Campi, squeri, teatri e Arsenale per la "Dignità del Gesto"

La terza edizione della Biennale Danza firmata Virgilio Sieni: tra una settimana anche online

sezione: blog

25-06-2015
categorie: teatro, performance,

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Campi, squeri, teatri e Arsenale per la "Dignità del Gesto"

La terza edizione della Biennale Danza firmata Virgilio Sieni: tra una settimana anche online

Fino al 28 giugno teatri, campi e luoghi altri veneziani – dallo Squero di San Trovaso, alla nuova Sala D’Armi dell’Arsenale, al Teatrino di Palazzo Grassi – saranno puntuati dalla danza di giovani interpreti e grandi coreografi per la terza edizione della Biennale Danza – quest’anno più College che festival – firmata dall’Italiano Virgilio Sieni. E tra una settimana, scoprirete leggendo, anche online.

La città risponde bene ed al primo giorno di festival sale e Campi si sono popolati di addetti ai lavori e di curiosi, di tutte le età.



Ad aprire il festival quest’anno Laurent Chétouane con Gravities  al Conservatorio Benedetto Marcello (si ripete anche il 26 alle 12 ed il 27 alle 15).


Stupisce Alessandro Sciarroni (I) al Teatrino di Palazzo Grassi con un pezzo minimal dalla esplosiva carica poetica: TURNING_thank you for your love version (ance il 26 alle 15.30 ed il 27 giugno alle 18.30). E’ un’ode alla moltitudine con cinque ballerine che in scena iniziano a girare variamente su sé stesse. Il ritmo cresce fino a diventare assoluto, complice una musica glitch molto espressiva e calda (Pablo Esbert Lilienfeld). Sul muro, le ombre si accrescono fino a rappresentare (quasi) una selva umana. La sensazione di moltitudine cresce ancora nel finale quando la musica si cheta e i piedi delle ballerine che continuano a girare producono quasi un rumore di passi, di transumanza. Il progetto fa parte di uno studio più ampio che l’artista compie da due anni sulla migrazione e questo spettacolo è una produzione della Biennale di Venezia.


Nei campi si svolgono la maggior parte delle coreografie messe a punto dai maestri invitati da Virgilio Sieni a lavorare con le giovani generazioni che quest’anno da oltre 18 paesi (compresi Giappone, Austrialia e Nuova Zelanda: 105 borsisti su 204 application pervenute). Oltre a Chetouane e Sciarroni, Claudia Castellucci (il 25 alle 16.00, il 26 alle 16.30, il 27 alle 16.30 a Campo Sant’Agnese) lavora con un gruppo di 11 studenti del college sulle Esercitazioni Ritmiche (15’).  Un pezzo in cui, complici costumi marziali (ampie gonne e giacche in due tonalità, nero e marrone) e l’attitudine alla ripetizione ordinata del gesto, (in circolo) sembra assistere ad una liturgia che viene da un altro pianeta. Oltre ai Campi già “agiti” da Sieni nell’area di San Marco quest’anno la Biennale Danza si è spinta oltre e ha “colonizzato” appunto anche l’area delle Zattere dove, oltre alla Castellucci si svolgono anche le pièce di Annamaria Ajmome (Buan, per la prima volta nello Squero di San Trovaso, il 25 ed il 26 alle 17.30, il 27 giugno alle 17) e di Radhouane El Meddeb (F/TN)  Nous serons tous des étrangers (nel campo adiacente lo squero subito mezz’ora prima di questa performance).

Claudia Castellucci: “Mi sono immersa nella analisi dell’uniformità, della nudità del gesto. Ho cercato di dialogare con i tanti colori presenti nel campo veneziano e ho risposto con questo tipo di costumi, dove il marrone ed il nero si attengono a una disomogeneità nella fisicità dei partecipanti, tutti provenienti da paesi diversi. Mi è sicuramente piaciuto confrontarmi con questa diversità anche se ora mi rimane una forte curiosità di riproporre la stessa esercitazione ad un gruppo fortemente omogeneo. Le divise sono soprattutto funzionali all’esaltazione del gesto ritmico.”


El Meddeb
è il migliore di questa edizione della Biennale Danza nel trasformare la ricerca di Sieni nell’architettura viva della città. I suoi danzatori si impossessano del campo trasformando, ai ritmi di Bolero, la falcata del camminare in geometrie sempre più complesse in cui il passo a due puntua tutta la coreografia. Molto importante la prospettiva che il coreografo assegna allo spettatore, il punto di vista migliore per godere dello spettacolo.  Oltre che convincente dal punto di vista coreografico, la pièce ha forti connotati socio-politici.


Yasmine Hugonnet
(CH) in collaborazione con il Centro Culturale Svizzero, invita alla analisi scheletrica del gesto, senza musica e con la più incisiva lentezza possibile (anche questa coreografa ha lavorato con i partecipanti al College).


La rinnovata Sala D’Armi ospita Xavier LeRoy (fino al 27 giugno) con Excerpts of Love ed il teatro alle Tese e quello Piccolo Michele Di Stefano, Boris Charmatz ed Olivia Grandville (il calendario completo è nei link al termine di questa news). Il Leone d’Oro di questa Biennale Danza è stato assegnato alla belga Anne Teresa De Keersmaeker che è in scena con un omaggio a Steve Reich sabato 27 giugno (la mattina tiene una conferenza alla Sala delle Colonne, la stessa dove Sieni rimette in scena il Vangelo Secondo Matteo, per la sola parte dei quadri a cui hanno contribuito i non professionisti della regione Veneto).


Il carosello di membra di Title in Process (2015) e la linearità marziale di Excerpts of Low Pieces (2009-2011), in altri termini l’ultra-contemporaneo e l’ultra barocco, sono, si stenta a pensarlo, frutto di una stessa mente, che nel 1991 sterza dalla biologia alla danza, parliamo di Xavier Le Roy.


Quindi, il vecchio magazzino dell’Arsenale ha ospitato entrambe le performance che sono state create con 18 partecipanti al suo laboratorio.  Entrambe le pièce partono dalla parola agita solo in forma orale, non mediata ma richiesta. La prima è ultra bianca e ultra luminosa, ultra semplice e ultra orizzontale: i performer in qualche modo interagiscono tra loro disegnando con i corpi totalmente nudi delle posizioni aeree e sul pavimento, camminando e sedendo come fossero dei quadrupedi. Durante la performance, che dura tre ore e che permette ai visitatori di andare e tornare a piacimento, si avvicinano a ciascuno a quattro zampe facendo delle domande ed intrattenendo una conversazione (a me hanno chiesto cosa significasse innamorarsi). La seconda pièce è totalmente immersa nel buio, con una disposizione appunto militare tra pubblico e performer. Dura solo 20 minuti (è parte di una pièce più lunga) ed è un dialogo improvvisato, cieco, su qualsiasi argomento. La luce si accende solo quando è necessario per dire che lo spettacolo è finito.

 

Tra una settimana, sarà possibile vedere tutte le performance su Quarto Palcoscenico.