Giornate Nazionali dei Castelli 2021: un successo la XXII edizione, exploit in Sardegna

Tema 2021: coniugare paesaggio e storia. Superati i 5000 visitatori totali

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14-06-2021
categorie: Design, Architettura, Arte, Corporate, Non profit, Libri,

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Giornate Nazionali dei Castelli 2021: un successo la XXII edizione, exploit in Sardegna

Tema 2021: coniugare paesaggio e storia. Superati i 5000 visitatori totali

 

19 regioni coinvolte con altrettanti siti principali e numerose attività collaterali: non solo castelli o fortezze ma intere città o borghi come la marchigiana Fossombrone - tra gli Appennini e l’Adriatico - o la sarda Laconi (che ha registrato 1500 visitatori in un giorno) animati da visite guidate gratuite, presentazioni di libri, concerti, mostre, tavole rotonde e tanto altro. 

Le Giornate Nazionali dei Castelli - giunte alla 22ma edizione, cancellata a maggio 2020 per la pandemia - sono fissate per sabato 25 e domenica 26 settembre 2021, a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli (IIC), Onlus a carattere scientifico fondata nel 1964 a Milano da Piero Gazzola le cui sedi regionali sono presenti in tutte le regioni italiane.

 

Dal 1998 le Giornate Nazionali dei Castelli  sono diventate sinonimo di turismo consapevole in tutta la penisola grazie all’IIC. Famiglie, visitatori stranieri, scuole e università possono dedicarsi a una intensa 'due giorni’ di scoperte di castelli, rocche, torri ed altre architetture fortificate, interi borghi e bastioni: quest’appuntamento per appassionati di storia, restauro ed architettura, turismo culturale è così consolidato da essere spesso sold out in molte delle sedi interessate.

 

Ogni anno i siti prescelti dai membri dell’IIC in accordo con autorità locali ed altri organi decisori, sono diversi dai precedenti, consentendo ai visitatori ricorrenti di arricchire continuamente le loro conoscenze e di trascorrere un week end all’aria aperta in luoghi meno conosciuti d’Italia (o nella propria città) per visitare architetture spesso non aperte al pubblico dove scoprire un sito e la sua storia raccontati da esperti e studiosi, sfogliare un nuovo libro appena presentato, partecipare a una conferenza, una mostra od un concerto, oppure conoscere lo stato dell’arte della valorizzazione e delle sinergie pubblico-privato.

 

Pietre miliari della nostra civiltà, questi luoghi e queste architetture raccontano la storia di un paese, delle sue trasformazioni socio-politiche, della ricchezza e della diversità dei suoi territori insieme alle storie di persone, famiglie e dinastie portate a noi grazie alla strenua attività di volontari - studenti, giovani laureati, docenti, autori, saggisti ed esperti, architetti e restauratori - che conducono personalmente le visite nei siti individuati con competenza e passione

 

L’Istituto Italiano dei Castelli (IIC) si è impegnato da 57 anni a salvaguardare e si incarica della responsabilità - e soprattutto del piacere - della valorizzazione dell’immenso patrimonio di castelli, fortezze ed architetture cinte. Per una grande celebrazione della ricchezza inestimabile del paesaggio italiano

 

Con oltre 20.000 siti censiti, fotografati e studiati e con un’organizzazione capillare, IIC cura tutto l’anno attività culturali e scientifiche che includono anche la pubblicazioni di due collane editoriali ed una rivista specializzata, incontri periodici e convegni, viaggi di scoperta, un premio alle Tesi di Laurea più meritevoli su architetture fortificate e ‘I Castelli… raccontano’, concorso fotografico dedicato agli allievi delle scuole secondarie. Non in ultimo, ogni anno, veri e propri corsi di ‘castellologia’: c’è, infatti, un bisogno costante di diffondere la conoscenza di queste testimonianze del nostro passato, che costituiscono uno dei fondamenti della nostra identità storica e culturale. Ciò può avvenire sia evidenziandone l’importanza nell’opinione pubblica che stimolando le nuove generazioni ad una migliore comprensione di un patrimonio così straordinario, affascinante e suggestivo, la cui consistenza è seconda soltanto a quella dell’architettura religiosa.

E’ vero, oggi c’è un forte fermento ed interesse da parte delle istituzioni e del mondo civile intorno ai castelli ed ai borghi fortificati, ma appare doveroso ricordare che l’Istituto Italiano dei Castelli ha iniziato ad occuparsi di essi dal lontano 1964, riconoscendo l’importanza della loro salvaguardia e valorizzazione e le loro straordinarie potenzialità nella vita del nostro paese quando pochissimi, se non nessuno, aveva rivolto il minimo sguardo su di essi.

 

Forte della sua storia e del costante impegno, l’Istituto Italiano Castelli ha ottenuto anche per quest’edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIC) e ha aderito alle GEP (Giornate Europee del Patrimonio) organizzate dal Consiglio d’Europa con tutti i suoi eventi.

 

Informazioni al pubblico

Giornate Nazionali dei Castelli 2021

22ma edizione - Sabato 25, Domenica 26 settembre 2021 

Età Associazione: 57 anni Soci: 1400, Siti censiti: circa 20.000

Sito web: http://www.istitutoitalianocastelli.it/

Facebook: https://www.facebook.com/Istituto-Italiano-dei-Castelli-419457754930754/?fref=ts 

Hashtag: #giornatenazionalideicastelli2021

  

Il secondo asset nazionale dopo le architetture religiose

 

Fabio Pignatelli della Leonessa, architetto, Presidente dell’Istituto Italiano Castelli: ‘Ogni anno cerchiamo di mostrare luoghi mai visti, o di farli riscoprire con occhi nuovi. Inauguriamo architetture ristrutturate o cerchiamo di ripopolare siti legati all’attualità stringente del nostro paese. 

Nei due anni precedenti abbiamo ricevuto migliaia di visitatori locali e nazionali felici di riscoprire alcuni territori feriti dai recenti sismi ma altrettanto pieni di potenzialità (Abruzzo, Marche) e in tante regioni italiane i nostri volontari hanno ideato percorsi multipli di visita scegliendo un sito principale e alcuni siti collaterali dove offrire visite guidate gratuite e tante altre attività. Nell’anno della pandemia ci siamo visti costretti ad annullare le Giornate Nazionali 2020 a poche settimane dalla data prevista (maggio) a causa della diversa situazione epidemiologica su base regionale e della grande eterogeneità dei siti coinvolti ma abbiamo continuato online la nostra intensa attività di conferenze, conversazioni e corsi - molto graditi sia dai nostri soci che dai non soci. Anche durante le Giornate Nazionali dei Castelli 2021 - oltre ad applicare tutti i protocolli di sicurezza previsti per le visite in presenza - offriremo molti contenuti online - dalle conferenze in streaming, a video documentari dei siti, a visite virtuali - per chi non desidera ancora viaggiare, abbiamo rinnovato il nostro sito internet e ci siamo rafforzati ideando una presenza adatta a noi sui social (in particolare Instagram per avvicinare le giovani generazioni). Con la ripartenza riprendiamo ‘in presenza’ non solo le Giornate Nazionali ma anche le nostre attività di viaggi di conoscenza, il Premio di Laurea, il concorso fotografico Il Castello si Racconta e i corsi.’

