Il Latte dei Sogni: che Biennale ci aspetta a Venezia

213 artisti da 58 nazioni, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni

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18-02-2022
categorie: Arte, Libri,

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Il Latte dei Sogni: che Biennale ci aspetta a Venezia

213 artisti da 58 nazioni, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni

Tante novità in una Biennale - pardon Esposizione Internazionale d’Arte - sola.


Cominciamo da quella che, forse, è più rilevante per la ‘legacy’ dell’evento: finalmente anche la ‘corazzata dei festival’ della Fondazione La Biennale ha la sua versione di ‘college’. Come avviene già per le discipline della musica, del teatro (il cui College fu rivoluzionato ed ampliato durante la direzione di Antonio Latella), del Cinema che ha una vita propria e una struttura più massiccia, anche alla 59ma Esposizione Internazionale d’Arte giovani artisti (selezionati da un bando specifico a cui hanno partecipato oltre 250 under 30 da 38 paesi) saranno esposti insieme agli artisti senior. I vincitori (con contributo di 25.000 euro per la realizzazione dell’opera che rimane fuori concorso): Simnikiwe Buhlungu (1995, Johannesburg), Ambra Castagnetti (1993, Genova) Andro Eradze (1993, Tbilisi), Kudzanai-Violet Hwami (1993, Gutu).


E’ anche una biennale la cui durata (inizia il 23 aprile) è la maggiore mai registrata, il tempo di preparazione anche, complice la pandemia: Cecilia Alemani lo ha usato per ampliare la portata e le funzioni del catalogo che contiene saggi commissionati, racconti storici (alcuni tradotti per la prima volta in Italiano) e reprint che la curatrice ha ritenuto seminali per la sua ‘Il Latte dei Sogni’. Forse, tuttavia, sarà ricordata come la Biennale Arte con il maggior numero di artiste femminili ed esseri non binari.

La formula, che vede l’allestimento firmato dal duo siculo-trentino FormaFantasma di stanza in Olanda, accosta un’esibizione lineare a cinque ‘capsule del tempo' (tra cui Tecnologia dell’Incanto, Corpo Orbita) veri e propri nuclei che riaffermano e propagano i temi di riflessione scelti dalla curatrice che sono incentrati su un nuovo umanesimo ed un nuovo rapporto con la storia, il progresso, la natura.

Tre aree tematiche: i corpi e le metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, la connessione tra i corpi e la terra. In tutto sono stati invitati 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni (tra questi 26 le artiste e gli artisti italiani), 180 le prime partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni.

Le maggiori gallerie d’arte contemporanea - tra cui Salon 94, Zwirner, Ropac e molti altri ancora - scendono in laguna a produrre i loro artisti che occupano una ottima fetta delle nuove realizzazioni previste.
Dall’arte cibernetica e relazionale ai primi esperimenti della pixel art da video, fino all’arte testuale e a molto altro. L’esibizione lineare e le speciali ‘isole’ narrative permettono, secondo le parole della curatrice in conferenza stampa, anche di dichiarare in altro modo (più visuale e se vogliamo ‘tattile’) le fonti creative usate per la preparazione della Biennale. Come si è visto in altre mostre firmate dalla Alemani (da ultimo in Italia, proprio a Venezia, il Padiglione nazionale), questa curatrice (che vive da anni a New York dove è sposata con Massimiliano Gioni che ha curato la Biennale veneziana nel 2013) ha un rapporto fondativo inedito e speciale con pagine letterarie di diversi generi (a cominciare dal titolo di questa, una raccolta di favole scritta dall’artista surrealista Leonora Carrington).

Non è solo il rapporto di ispirazione che lega Alemani alla letteratura, è proprio il suo farsi curatrice che si nutre di altre manifestazioni del pensiero e della cultura: la mostra veneziana non farà eccezioni perché include, accanto ad artisti, anche intellettuali e scrittori che raccontano nuove possibilità dell’essere. E’ ispirata, come ha dichiarato Alemani, anche alla ‘Materializzazione del Linguaggio’ una mostra del 1978 tenutasi proprio a Venezia ai Magazzini del Sale (curata dall’artista Milena Bentivoglio, comprendeva 80 artiste donne che lavoravano con la poesia visiva e concreta e che ‘decostruiscono la linearità del linguaggio occupando la pagina in modo più fisico e materiale’).
 
