’inganno della retina dello spettatore.  Ci interessano contenuti contundenti. Il sipario di natura così complesso che abbiamo scelto fa sì che le attrici si trovino in una vera tensione nel risolvere le difficoltà della performance (ad esempio in una scena Giorgia galleggia in una serra che fluttua impazzita nel vento). E usiamo volentieri in abbondanza la parola performance perché è ancora una “parolaccia” nel mondo del cinema tradizionale. Ci interessa una commistione tra generi (da primus inter pares, ndr): video, musica, performance.”

 

Il film sarà circuitato in maniera anticonformista, che secondo i produttori è l’unica modalità per film di questo tipo: prima uscirà su una pay tv (SKY Arte: l’ultima settimana di ottobre) e poi sarà in grandi schermi di festival (a Reykjavik).

 

Altri autori dell’arte visiva hanno spesso prodotto opere per il grande schermo, dalla famosa artista mediorientale Shirin Neshat (peraltro il suo ultimo film è stato presentato a Venezia due anni fa), fino all’americana Miranda July (che firma proprio alla 71ma Mostra del Cinema un corto ed un app straordinari, Somebody, per Miu Miu e che nelle scorse edizioni della Biennale di Venezia ha firmato opere di landscape art al Giardino delle Tese alle Vergini). I Masbedo e Bulgari, a cui abbiamo chiesto come si paragonano rispetto a questi altri esponenti ed alle loro operazioni, ci hanno risposto così.

 

Bulgari: “The Lack è proprio un’opera in between, che lavora con gli strumenti di videoarte e non come ha fatto Neshat che voleva fare un film per il cinema. Produttivamente, per fare questo, abbiamo dovuto proteggere sempre una grande libertà di lavoro con la nostra piccola troupe ed il nostro piccolo budget. E’ stato un lavoro condotto con grande apertura. Quando non giravamo, ci staccavamo e restavamo in contatto via email, anche per la sceneggiatura. Abbiamo lavorato completamente fuori dalle logiche del cinema. Abbiamo cercato di creare una terza via”.

 

Gregorio Paonessa (Vivo Film): “Siccome è un terreno tutto da scrivere, ed è questa la cosa interessante come momento storico nelle arti cinematografiche, in operazioni come queste creare un cast che accetti e che sia disposto a misurarsi sulla performance è cruciale. Un territorio nuovo crea nuove piattaforme di lavoro.”

 

Marta Donzelli (Vivo Film): “Si tratta di scoprire insieme come far vivere queste opere: il mercato di Venezia è un luogo complesso dove lavorare e non è il più fertile, poi i buyers stanno qui pochi giorni. Ma è sicuramente un’enorme vetrina. Al momento viviamo però un fermento e grande vitalità, ad esempio in alcuni festival (come Rotterdam con il suo Film Art) si aprono nuovi settori specializzati in produzione e distribuzioni di pellicole come questa. Abbiamo avuto già interessi di distributori belga e greci. Tuttavia il dialogo tra i due mondi – arte e cinema – resta difficile. Anche se io penso che agli occhi degli spettatori che guarderanno questo lavoro non ci sarà alcuna barriera di fruizione. Sono gli operatori che devono lavorare sugli spettatori al fine di far sì che andare al cinema sia un momento di godimento delle immagini in movimento (senza claustrofobia di generi, ndr).”

 

Masbedo: “Siamo stati fortunati che Beatrice conosca molto bene il mondo del cinema (ha collaborato come scenografa e costumista per i più grandi film, come Nuovo Cinema Paradiso, e per tante produzioni indipendenti, ndr), ci ha aiutati moltissimo. E ci ha spronato a concentrarci sulla storia, in completa libertà. Tuttavia è assai difficile che arte, cinema e teatro contemporaneo si interlaccino oggi come oggi, anche se i professionisti di queste tre discipline spesso lavorano indifferentemente in ciascuna di esse. Per quelli che non vivono la creatività, ogni volta che entri ed esci da uno di questi mondi sembri un vino senza etichetta.”


Gregorio Paonessa (Vivo Film): “E’ sempre più raro oggi vedere registi eclettici. Tempo fa i grandi maestri dipingevano o disegnavano, molti di essi facevano mostre d’arte. Oggi si è sclerotizzati su un solo ruolo. “

 

Le attrici vedranno per la prima volta il film questa notte al Lido di Venezia. Un grande atto di fiducia come sottolineato alla presentazione di oggi pomeriggio.

 

The Lack, una micro recensione a cura di Jena

 

Di solito i trailer (quello di The Lack è nei link in questa pagina) distillano le scene più forti ed evocative del film, ma nel caso di questa pellicola, credeteci, quelle più belle e folgoranti sono disseminate equamente in tutti i ritratti femminili di cui si compone – ancora più belle. Mai lungo o ridondante come molti film d’artista, mai liturgico nel cercare ossessivamente certa bellezza – nei luoghi, soprattutto nelle pieghe del corpo delle donne ritratte – è un corpo unico che si tiene ed è solidamente coeso grazie ad un tappeto sonoro continuo che fa più di mille dialoghi (quelli presenti pochi, e non essenziali sebbene ad altissimo valore scenico). In The Lack ci si riconosce, ad ogni latitudine: come l’arte, questo film è universale. Se uscisse in dvd sarebbe un best of dei discorsi attorno all’amore e alla bellezza da tenere in libreria e sfogliarlo a più riprese ed in ogni stagione.  Anche un solo capitolo per sera (le storie, in fondo, possono essere vissute in maniera indipendente). Chapeau!