 

Quest’anno celebriamo siti che coniugano eccezionale pregio storico ed ambientale e per la prima volta i nostri volontari hanno disegnato un percorso di visita esteso a tutta la regione - in alcune con tour incluso pernotto - per aumentare la permanenza degli appassionati attorno ai luoghi da noi proposti o continuare con visite di altre architetture fortificate vicine a quelle prescelte per le Giornate Nazionali dei Castelli 2021.

 

I soci IIC dell’Abruzzo propongono Navelli, borgo fortificato sull’omonimo pianoro (L’Aquila) situato in un tratto del territorio, Prata d’Ansidonia, ricco di presenze fortificate.

Nella provincia di Chieti saranno aperti nella provincia i castelli di Monteodorisio e Palmoli. E qui registriamo la popolazione volontaria più giovane tra gli iscritti 2021 su base nazionale: a luglio hanno aderito 11 ragazzi dai 15 ai 23 anni. Oltre 600 i visitatori registrati.

 

La Basilicata riscopre il Castello di Moliterno.

 

La Calabria celebra la cittadella fortificata a picco sul mare di Roccella Jonica con i suoi castello e Palazzo Carafain Emilia Romagna è la volta del Castello di Montechiarugolo splendido esempio di fortezza quattrocentesca voluta dal condottiero Guido Torelli ed oggi proprietà privata, in Friuli Venezia Giulia del Castello di Gemona. 

 

La Campania anima lo spettacolare borgo cinto di Taurasi ed è la regione dove più numerosi saranno gli eventi collaterali - tra visite e tavole rotonde - che si svolgeranno nelle Giornate coinvolgendo i castelli di Agropoli, Circello, Teano. Napoli celebra il settembre dei castelli napoletani. In tutti i week end del mese visite guidate gratuite a Castelnuovo, Castel S. Elmo ed alle mura aragonesi. A Castel dell’Ovo, apertura straordinaria della sede campana dell’Istituto Italiano dei Castelli: oltre alle visite guidate, proiezioni video su Castel dell’Ovo e sui castelli di Napoli.

 

Il Lazio invita alla scoperta del Tempio Palazzo e Museo Archeologico della Fortuna Primigenia a Palestrina (Roma) per metà di proprietà del Ministero della Cultura ie per metà ancora residenza privata, che sarà aperta per l’occasione

 

La sezione IIC Liguria propone un itinerario a piedi dedicato a Imperia ed il suo Porto Maurizio - una delle due parti principali (l’ altra è Oneglia) in cui è divisa la città. Cuore della visita il Parasio, centro storico medievale con la sua peculiare struttura a chiocciola ricco di chiese, palazzi antichi, giardini, vicoletti e scorci mozzafiato sul mare e sui monti. E’ prevista anche la visita a Villa Grock il cui stile per gli esterni ed il sontuoso parco (eterogeneo, con influssi barocchi, rococò, liberty e suggestivi echi d' Oriente) differisce dagli interni, dove predomina il déco.

 

La Lombardia anima quattro siti in tre diverse province su due weekend: il 17 settembre una visita al raro esempio di castello gemino di Grosio (Sondrio): complesso fortificato costituito dai due castelli di San Faustino e dal castrum novum che ospita l’iniziativa dell’Istituto Italiano Castelli dedicata alle scuole di secondo grado: la premiazione del concorso fotograficoI castelli …raccontano’

Il 18 settembre visita guidata alla Torre di Castionetto di Chiuro (Sondrio) abbinata ad un'esperienza di cammino e di degustazione.

Nel week-end delle Giornate Nazionali dei Castelli (25-26 settembre 2021), due i protagonisti: il Castello di Pavia con un convegno sul Grand Tour e i castelli lombardi anche in streaming; il Castello Scaligero di Sirmione che con la sua imponente mole controllava la zona meridionale del lago di Garda. Per l'occasione verrà eccezionalmente riaperta la darsena, chiusa da inizio pandemia, e sarà presentata anche una visita virtuale al cantiere di restauro.

 

La sezione Marche invita alla scoperta o alla riscoperta di Fossombrone un’antica cittadina di origini romane, a metà strada tra l’Adriatico e gli Appennini, in cui tratti rinascimentali si legano intimamente all’antica Roma, dove l’incanto della natura incontaminata si sposa con il fascino dell’arte. Il modo migliore per conoscere Fossombrone è percorrere le sue vie: vagando fra vicoli, portici e scalinate è possibile scoprirne i segreti ed apprezzarne il fascino unico. I soci IIC di questa regione invitano a quattro itinerari guidati, il primo dedicato alla Rocca Malatestiana, il secondo dedicato alla corte Alta e al Museo Archeologico e Pinacoteca, il terzo alla Chiesa di San Filippo, il quarto alla Casa Museo e Quadreria Cesarini.

 

Il Molise, uno dei territori più ricchi di castelli e palazzi baronali d’Italia, propone la visita al castello di Monforte. Visita anche a Castello d’Alessandro a Pescolanciano che ospita la mostra permanente sui castelli molisani.

 

La sezione Puglia celebra le Giornate Nazionali dei Castelli nel Castello di Trani, un sito che coniuga pregio storico ed ambientale attraverso una visita guidata e un incontro, Il castello di Trani: restauro e riqualificazione, che ne racconta la storia e i vari interventi di restauro. La visita guidata sarà accompagnata da una video-visita virtuale sui canali social dell’IIC.

 

La Sardegna invita a scoprire uno dei borghi più belli d’Italia, Laconi, situato nel cuore della regione a ridosso della Barbagia con il Parco Aymerich dove alle rare essenze arboree ed un eccezionale percorso guidato storico-paesaggistico si affiancherà la scoperta del castello omonimo che risale al XI secolo oltre che una vasta rete di altri appuntamenti per dedicare all’isola un intero week-end. Il 26 settembre in programma diverse iniziative di carattere scientifico, divulgativo e ricreativo tra cui un convegno dedicato al complesso tema della accessibilità del patrimonio fortificato. Gi studenti del Convitto Nazionale di Cagliari accompagneranno i visitatori alla scoperta del rudere del castello medievale, supportati da personale qualificato per una visita che sia veramente ‘per tutti’!

