Leone al Padiglione Tedesco alla Biennale Arte: migliore partecipazione nazionale

Una recensione di Diana Marrone da Venezia

sezione: blog

07-06-2011
categorie: Arte, teatro, performance,

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Leone al Padiglione Tedesco alla Biennale Arte: migliore partecipazione nazionale

Una recensione di Diana Marrone da Venezia

 

Christoph Schlingensief,

A Church of Fear vs. the Alien Within, il padiglione tedesco ai Giardini, è Leone per la migliore partecipazione nazionale alla 54ma Biennale Arte, riconoscimento scontato data la densa, struggente, irripetibile qualità dell’opera d’arte “totale” (anche se a molti è sembrato un tributo postumo).
E’ un Fluxus-oratorio firmato dal grande video maker tedesco Christoph Schlingensief, morto prima di vederlo terminato, ad agosto 2010. Il padiglione è curato da Susanne Gaensheimer, direttore del MMK Museum fur Moderne Kunst di Francoforte in collaborazione con Aino Laberenz, la vedova dell’artista.

La chiesa/cinema si estende per tutta la grandezza del padiglione: una complicata struttura di proiettori vintage in pellicola si dipana sulla testa degli spettatori che vengono fatti accomodare su scranni da oratorio. Diverse le reazioni del pubblico: chi, soggiogato, resta per tutta la durata delle proiezioni (circa 30 minuti); altri, soffocati dai segni in pellicola e ancor di più dai manufatti sparsi per tutto il padiglione, scappano dopo i primi, pochi minuti di estasi e violenza, mai fine a se stessa nella liturgia del sommo agitatore e performer sperimentale.
Una cornucopia di props (tra cui un letto da ospedale, croci recuperate e assemblate con materiali diversi, una statua di coniglio, bastoni, un grande lenzuolo con macchie rossastre steso a mo’ di bandiera, un veliero per nani) sono disseminati per la chiesa, ai lati e sull’altare improvvisato. Ciascuno di essi “agisce” in video della durata variabile, tutti in tedesco con sottotitoli in inglese (per la prima volta, la maggior parte di essi è stata sottotitolata in inglese per il Padiglione: rappresentano un immenso patrimonio visivo e segnico, difficile da ritrovare in altre culture video e cinematografiche).
Lo scorrimento dei video, ai lati dell’altare, è agevolato dai monitor per la traduzione, perfettamente posizionati così che lo sguardo del pubblico ne colga sempre l’insieme: immagini e traduzione.

L’illuminazione sculturale dell’oratorio è a tratti spettrale, a tratti caldissima come se si fosse nel ventre della Balena collodiana oppure in una sala pose per sviluppo di pellicole. Anche il clima è più che tiepido, ma non afoso: potrebbe assomigliare ad una tana. I video parlano di sacrifici, amore, azioni dissennate, derisioni delle deformità femminili e maschili (oppure del sacrificio e decomposizione del Coniglio che mima il corpo e sangue di Cristo in una dissoluzione infinita) ma sono, curiosamente, romantici fino allo spasimo: mentre le azioni si dipanano, talvolta eccentriche o disturbanti, le parole rimandano a mondi di contrizione, a riflessioni ampie ma puntualissime sul senso dello stare al mondo, indipendentemente dalla parte che si decide di prendere (nella storia filmata, nel proprio vissuto, fuori e dentro l’arte ed il mercato).

Poco prima di morire di tumore a meno di 50 anni, l’artista ha affermato: “Tra musica e immagine, tra persone e linguaggio, tra benessere e malattia, tra la comicità e la tristezza, ho sempre bisogno di scegliere di affermare l’opposto dell’uno e dell’altro. Un mondo senza ambiguità non mi interessa, non ci credo.”
La chiesa a-mistica (in origine l’artista voleva costruire un’opera-villaggio in onore del Burkina Faso, una sorta di Wellness Centre che era l’ultimo progetto a cui si stava dedicando, che in parte affiora nel padiglione) offre soprattutto la magia – irripetibile fuori – di permanere fluidi, contro o pro ogni credenza, saltando in ogni posizione. Tra malattia, nazionalismo, eurocentrismo e cultura Africana. E grandissimo cinema di performance. E’, questo ultimo podio della vita firmato Schlingensief, un grande orecchio per ascoltare tutto il mondo. Satori, più che illuminazione.

Durante la vernice della Biennale, è stata presentata, fuori dal Padiglione, una speciale pubblicazione sull’opera dell’artista con trenta saggi, tra cui quelli a firma di Diedrich Diederichsen, Charlotte Roche, Jonathan Meese, Alexander Kluge, Carl Hegemann, Boris Groys, Hans-Ulrich Obrist, Matthias Lilienthal, Thomas Demand.