Arte e Basilea: oltre ogni disciplina, storie a confronto. Oltre il business

Oltre 5000 artisti presenti tra le varie fiere e mostre in città

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Arte e Basilea: oltre ogni disciplina, storie a confronto. Oltre il business

Oltre 5000 artisti presenti tra le varie fiere e mostre in città

300 gallerie da oltre 36 paesi (selezionate tra oltre 1000 richieste) portano ad Art Basel oltre 2500 artisti – inclusi Rothko, Picasso e altri grandi della storia dell’arte moderna. Le gallerie statunitensi sono le più numerose (73), seguite da quelle tedesche (54), mentre le italiane sono 15.

Oltre alla fiera, sviluppata su due piani, Art Statements (dedicato ai solo show di giovani artisti) conta l’investimento di altre 27 gallerie (alcune presenti nella main section). 

Art Unlimited, dedicata alle installazioni museali, con 61 progetti di grandi dimensioni selezionati da Gianni Jetzer, direttore dello Swiss Institute di New York (da sola, questa sezione vale la visita ai prossimi cinque musei che visiterete in qualsiasi città del mondo che probabilmente ospiteranno diverse delle opere create per quest’edizione). Perché non iniziare da Unlimited?

Shimabuku (gallerie Air de Paris, ZERO….), Mike Nelson (303 Gallery, Franco Noero), Raqs Media Collective (Frith Street Gallery), Nikolas Gambaroff (Balice Hertling, presente anche in Statements con Reto Pulfer), Philip-Lorca di Corcia (David Zwirner), Nina Beier (Laura Bartlett Gallery; Proyectos Monclova; Standard), Ragnar Kjartansson (i8 Gallery; Luhring Augustine), Runa Islam (White Cube), Ricci Albenda (Andrew Kreps Gallery New York), Dominique Gonzalez-Foerster con Tristan Brera (303 Gallery, Koyanagi; Jan Mot, Esther Schipper) sono i lavori più astuti, comprensibili a chiunque, emozionanti e magistrali nell’utilizzo del media prescelto.

Shimabuku presenta Shimabuku Fish&Chips (scritta al neon + 8mm film e miniDV su blue ray): un delicato, saggio, ironico e romantico insieme, appunto etnografico sui britannici. Una scritta al neon invita a guardare un video di un pesce che mordicchia una patata in acque quasi chete e poco chiare. E’ un lavoro del 2006, presentato in anteprima alla Liverpool Biennial che parla in maniera davvero inconsueta delle abitudini alimentari e quindi culturali di un paese diverso dal proprio.


Mike Nelson riscrive il labirinto della letteratura della beat generation e crea After Kerouac (2006, mixed media, site specific) un tortuoso camminamento che si conclude davanti a una porta chiusa. Molti retrocedevano, aprendola si arrivava a una grande cornucopia di pneumatici usati.


Raqs Media Collective (Revoltage, 2011) presenta una scritta ad intermittenza che di volta in volta accende i pezzi della parola che compone il titolo, con vistosi gomitoli di fili elettrici sottesi a ciascuna delle lampade della scritta.

Nikolas Gambaroff in The 4-Hours Bodies (2011/12) è uno degli artisti più giovani, classe 1979, tedesco di stanza a New York. Presenta uno sviluppo, esponenziale per le dimensioni (meno per la sostanza) di un suo lavoro per lo Swiss Institute newyorchese. Sembrano lampade, e lo sono per forma e volendo per funzione. La descrizione del lavoro parla di un bizzarro gruppo di persone (Salvatore, Horses, Gartensaal)…

Lorca Dicorcia presenta Thousand, mille polaroid montate su alluminio che percorrono una stanza, all’altezza dello sguardo delle persone. Si rincorrono i soggetti, le città (tra di esse ho riconosciuto anche Napoli), il bizzarro e l’ordinario, la flora e talvolta le faune – animali e sociali – di quel che l’artista ha vissuto e cercato in questi anni, senza omettere il suo privato. Il progetto riassume 25 anni di scatti, è la prima volta che si vede in Europa e contiene saggi di tante delle serie più famose dell’artista, tra cui A Storybook Life, Hustlers o Streetworks.