 

I soci dell’IIC Sicilia propongono due itinerari

A Messina un’indimenticabile passeggiata abbinata alla visita del Castello del Forte SS. Salvatore, (lungo la cortina muraria esterna in riva al mare all'ingresso del porto di Messina) ed alla lanterna del Montorsoli, uno dei più antichi fari d'Italia. Entrambi i siti sono di proprietà del Demanio Militare, all'interno del Comando Logistico della Marina Militare a Messina, che lo mantiene con grande cura e non sono di norma accessibili al pubblico. Il 9 Agosto 2019 è stata inaugurata l'illuminazione permanente della cortina muraria esterna del Forte da un progetto nato dall'IIC, Sezione Sicilia-Delegazione Messina, in collaborazione con la Marina Militare

A Piazza Armerina, in provincia di Enna, aprono un castello privato di origini antichissime e riscoprono il centro storico della città che occupa un pianoro e i fianchi del monte Mira dominato dalla mole della cattedrale e, affacciato sul versante meridionale, dal castello aragonese. Lo sguardo - ricordano i soci della Onlus - si allarga fino ai castelli di Mazzarino, Butera, Enna, Troina e di altri insediamenti fortificati, oggi non più esistenti. Le visite registrate, in un solo giorno di apertura, hanno superato le 800.

 

La sezione Trentino Alto Adige dell’IIC sceglie di far conoscere Castel Trostburg, sede di una visita guidata gratuita e di un convegno: il maniero conserva al suo interno una mostra di tutta la storia dell’’incastellamento’ trentino-altoatesino. Anche in questa regione i soci dell’IIC hanno predisposto ulteriori itinerari di cultura castellana.

La sezione Toscana propone la scoperta di Firenze medievale con una conversazione e un walking tour guidato tra 26 torri cittadine.

La sezione Umbria ripropone la visita a Montecolognola, delizioso borgo medioevale con castello che si affaccia in posizione strategica sul lago Trasimeno: conserva quasi intatto il suo primitivo aspetto, mura e porte d’ingresso risalgono ai primi del Trecento. 

Montecolognola era stata scelta in occasione delle Giornate Nazionali 2019 dai volontari dell’IIC locali con l’obiettivo di dare l’avvio al restauro di alcuni affreschi di pregevole valenza pittorica che si trovano nella chiesa parrocchiale di S. Maria Annunciata. I lavori sono iniziati ma, non essendo sufficienti i fondi destinati al completamento dell’intervento conservativo, il Consiglio Direttivo della Sezione Umbria si è espresso all’unanimità per riproporre Montecolognola con la finalità di sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sia alla conoscenza del sito sia all’urgenza di portare a compimento il restauro.

Anche in questa regione i soci IIC hanno costruito un imperdibile tour di viaggio per offrire un week end ricco di attività collaterali, incluso pernotto e pasti.

 

La sezione Veneto che nelle scorse edizioni ha celebrato restauri aprendo i cancelli di luoghi spesso chiusi da decenni registrando lusinghieri numeri di visite per ogni sito interessato, quest’anno invita alla scoperta (o alla riscoperta) del Forte di San Felice (Chioggia) immerso nel paesaggio straordinario della laguna veneziana. Quest’architettura fortificata è oggetto di un complesso e innovativo intervento di restauro che impiega le misure di compensazione, conservazione e riqualificazione ambientale del sistema MOSE. 

Dalla laguna alla terraferma, i castelli di Thiene (17 settembre) e Roncade completano l’itinerario di questa regione. 

 

Il destino dei castelli è spesso differente da quello dei palazzi nobiliari che sono sempre situati nel centro città e per la maggior parte sono sopravvissuti agli eventi restando intatti. Le fortificazioni, proprio per via della loro storica funzione difensiva e offensiva, sono ai margini: in montagna o in collina. Per questo nel tempo la maggior parte sono state abbandonate, distrutte da guerre, o addirittura da spregiudicati progetti architettonici. Molto raramente sono abitate perché vivere in una fortificazione, oltre che scomodo, è troppo costoso. Nei casi più fortunati sono state riconvertite a strutture ricettive, o sono state restaurate per essere restituite al pubblico, ma molte continuano a essere chiuse: le Giornate dei Castelli perciò sono il momento per scoprirle e apprezzarle, magari approfittandone per costruire degli itinerari diversi dal solito in angoli sconosciuti e meravigliosi del nostro paese ai quali altrimenti non avremmo pensato.

Con migliaia di soci e con una sede in ogni regione italiana, ci prendiamo cura di un patrimonio spesso non valorizzato e siamo un unicum nel panorama associativo italiano per longevità e per qualità degli interessi rappresentati. 

 

Non lo facciamo solo e soltanto con l’appuntamento forse più impegnativo dell’anno da organizzare - le Giornate sono frutto di un incredibile lavoro di squadra di volontari ed appassionati, studiosi e docenti - ma attraverso l’attenta relazione con enti locali, Ministeri e altri portatori di interessi per aiutare anche nella comprensione dei ‘bisogni’ di queste particolari architetture di cui il nostro paese è il più ricco al mondo. E quello che è meno sensibile alla valorizzazione.

 

Ci stiamo impegnando per cercare di alleggerire il peso fiscale su queste architetture e soprattutto a studiare come poter accatastare questi beni che hanno spazi così particolari per la loro funzione, ormai persa, e quindi difficilmente classificabili.   

Nonostante le enormi difficoltà che la pandemia ha provocato sui nostri bilanci e sull’interazione con i nostri soci, abbiamo dato seguito a diversi progetti già in cantiere. Ad esempio, insieme ad associazioni non profit che si occupano di valorizzazione del patrimonio storico italiano come l’ADSI, Ville Venete ed altre, l’Istituto Italiano Castelli ha sottoscritto un protocollo che tra le altre cose prevede la creazione di un comitato inter-associativo di durata biennale che permetterà alle nostre voci di essere più udibili sia per i decisori a livello nazionale che locale.’

 

La partecipazione a ciascuna iniziativa prevede l’obbligo di prenotazione nelle modalità di volta in volta indicate.

All’arrivo, è obbligatoria l’esibizione della certificazione Green Pass

 

ABRUZZO (con video)

 

Nel più ampio panorama nazionale la Regione Abruzzo occupa uno dei primi posti per quantità e qualità del patrimonio fortificato. Grazie ad accorto censimento condotto su tutto il territorio regionale, ci sono circa 700 opere. Questa regione non a caso è ritenuta da tanti studiosi e appassionati di questo tema un vero museo all’aperto, condizionato principalmente dalla complessa orografia del territorio.