La mostra si alimenta di diversi linguaggi storici ed attuali, anche se il sale forte del piatto è sicuramente il surrealismo. La performance è variamente presente, come il lavoro della rumena Alessandra Pirici, che mette in scena l’interazione simbiotica e parassitaria tra gli individui all’Arsenale. Le atmosfere di questa mostra - anche se la maggior parte delle opere sono in produzione in questi giorni e non possono essere mostrate, ha ricordato la curatrice - cambiano spesso e completamente affastellando utopie, distopie, opere storiche con visioni oniriche e grandi installazioni sul rapporto tra uomo e natura, dando la maggior parte dello spazio a molti artisti più giovani tra cui Zengh Bo che racconta della sessualità tra uomo e piante. A Venezia lo abbiamo già visto nelle giornate conclusive della Biennale di Rugoff che creò un palinsesto di conferenze e di video screening (con giovani e talentuosi artisti come Vivian Caccuri) nella città ferita dalla grande marea del 2019.
 
L’Italia quest’anno è rappresentata da una personale di Gian Maria Tosatti a cura di Eugenio Viola. L’artista è nella nutrita scuderia della Galleria Lia Rumma (Napoli, Milano), dove mosse i primi passi professionali anche il curatore proprio partendo dagli archivi della più potente dealer e collezionista italiana. Viola è poi ben presto volato all’estero, dove ha lavorato da Perth all’America Latina. Budget notevole, per una parte finanziato dal Ministero (600.000 euro) e per più del doppio da sponsor privati, la mostra sarà un’installazione che copre tutti gli spazi delle Tese, accanto agli omonimi giardini, intitolata Storia della Notte e Destino delle Comete: il presidente della Biennale, Cicutto, che viene dal mondo del cinema, ha dichiarato alla conferenza stampa del padiglione Italia che è perfetto per un titolo di un film.
 
Tra gli altri paesi partecipanti, Latifa Echakhch rappresenterà la Svizzera; Francis Alys il Belgio. Cile e Paesi Nordici dedicano i loro padiglioni interamente alla cultura indigena. Il primo dedica la mostra alla Patagonia con il progetto (anche scientifico) Turba Tol Hol-Hol Tol (terra della Patagonia, secondo il linguaggio degli indigeni Selk’nam), i secondi hanno chiamato un team curatoriale Sami (gli artisti Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara, Anders Sunna) a occuparsene e trasformarlo in ‘Sapmi’.
 
A Practice for Everyday Life, studio di Londra, firma l’identità grafica della Biennale 2022 e destina l’occhio a porta d’ingresso del corpo (ça va sans dire anche dei nostri pensieri). Belkis Ayón artista cubana, già alla Biennale del 1993, è una delle artiste in mostra scelta anche per i poster pubblicitari.
 
Come di consueto la Biennale sarà anche a Marghera (dove la ex Polveriera Austriaca ospita le opere di una delle artiste in competizione, Elisa Giardina Papa, italiana) e come per le altre edizioni, il connubio arti applicate-arte sarà affidato alla collaborazione con il V&A (Londra) in apposito padiglione all’Arsenale.
 
Venezia è tutto un fermento e le maggiori istituzioni internazionali e locali concentrano i loro opening tutti nel mese di aprile. Tra esse la Fondazione Cini che riapre la casa Museo di Palazzo Vio il 20 aprile con una mostra su Joseph Beuys mentre ospita Homo Faber dal 10 sull’isola di San Giorgio dove tra l’altro si inaugura (a Le Stanze del Vetro) anche una mostra sull’arte vetraia di FontanaArte esplorando le creazioni dei suoi più iconici direttori artistici: Gio Ponti, Pietro Chiesa, Max Ingrand e Gae Aulenti.