Nina Beier, 1975, presenta Tragedy, una performance in cui un cane giace su un tappeto come se fosse morto, come se fosse un quadro (il cane obbedisce ai comandi di un’addestratrice che a intervalli regolari entra ed esce dalla sala destinata all’artista, introducendovi il cane).

Ragnar Kjartansoon, straordinario e unico, mostra i suoi giorni veneziani, portando 144 quadri, ciascuno dei quali dipinto in un giorno della Biennale arte 2009 e racconta, nella didascalia dell’opera: “Diventammo acqua e pietra. Migliaia di visitatori, attacchi d’ansia e ratti ci hanno tenuto compagnia, abbiamo avuto combattimenti duri con gli ubriachi locali, è stato concepito un bambino e un gondoliere mi ha dato lezioni di espressionismo. Ecco i nostri giorni, i dipinti.”

Ricci Albenda (Open Universe, Indra, 2011) crea un ossimoro: effetti 3D con incroci aerei quasi impossibili scolpendo lo spazio con dei fili di Nylon. Sensazionale. Assoluto.


E veniamo alle opere filmiche più seducenti e innovative. Gonzales-Foerster e Tristan Bera firmano Belle Comme le Jour (2012, 13 min) un prequel a Belle de Jour (Bunuel, 1967) e Belle Toujours (2006, De Oliveira). Può essere tutto ed il contrario di tutto: un remake, un sub-make, un tentativo di superamento delle storie dei grandi cineasti, un mock up alla Rocky Horror di personaggi come la Deneuve e Mastroianni (dei quasi sosia hanno la parte dei protagonisti) o di malati di fiction che ripropongono versioni diverse del film in un cinema di provincia dove non annoiarsi troppo (It is a New Wave movie, scrivono gli artisti). Musiche perfette. Montaggio - criptico e melenso quel tanto che basta - firmato sempre da Bera, meriterebbe una circolazione ufficiale nelle sale, peccato pensare che potrebbe essere accoppiato a film orribili dopo, data la sua breve durata.

Runa Islam con Emergence (2011, 35mm, muto) filma la genesi dell’immagine, cioè lo sviluppo in camera oscura di una foto risalente ad un massacro pre-rivoluzione in una piazza iraniana. Commissionato dal Museo Elaine Dannheisser e presentato al MOMA nel 2011, è un capolavoro di concezione artistica oltre che essere una visione straordinaria per il tempo brevissimo eppure dilatato in cui si formano i pezzi di immagine, quindi di storia, al contatto con il reagente di camera oscura in formato ingrandito. E lo sviluppo di una pellicola non mente quanto potrebbe farlo la formulazione digitale di un’immagine, cruenta o meno di quella scelta dall’artista.


Le vendite sono sembrate molto buone. Tra i galleristi italiani, Magazzino (Roma) ha dichiarato forte interesse e vendite per i suoi artisti più giovani. Gió Marconi (Milano) ha detto che è stata la sua fiera migliore, e che ha stabilito molti contatti soprattutto con collezionisti nuovi, provenienti dalla Cina e da Taiwan.

Tra i lavori in mostra negli stand delle gallerie, Timekeeper (2002) un delizioso segno murale di Pierre Huyghe (20.000 euro), Sinnlost, un’edizione aperta di Franz West (un attaccapanni realizzato in tondino di ferro curvato e dipinto di rosa, 2000 euro dalla galleria greca Bernier/Eliades). Nuove polaroid anche dittici e trittici, delle perfomance deambulanti di Giorgio Andreotta Calò da ZERO…che presenta anche una divertente opera di Christian Frosi, Acciaio e Bicicletta del 2011, che è parsa un’inusitata iniezione di pop nello stile ermetico e spesso pauperista delle sue creazioni. E’ in buona compagnia Frosi, il mezzo attira. Da Koning il lavoro di Alicja Kwade (2012, Reise Ohne Ankfurt) propone un velocipede attorcigliato su se stesso.