Le Giornate 2021 scoprono l’Altopiano di Navelli e, nello specifico, il Territorio di Prata d’Ansidonia (L’Aquila).

Il percorso prevede la visita guidata ai resti della città Romana di Peltuinum, Castel Camponeschi, Leporanica (castelliere e resti medioevali), i lavori di restauro della villa fortificata dei Baroni Cappa.

Non meno interessante è la presenza all’interno della Chiesa madre, dell’ambone romanico spostato negli anni 40’ dalla vicina Chiesa di S.Paolo di Peltuinum.

A Chieti nel 2021 i soci dell’Istituto Italiano Castelli (IIC) hanno dato vita alle de- legazione Abruzzo-Citeriore (antico nome della zona a sud del fiume Pescara comprendente gran parte della provincia di Chieti), un sodalizio aggiuntivo a quello aquilano della Onlus a carattere scientifico in regione, che vede la po- polazione volontaria più giovane tra gli iscritti su base nazionale: a luglio 2021 hanno aderito 11 ragazzi dai 15 ai 23 anni, costituendo di fatto il primo gruppo giovani d’Abruzzo a occuparsi di valorizzazione di architetture fortificate nella regione. 

Grazie all’impegno dei soci della delegazione Abruzzo Citerione, saranno aperti nel- la provincia i castelli di Monteodorisio e Palmoli. 

I comuni di Cupello, Fraine, Torrebruna e Casoli - oltre a quelli di Monteodo- risio e Palmoli - hanno del pari aderito al sodalizio abruzzese. 

Gruppo FB _ Istituto Italiano dei Castelli - sezione Abruzzo 

https://www.facebook.com/Istituto-Italiano-dei-Castelli-sezione-Abruzzo-895258250573405 

Gruppo FB _ Istituto Italiano dei Castelli - sezione Abruzzo Citerione: https://www.facebook.com/istitutoitalianocastelliabruzzociteriore 

 

 

 

BASILICATA

 

Il Castello di Moliterno (Potenza) si è sviluppato attorno a una torre longobarda, sorta per dare rifugio agli abitanti di Grumentum in seguito agli assedi dei Saraceni (IX-X sec.), e ulteriormente fortificato e potenziato sotto la dominazione normanna (XI-XII sec.). La configurazione attuale risale, invece, all’età angioino-aragonese. A Moliterno, come in tutta la regione, ciò che più contraddistingue l’architettura fortificata è l’intreccio fra culture diverse: longobarda, bizantina, saracena, normanna. Vi aspettiamo in Basilicata per scoprire insieme queste trame intrecciate della storia!

L’evento prevede un incontro online, opportunamente diffuso sui vari canali social, con la partecipazione di alcuni soci della sezione Basilicata coadiuvati da guide locali, in un percorso virtuale di avvicinamento e conoscenza di Moliterno e del suo castello, peraltro parte del proficuo circuito culturale ACAMM – Sistema dei Musei e dei Beni Culturali di Aliano (MT), Castronuovo Sant’Andrea (PZ), Moliterno (PZ) e Montemurro (PZ), raccolti sotto l’acronimo ACAMM.

Moliterno, quindi, consentirà di spaziare dalle tematiche dell’incastellamento e dell’architettura fortificata medievale all’arte contemporanea e al ruolo di quest’ultima nella valorizzazione del territorio.

Laddove le disposizioni legate all’emergenza pandemica lo consentano, l’evento è organizzato parzialmente in situ tramite una diretta (allargata eventualmente al pubblico presente, oltre che agli utenti-partecipanti online) organizzata in modo da scoprire il castello e le sue connotazioni storiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche.

Durante la diretta si prevede il coinvolgimento degli utenti, in modo da non fornire un contenuto “preconfezionato” ma, al contrario, da estendere il dibattito anche ai residenti e agli storici locali, testimoni talvolta preziosi di storie non scritte sull’identità dei propri luoghi.

Orari: 25 settembre ore 10-13:00 e 15:30-18:00 e 26 settembre ore 9:30-13:30

Modalità: visita guidata, ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria 

Gruppo FB _ Istituto Italiano dei Castelli - sezione Basilicata: https://www.facebook.com/groups/507816719344168

Profilo Instagramhttps://www.instagram.com/istituto.castelli.basilicata

 

Cenni storici

Il Castello di Moliterno sorge su uno sperone roccioso a 880 m. sul livello del mare, sulla cima di un rilievo collinare su cui fianchi si è sviluppato l’abitato cinto da mura, di cui il castello è stato il polo generatore. 

Storia

La tradizione storica fa risalire il castello all’epoca longobarda (IX-X sec.) durante la quale costituì un punto di avvistamento dei Saraceni che minacciavano di poter invadere Moliterno, come avevano già fatto a Saponara, Tursi e Castelsaraceno, da cui lo separava un valico. 

Secondo alcuni studiosi il nucleo primigenio del castello è una torre merlata su base quadrata e fusto circolare, di epoca longobarda, ancora conservata, che potrebbe aver avuto una funzione di torre vedetta. Altri tra cui, Racioppi, ipotizzando una fondazione normanna.

Tra l’XI e il XIV secolo. il passaggio nel possesso del castello e del feudo, dai Normanni (XI-XII sec.) agli Angioini (XIII-XIV sec.), fu marcato da un serie di ampliamenti e dalla costruzione di diverse corpi di fabbrica tra cui una torre su pianta quadrata di epoca normanna, che hanno portato all’attuale configurazione dell’impianto architettonico.

Il castello fu tenuto dai Brajda fino al 1477, anno in cui passò ai Sanseverino, da questi perduto a seguito della congiura dei baroni del 1485.  Fu poi riconquistato dai  Sanseverino  che lo vendettero nel 1524  ai Carafa della Marra, a cui succedettero nel 1685 i Pignatelli che lo tennero fino al 1806. 

L’edificio attuale ha un impianto su due cortili in gran parte medievale e tardomedievale ma con elevati architettonici prevalentemente cinque-seicenteschi con piccoli aggiunte sette-ottocentesche

Visita

Si arriva al castello salendo per via Francesco Lovito e vi si entra attraversando un portone ad arco a tutto sesto, attraverso cui si giunge ad un cortile, circondato da un muro di cinta che si prolunga per tutto il lato sud, fino alla torre quadrata normanna ad est, ed una torre bassa e rotonda ad ovest, che si uniscono con la facciata attraverso un loggiato ad archi cinquecentesco. 

Dalla torre longobarda, alta 25 metri e sormontata da merli guelfi, si gode un panorama mozzafiato sulla valle sottostante e sul variegato paesaggio collinare circostante. Internamente si articolava su tre livelli, di cui quello al piano terra adibito un tempo a carcere. I vari livelli sono collegati tra di loro attraverso una scala a chiocciola. Dalla torre longobarda, che si unisce alla facciata, partendo dalla torre bassa e rotonda, si aprono due ingressi: il primo immette in un secondo cortile e il secondo nelle stalle, nelle quali sono, ancora, visibili le nicchie delle mangiatoie. 

Nonostante lo stato di rudere di una parte del manufatto, i resti murari consentono di riconoscere con un occhio esperto funzioni e ambienti dell’antico castello, tra cui le stanze del principe e dei suoi ospiti, le stalle, le cucine, locali adibiti a magazzini, una cappella e una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana.

 

CALABRIA (con video)

La Cittadella fortificata, Castello e Palazzo Carafa a Roccella Jonica (RC) conserva i resti dell’antico centro abitato di Roccella di San Vittore, cittadella fortificata affacciata sul mare, sicuramente attestata e data in feudo nella prima età angioina a Gualtiero de Collepetro (1269), ma con evidenza archeologica e monumentale ascrivibile almeno al periodo normanno-svevo. La cinta muraria, già citata in documenti del XV secolo e dotata di Torrioni di età angioina ancora conservati, fu potenziata tra XV e XVI secolo con la costruzione di alcuni bastioni e il rifacimento dell’unica porta urbica, ancora oggi conservata. La cittadella, denominata in età moderna La Roccella, è sovrastata dall’antico Castello di Monte Falcone (oggi detto Torre di Pizzofalcone) con la Torre mastio cilindrica e il recinto fortificato, con un bastione del XVI sec; il suo impianto e la tipologia sono antecedenti al dominio angioino, probabilmente ascendenti al periodo tra XI e XII sec; nel 1283, durante la Guerra del Vespro, ci fu un ordine regio di raderlo al suolo per fellonia del Castellano. Nel 1479 La Roccella fu data in feudo a Jacopo Carafa e in possesso di questa famiglia rimase fino al 1806, anno dell’eversione della feudalità. Nella parte centrale della cittadella sorge il Palazzo Feudale fortificato, rifatto agli inizi del XVI secolo dal conte Vincenzo Carafa, figlio e successore di Jacopo. Il palazzo sorge a ridosso dell’antica chiesa Matrice dell’Universitas roccellese, di fondazione medievale ma rimaneggiata nei secoli successivi, raggiungibile dal Palazzo attraverso un passaggio dal coretto. Il Palazzo fu poi ampliato alla fine del XVII da Carlo Maria e Giulia Carafa, ultimi principi de La Roccella appartenenti al ramo primogenito della famosa dinastia napoletana. Agli inizi del XVIII sec, con l’avvento nel feudo roccellese del ramo cadetto dei principi Carafa, cioè dei duchi di Bruzzano, nella persona di Vincenzo Carafa, tutte le fortificazioni, dalla cinta muraria al Palazzo, furono sottoposte a lavori: soprattutto il Palazzo fu notevolmente ampliato, con la costruzione di tre nuove ali e fu anche fortificato da tre torrioni realizzati sul lato Ovest del circuito murario, nel punto in cui questo è più vicino al Palazzo stesso, ancora oggi conservati. L’antica Roccella fu progressivamente abbandonata tra XVIII e XIX secolo per essere edificata ai piedi della rocca, lungo l’antichissimo asse viario del dromo e sul mare.

L’Istituto Italiano Castelli ha collaborato per questo evento con il Comune di Roccella Ionica, Jonica Multiservizi SpA, Circolo di Studi Storici “Le Calabrie”

Giorno di apertura: 26 settembre 2021

Orari: 9,00-13,00 /16,00-21,00

Visite guidate: gratuite, prenotazione obbligatoria

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: 0964.866287 calabria@istitutoitalianocastelli.it, stefi.parrone@gmail.com

Sito internet www.castelloroccella.it

 

Programma 

Visite guidate precedute dalla descrizione del sito e dalla sua storia, a scelta.

Mattino:

Ore 9,45:  Ritrovo presso il Teatro al Castello, Via Giordano Bruno, 116, zona Nord di  Roccella. Percorso guidato intorno alle mura della città con visione delle fortificazioni e del castello dal basso*. 

Ore 10,30 Raduno dei partecipanti nella Platea major de La Roccella, situata davanti al Palazzo Carafa; ingresso nella ex Chiesa Matrice San Nicola di Bari (adiacente al Palazzo Carafa) per ascoltare la storia della Cittadella, della Chiesa e del Palazzo e la descrizione del sito; sarà proiettato il filmato realizzato per l’occasione per introdurre alla visita del castello

Ore 11,10 Visita guidata del Palazzo fortificato Carafa.

In alternativa si può raggiungere direttamente la Platea Major nella Città antica, situata davanti al Palazzo Carafa.

Durante la visita, nel Palazzo e nelle adiacenze saranno presenti figuranti del Corteo Storico Carafa 

nelle vesti dei personaggi protagonisti della storia del Castello.

Sarà anche possibile, per chi vorrà, visitare l’area della Torre di Pizzofalcone (già Castello di 

Monte Falcone) raggiungibile attraverso una scalinata dalla via Città, strada d’accesso alla  Cittadella.

In alternativa alle visite guidate programmate, i visitatori potranno accedere al sito liberamente 

dalle 09,00 alle 13,00.

Pomeriggio:

Ore 15,30: Ritrovo presso il Teatro al Castello, Via Giordano Bruno, 116, zona Nord di 

Roccella. Percorso guidato intorno alle mura della città con visione delle fortificazioni e del castello dal basso*. 

Ore 16,15 Raduno dei partecipanti nella Platea major de La Roccella, situata davanti al Palazzo Carafa; ingresso nella ex Chiesa Matrice di San Nicola di Bari (adiacente al palazzo Carafa) per ascoltare la storia della Cittadella, della Chiesa e del Palazzo e la descrizione del sito; sarà proiettato il filmato realizzato per l’occasione per introdurre alla visita del castello.

Ore 17,00 Visita guidata del Palazzo fortificato Carafa.

In alternativa alle visite guidate programmate, i visitatori potranno accedere al sito della Cittadella, 

del palazzo e della Chiesa liberamente dalle 16,00 alle 21,00.

Ore 18,00    nella ex Chiesa Matrice di S. Nicola di Bari

Presentazione del volume dell’Istituto Italiano dei Castelli: “Architetture fortificate nel paesaggio agrario della Calabria – Percorsi di conoscenza e valorizzazione” a cura di Francesca Martorano.

 

 

CAMPANIA (con video)

 

Situato nella media valle del Calore, il comune di Taurasi domina dall’alto l’intero fondovalle, in prossimità del punto in cui il fiume è attraversato dalla strada statale delle Puglie. Di origine sannita, in epoca romana entrò a far parte del territorio della vicina colonia di Aeclanum, all’epoca importante centro commerciale.