Ed ancora, da Massimo De Carlo, un lavoro nuovo di Massimo Bartolini (anche in altra galleria con pezzi diversi): si tratta di Conveyance Dark Dark Eyes, che è coevo alla serie di lavori presentati a Documenta. Si tratta di una vasca/fontana presentata anche in altre versioni come ad esempio con la luce nell’acqua (quella in mostra, realizzata in metallo, costa 80.000 euro). Da Raucci&Santamaria, lavori di giovani artisti che la galleria sostiene da anni. E una scultura di David Robbins del 2011 (Open-air writing desk), perché lo spazio pubblico ha ancora molto da esprimere insieme alla sensibilità degli artisti: un tavolo che esorta al viaggio e alla scoperta, ricoperto da una patina di vetro a mimare una pozza di ghiaccio.

Per chi si fosse perso i talk e le conferenze è possibile vederle già da ora in streaming su artbasel.com/conversations e da mercoledì 20 giugno anche in HD, su www.absolutartbureau.com

Stessa cosa per Salon, con i video su artbasel.com/salon

Funziona anche discretamente il catalogo online che permette ricerche, anche avanzate, per artista oltre che la proposizione immediata di domande alle gallerie sulle opere in mostra.

Art Basel/Miami si terrà dal 6 al 9 dicembre in Florida, mentre la prossima fiera si terrà dal 13 al 16 giugno 2013.


Tra le altre fiere, Liste – dedicata a gallerie con meno di cinque anni che selezionano artisti con meno di 40 anni, in quest’edizione 64 da 22 paesi, 11 new entries – si riconferma nella location di sempre. Di grande bellezza, oltre che profondo e concettuale, il lavoro di Antoni Donef da The Breeder (Atene): due quadri (uno 800x220, l’altro 188x120 cm, il primo costa 8000 euro) realizzati con collage di carta e giornali. Classe 1978, l’artista greco cita De Saussure e la teoria significante/significato e realizza pura poesia visiva con le parole adattate a farsi immagine e suggestione. Lavoro lunghissimo, tanta miniatura e disegno completano i quadri che richiedono oltre due anni di lavoro ciascuno. Vascellari presenta una teca in cui smembra un nido d’uccello per una galleria francese (Bugada&Cargnel). Pagliuzza dopo pagliuzza. Trovo straordinaria la crasi frammento/teca – quest’ultima fuori misura, algida. Tra le performance, la più straordinaria quella di Filip Glissen e del suo neon sul cielo di Basilea. La prossima edizione della fiera si terrà dall’11 al 16 giugno prossimo.

Da Volta, giunta alla ottava edizione, dedicata anch’essa ad artisti emergenti, tre proposte da tenere: una olandese, una giapponese, una catalana.
Levi van Veluw (Galerie Ron Mandos) presenta un’installazione (costo 45.000 euro) in cui ricostruisce una stanza completamente in legno, in dimensioni reali, utilizzando blocchetti di stesse dimensioni. L’artista giapponese Ken Matsubana, per la prima volta in Europa, mostra allo stand della MA2 Gallery una teca/video che mostra un bicchiere d’acqua che lentamente si agita e disperde liquido. E’ un ritratto dello tsunami recente, il case è un antico contenitore per iniezioni in argento (Euro 6500). Alla Galerie Stefan Ropke i lavori bi-tri dimensionali di Jordi Alcaraz (Calella, Spagna, 1963). Specchi, cornici e quadri di vari misure intrappolati nel non senso di essere sculture, con bolle che trasmettono inchiostro, colpi di sasso nel vetro, altre figure (soprattutto libri incastonati in forme-quadro).

Vicino a Volta, alla Kunsthaus Baselland, spazio veramente bello ricavato in un ex edificio industriale a Dreispitz, l’area merci della città, poco lontano dal grande giardino botanico e dall’università, Carlos Garacoia espone una estesa personale (insieme alle due altre personali di Sophie Thorsen e Marc Bauer che si svolgono in altre sale del museo) con nuovi e vecchi lavori tutti accomunati da una riflessione sull’architettura ed il potere.