 

Il complesso del castello è posto sull’estremità orientale dell’antico borgo di Taurasi (provincia di Avellino) in corrispondenza della porta urbica detta Porta Maggiore. Edificato in posizione strategica, posto su uno sperone roccioso a circa 400 m slm, domina  la piana del medio Calore.  

I primi documenti fanno risalire il castello al periodo Normanno-Svevo (XII sec), in quanto Taurasi fu feudo di Torgisio di Grottaminarda e successivamente ceduta in suffeudo a Ruggiero di Castelverde. Al XV sec. risalgono gli  ampliamenti Angioino - Aragonesi. Nel XV sec. Taurasi venne  affidata al principe Sergianni Caracciolo. I Caracciolo trasformarono il castello da fortezza in palazzo baronale. Nel 1468 subì gravi danni provocati dagli attacchi aragonesi di Ferdinando II in seguito alla congiura baronale di Giacomo Caracciolo, analogamente nel 1496 subì saccheggi e distruzioni da parte delle truppe di Carlo VIII. Successivamente il castello passò ai    Gesualdo lo tennero sino al 1726 anno  in cu lo vendettero ai Latilla di Napoli che lo mantennero per tutto il periodo Borbonico. A seguito dei terremoti del 1796 e 1980 subì gravi danni e successivi rimaneggiamenti. Nel 2004 fu acquisito dal comune di Taurasi. Dal 2009 a seguito di radicali interventi di restauro ospita l’enoteca regionale dei vini d’Irpinia. L’accesso principale al castello è ubicato dopo   la porta urbica detta  “Maggiore”, sulla destra ed è costituito da un arco monumentale a tutto sesto che sorregge a sua volta un ambiente di passaggio e collegamento.   La torre mastio a pianta quadrata, normanna,  misura 15 m di altezza e si sviluppa su  4 livelli, presenta un avancorpo contenente  la  scala elicoidale  aggiunta in epoca aragonese unitamente alle due torri circolari che inquadrano la porta Maggiore.  Il corpo di fabbrica nord orientale, che prospetta su largo Porta Maggiore, si sviluppa su tre livelli collegati da una scalea ubicata al centro della corte interna ed è il risultato della trasformazione del castello in palazzo baronale.  

Gli eventi delle Giornate Nazionali dei Castelli a Taurasi sono organizzati in collaborazione con il comune di Taurasi.

 

Taurasi (AV) Evento Principale Sabato 25 – domenica 26 settembre – visite guidate al castello ed al borgo ore 10 – 13 - Alle ore 10,30  di domenica  26 tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli in area Irpina.   

A cura della Pro – Loco e dell’Istituto.   Info: arch. Giuseppe De Pascale – 333 6636614

 

Agropoli (SA) Sabato 25 – domenica 26 – – visite guidate al castello – ore 10 – 12 a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli. Info: dott. Antonio Capano  339 8605936  

 

Teano (CE) –  Sabato 25: tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli in Terra di Lavoro – domenica 26 – visite guidate al Castello di Teano. Ore 10 – 13  A cura delle pro loco e dell’Istituto Italiano dei Castelli.   info e prenotazioni: castellicampania@gmail.com – 333 6853918

   

Circello (BN)  Sabato 25 alle ore 10,30 visita guidata al castello – a seguire, conversazione dell’arch. Francesco Bove sul castello di Circello. Visite guidate domenica 26   Info: 329 2660592

 

Napoli, settembre dei castelli napoletani. In tutti i week end visite guidate gratuite a Castel dell’Ovo, Castelnuovo, Castel S. Elmo ed alle mura aragonesi.   Apertura straordinaria della sede dell’Istituto Italiano dei Castelli, con proiezioni video su Castel dell’Ovo e sui castelli di Napoli. Visita alle mostre fotografiche ed iconografiche sui castelli di Napoli e della Campania. Visita alla cisterna medievale.  

Info: castellicampania@gmail.com – 333 6853918

Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito

 

EMILIA ROMAGNA (con video)

 

Il Castello di Montechiarugolo (PR), è di proprietà privata. L’evento è in collaborazione con il Comune di Montechiarugolo e l’Associazione Borghi più Belli d’Italia. 

 

L'originario presidio militare a difesa della val d'Enza fu edificato nel XII secolo dalla famiglia Sanvitale.

Nel 1313 Giberto III da Correggio, assediò il castello e lo distrusse insieme al borgo. 

Nel 1348 (dopo che la città di Parma fu sotto il dominio del Ducato di Milano) i Visconti fecero riedificare il castello a presidio della vallata.

Nel 1406 Giovanni Maria Visconti fregiò ufficialmente del feudo Guido Torelli divenendo nel 1428 contea. Il Torelli avviò quindi la ricostruzione della fortezza nelle forme attuali.

Verso la metà del XVI secolo il castello ospitò il re di Francia Francesco I e il papa Paolo III.

Nel 1551, durante la guerra di Parma, il castello fu nuovamente attaccato e occupato; al termine del conflitto Pomponio Torelli avviò numerosi interventi trasformandolo in residenza signorile.

Dalla prima metà del 1600 non essendo più contea, il castello passò alla Camera Ducale di Parma, e

affidato ad un presidio militare: fu utilizzato come magazzino di beni alimentari e deposito per la produzione di polvere pirica.

In seguito all'Unità d'Italia, nel 1864 il castello fu venduto dal Demanio pubblico ad Antonio Marchi, i cui discendenti ne ancora sono proprietari.

 

Il fortilizio si sviluppa su una pianta irregolare, attorno a due cortili interni, mostrando i tratti tipici dei castelli d'epoca tardo-medievale, soprattutto nelle facciate sud-ovest e nord, interamente coronate dai merli ghibellini, ancora perfettamente visibili nonostante la copertura del tetto aggiunta a protezione dei camminamenti sostenuti dai numerosi beccatelli con caditoie; fra i due cortili interni emerge l'alto mastio. 

 

La fortezza, posizionata strategicamente sulla scarpata naturale ai margini dell'alveo del torrente Enza, è circondata da un largo e profondo fossato, varcabile in origine attraverso due distinti ponti levatoi, collocati in corrispondenza dei due rivellini ancora esistenti.

 

In origine la rocca era difesa anche da una seconda cinta muraria più esterna, edificata lungo il perimetro del borgo, dotata di bastioni in corrispondenza degli spigoli.

 

Nella seconda metà del XV secolo, in seguito alla nascita dell'artiglieria, fu modificata con l'aggiunta delle cannoniere: ne rimangono alcune significative tracce sul margine nord-occidentale del centro storico del paese.

 

Alla storica Battaglia di Montechiarugolo del 4 ottobre 1796, fece la sua prima comparsa il tricolore italiano, tra le milizie volontarie della Guardia Civica Reggiana aiutate dai soldati francesi contro un manipolo di soldati austriaci rifugiatisi nel castello.

 

Il borgo:

In prossimità del fiume Enza, che divide la provincia di Parma da quella di Reggio Emilia, Montechiarugolo è la più piccola delle cinque frazioni dell’omonimo comune e sede del municipio, e conta poche centinaia degli oltre 11mila abitanti del comune.

Il solo borgo medievale della frazione, delizioso agglomerato urbano che si sviluppa intorno al suo sontuoso castello, conta una novantina di abitanti e mantiene ancora l’atmosfera del passato.

La via principale, via Solari, e le abitazioni colorate, di via Margherita hanno mantenuto inalterata la struttura medievale della quale è ancora ben visibile la cinta muraria.

L’abitato fa da cornice all’elemento caratterizzante del centro, il castello ottimamente conservato. 

Tra le altre presenze architettoniche del borgo vi sono il Palazzo Civico, risalente alla fine del XVI secolo, appartenuto ai Torelli e oggi utilizzato per mostre temporanee, e la Chiesa Parrocchiale di San Quintino, dalle forme bizantine all’esterno e classicheggianti all’interno, che custodisce pregevoli opere in terracotta e affreschi del Quattrocento.

 

Le Leggende: 

 

La Fata Bema:

 

La bella e affascinante giovane Fata Berma giunge a Montechiarugolo nel maggio del 1593 per esercitare la sua magica arte: indovina e fattucchiera e si esibisce su un palco allestito nel Castello circondato dai boschi dove si reca a caccia Ranuccio Farnese, quarto Duca di Parma che, attratto dalla bellezza e dai poteri della fanciulla, permise alla fata di frequentare il castello, concedendole un salvacondotto per circolare liberamente nel territorio farnesiano. 

Non passò molto tempo prima che Ranuccio, vinto dal timore di essere stato manipolato tramite un incantesimo, decidesse di liberarsi dell’indovina facendola rinchiudere nella prigione della rocchetta.

La fata fu vittima di una lunga e dura prigionia ma venne poi liberata allo stremo delle forze grazie alla benevolenza del popolo.

Rientrata a Montechiarugolo, Bema fu assunta presso la corte dei Torelli per la gestione domestica e la fanciulla e Pio Torelli, figlio dell’illuminato Pomponio e di Isabella Bonelli finirono per innamorarsi. 

Pio viene accusato di congiura ai danni del Duca e fu giustiziato con altri feudatari nella “Gran giustizia di Ranuccio I” il 19 maggio 1612. 

Bema, disperata per la morte di Pio, trovò rifugio in una piccola casa nei pressi del castello, occupandosi per il resto dei suoi giorni di dare aiuto a poveri e bisognosi e benvoluta dalla gente del borgo, terminò serenamente la sua vita a Montechiarugolo, dove ancora oggi appare, gentile fantasma, alle giovani donne alla vigilia delle nozze per istruirle sulla loro nuova vita.

Si dice che alla mezzanotte di ogni 19 maggio la Fata Bema torni a manifestarsi nelle stanze del Castello.

 

PROGRAMMA E ORARI:  

PROGRAMMA E ORARI:

Sabato 25 settembre

visite guidate Ore 9:00, 9:30, 10:00, 14:30, 15:00 e 15:30

Ore 11.00:

Inaugurazione delle XXII Giornate Nazionali dei Castelli

Consegna ufficiale della bandiera de "I Borghi più belli d'Italia" al Comune di

Montechiarugolo

Accompagnamento musicale a cura della Montechiarugolo Folk Band "Tullio

Candian"

Ore 18.00:

Caravan Verdiano: La Traviata, lo spirito di Violetta”

Domenica 26 settembre

Ore 9:00, 9:30, 10:00, 10:30, 11:00, 11:30, 12:00 14:30, 15:00, 15:30, 16:00, 16:30,

17:00 e 17:30

Visite guidate al castello

 

Informazioni e contatti

Visite al castello: info@castellodimontechiarugolo.it - 0521 686643 / 338 3187911 /

3334575380

Caravan Verdiano: biglietteria@comune.montechiarugolo.pr.it

 

 

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

 

Il sito prescelto è Gemona del Friuli: il suo castello, via Bini e Duomo

L'esistenza di Gemona del Friuli viene menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, il quale riporta che nel 611 era considerato un castello inespugnabile.

Nella seconda metà del XII secolo fu libero comune, con propri statuti, mentre nel XIII e XIV secolo fu importante centro di traffici commerciali sotto il Patriarcato di Aquileia: con l’istituto del Niederlech, si imponeva infatti ai mercanti in transito di depositare le merci e pagarvi un dazio e di trascorrere la notte in città.

Il castello

Il maniero sorge appena al di sopra dell’antico nucleo storico, sulla cima di un colle a strapiombo sulla vallata e separato dal monte Gemina da una sella nella quale si espande l’abitato medievale.

Verso l’inizio del Mille fu radicalmente ricostruito dai Signori di Gemona per poi essere modificato ed ampliato, per l’ultima volta, all’inizio del Trecento. Gli interventi trecenteschi ampliarono il palatium e dotarono il castello di tre torri d’avvistamento e di una poderosa cinta muraria.

Con l’avvento del domino veneto, avvenuto nel 1420, il castello cadde in abbandono e fu ripetutamente adoperato come cava di pietra.

Questa architettura, così come altri manieri sparsi nella fascia collinare del Friuli, subì sicuramente una grave distruzione durante il terremoto del 1511, ma alcune sue strutture difensive rimasero ancora efficienti, poiché nel 1571, in seguito al timore di invasione turca, fu trovato ad avere optimos muros, et ideo facile posse muniri, et ab hostibus defendi.

Sino al 1976, anno terribilis in cui Gemona e il Friuli furono colpiti da forti scosse telluriche, , del complesso medievale risalente al XIII-XIV secolo rimanevano: la torre centrale (adibita a torre civica con orologio), parti delle strutture murarie perimetrali racchiudenti i due cortili; la torre di levante abbassata e ridotta a prigione nel 1826; la torre di ponente, detta torate, con avanzi di tre muraglie merlate alla guelfa e traforate da quattro bifore romaniche.

Il castello, duramente colpito dal sisma novecentesco, è tutt’ora in restauro anche se buona parte delle strutture sono state ricostruite.

Palazzo Comunale e via Bini

La costruzione del Palazzo Comunale ha inizio nel 1502; esso fu progettato dall’architetto Bartolomeo de Caprileis.