Al Campus Vitra (pochi chilometri da Basilea e dalle più grandi città dell’Europa centrale), due mostre al Museo annesso: Gerrit Ritveld The Revolution of the Space e Confrontations, generazioni di olandesi a confronto. Come da tradizione, Vitra ha offerto un party, quest’anno dal titolo “See the sky above Vitra”, dove la food artist olandese Marije Vogelzang ha presentato l’installazione da mangiare e da decifrare (per via di un divertente guizzo semantico) Eat love: Swiss zopf, French baguette, German pumpernickel che riflette sulla terra dai tre confini – dove si trova appunto sia il campus che Art Basel - attraverso i tipi diversi di pane che si mangiano in Francia Svizzera e Germania (si tratta di panetti fatti di tre impasti diversi insieme, cotti al momento al Vitra Campus e avvolti, caldi, in un manifesto che raccontava di tre nazioni che facevano l’amore e che sarebbe nato un pane misto, un pane bastardo, impastato per dividere. O essere diviso?).
E’ stata una bella occasione per incontrare nuovamente Anniina Koivu, ex design editor di Abitare e ora capo della comunicazione di Vitra (la precedente nel ruolo è stata Marianne Goebl, attuale direttrice di Design Miami). Grande successo per le mostre (Confrontation è da vedere spesso, dato che gli artisti invitati proseguiranno il loro lavoro durante la mostra, che termina il 2 settembre, mentre Rietveld il 16).


Imperdibile Philippe Parreno alla Fondazione Beyeler fino al 30 settembre: badate bene che le casse vi consegnino il film in dvd che l’artista ha concepito per ogni visitatore (spesso “dimenticano” di darlo: io l’ho visitato il giorno 13 giugno e una signora bionda, affatto affabile, prima ha grugnito qualcosa in tedesco, sic, poi si è arresa e lo ha dato, dicendo che i visitatori devono chiederlo loro….). Sgradevolezza a parte del personale delle casse del museo, Parreno crea una sorta di viaggio autoriale nel making of dei suoi film (la mostra mi ha ricordato una retrospettiva di Michel Gondry). Due film - Continuously Habitable Zones del 2011 sul giardino portoghese creato con Bas Smets e Marylin (2012) su cui sarebbe sadico dire di più - si rincorrono su due grandi schermi dabbasso (è meglio vedere prima la parte superiore della mostra con i disegni) grazie al loro audio che fa comprendere quando il momento di spostarsi a guardare l’altro schermo è giunto. Peccato che la visita sia stata funestata da volgari collezionisti russi, che erano accompagnati da una guida la quale (unica, dato che gli altri visitatori non potevano) scattava loro foto vicino a quasi ogni installazione di Koons (la sua personale occupa diverse sale del museo e in pratica circonda quella di Parreno). Detto questo, Parrreno ha degnamente colonizzato anche il giardino della Fondazione con un intervento delicato di acqua scultura.
Tra le mostre inaugurate in occasione della settimana dell’arte svizzera: 'Renoir. Between Bohemia and Bourgeoisie', Kunstmuseum Basel (fino al 12 agosto); 'Hilary Lloyd', Museum für Gegenwartskunst (fino al 16 settembre, 2012); 'Craigie Horsfield. Slow Time and the Present' and 'Paul Sietsema', Kunsthalle Basel (fino al 26 agosto, 2012); 'Vladimir Tatlin - new art for a new world', Tinguely Museum (fino al 14 Ottobre, 2012), per le altre consultare www.museenbasel.ch.

Party come sempre dovunque, bella la Kunsthalle tutte le sere dalle 23 alle 3 del mattino (si riconferma il roster di dj proposti da Carhartt, stavolta però un tantino troppo commerciali), insuperabile la festa di Perrotin e Design Miami al Das Schiff con i WhoMadeWho seguiti da un dj set degli immarcescenti Le Baron di Parigi, poi ovviamente il party delle gallerie italiane, entrato ormai nell’aura leggendaria dei party spontanei che Art Basel pare abbia fatto proprio, nella nuova VolksHaus disegnata da Herzog&DeMeuron. Dj Carlo Santamaria di Raucci/Santamaria.
Del grande studio svizzero è anche lo Schaulager Satellite, a Messe, attivo frattanto che il restauro al museo, attualmente chiuso, sarà terminato.