E’ caratterizzato da tre ampie arcate composte da elementi lapidei scolpiti da maestranze cividalesi. La decorazione ad anelli incatenati nei capitelli è presente anche nella colonna di piazza San Giacomo a Udine.

Il palazzo subì diversi rifacimenti nel corso del tempo, come le finestre che furono modificate nel XVI secolo, così come l’aggiunta della balaustra nella trifora.

Sulla scala d’ingresso che conduce alla loggia si notano scolpiti, rispettivamente sulla parte destra e sinistra della balaustra, lo stemma del nobile Riccardo Elti, massaro del Comune nel XVII secolo e lo stemma del Comune di Gemona.

Sotto una delle due finestre sono posti gli stemmi dei nobili Franceschinis e de Brunis e lo stemma della Città.

Il loggiato al piano terra, a cui si accede tramite le tre grandi arcate a tutto sesto, poggianti su colonne, ha soffitto a travi decorate con pettenelle su cui sono furono dipinti sia medaglioni contenenti personaggi illustri sia gli stemmi delle famiglie nobili della città.

Alla destra del palazzo inizia la via più caratteristica di Gemona del Friuli, posta al di sotto del colle del castello. 

Via Bini è interessante per la sequenza di palazzi che vi si affacciano, fra questi palazzo Elti sede dei civici musei.

Numerosi sono gli affreschi, le lunette decorate, i capitelli e gli stemmi che accompagnano il visitatore lungo questo asse viario che termina sul sagrato del Duomo.

Il Duomo di Santa Maria Assunta

In Via Bini, nei pressi di Porta Udine, unica porta rimasta delle sette che si aprivano nella terza cerchia delle mura che cingevano la città, sorge il Duomo.

Intitolato a Santa Maria Assunta, rappresenta uno dei monumenti medioevali più importanti della regione. Fu costruito utilizzando linguaggi gotici, sul sedime di una precedente chiesa già presente dal 1190. Quest’ultimo edificio di culto era sede della Pieve di Santa Maria, una delle più antiche del Friuli.

Il cantiere della chiesa che oggi si può ammirare fu iniziato verso il 1290. I lavori di costruzione durarono molti anni, venendo interrotti più volte, per vari motivi: dalla guerra contro la vicina Venzone, dalle minacce goriziane a momenti di stallo finanziario dell’opera del Duomo. 

L’8 giugno 1337 l’edificio fu solennemente consacrato dal vescovo di Parenzo Giovanni, delegato dal patriarca Bertrando.

Nei secoli successivi venne più volte rimaneggiato: nel 1429 fu modificato il presbiterio con l’aggiunta della cupola e dell’abside semipoligonale; nel 1457 i pilastri delle navate vennero sostituiti da colonne e la chiesa sopraelevata di 1,5 metri; nel 1700 le volte a crociera coprirono le originarie capriate. Il terremoto del 1976 fece crollare completamente la navata destra, dissestando contemporaneamente gran parte delle restanti murature. L’opera di restauro e ricostruzione svolta ha permesso di restituire alla comunità l’opera nel suo completo splendore. Recenti restauri al prospetto hanno, inoltre, riportato alla luce la coloritura della pietra applicata in alcuni elementi presenti al di sopra del portale. 

Giorno di visita: 25 settembre 2021 

Orari: mattina ore 11.00 ritrovo al di sotto della loggia del palazzo comunale; pomeriggio ore 15.30 ritrovo al di sotto della loggia del palazzo comunale.

Modalità: visite guidate al castello e al centro storico/duomo di Gemona del Friuli. Il pomeriggio vedrà la partecipazione dell’associazione ONLUS “Radio Magica”( https://www.radiomagica.org/ ). Un artista coinvolto dall’associazione benefica racconterà ai bimbi e ai ragazzi una “fiaba per immagini” avente per soggetto i castelli, i luoghi e i territori del Friuli Venezia Giulia e di Gemona del Friuli.

Prenotazioni: friuliveneziagiulia@istitutoitalianocastelli.it / arch. Daniela Omenetto 340-7773927

Facebook: Istituto Italiano dei Castelli – Sezione Friuli Venezia Giulia https://www.facebook.com/Istituto-Italiano-dei-Castelli-Sezione-Friuli-Venezia-Giulia-651904408178643 Instagram: istitutocastelli_friuli

 

LAZIO (con video)

La sezione Lazio dell'Istituto Italiano dei Castelli, domenica 26 settembre 2021 presenta “il Tempio Palazzo e Museo Archeologico della Fortuna Primigenia a Palestrina”.

 

Il luogo deputato alla visita è il Palazzo Barberini di Palestrina (Roma), Piazza della Cortina/via Barberini 00036 Palestrina (Roma). 

 

La costruzione allo stato attuale presenta strutture tardo repubblicane del II sec. a.C., con integrazione rinascimentali da parte della Famiglia Colonna ed infine barocche da parte della Famiglia Barberini. Attualmente la proprietà dell'edificio appartiene al MIBACT per le sale del Museo Archeologico e alla Famiglia Barberini per residenza ed abitazione.

 

La visita di domenica 26 settembre 2021 dalle ore 11.30 alle ore 13.00 sarà guidata dal Consigliere dell'Istituto Italiano dei Castelli Sezione Lazio Avv. Massimiliano Kornmuller. 

Durante la visita verranno illustrate, seguendo il criterio cronologico e accedendo agli ambienti tramite comodi ascensori a partire dal piano terra, i tesori che custodisce il Museo Archeologico, in particolare il famoso Mosaico del Nilo, capolavoro ellenistico del I sec. a. C., i Fasti prenestini, il culto della Fortuna Primigenia. Seguirà quindi una breve presentazione della figura e dell'opera del Principe Francesco Colonna, Signore di Palestrina ed autore della famosa opera Hypnerotomachia Pholiphili (1456) (il Sogno in pugna d'amore del Pastore Polifilo) ove il protagonista, come in un viaggio astrale a guisa di Dante nella Divina Commedia, si ritrova in un mondo incantato di antichità, illustrato dalle preziose xilografie dell'epoca ispirate alle rovine romane di Palestrina.

 

Seguirà quindi per i visitatori più audaci, presso la terrazza degli Emicicli, nello spazio esterno prospiciente l'edificio museale, un tentativo di ricostruzione del rito di consultazione delle Sortes di Palestrina a disposizione di tutti i presenti che volessero consultare il futuro tramite le antiche sorti.

 

Sarà forse possibile anche un'eventuale visita di alcuni ambienti dell'abitazione privata della Famiglia Barberini che occupa parte del Palazzo.

 

Al termine della visita dalla durata di circa 1 ora e 15-20 minuti, verso le ore 13.00 è prevista una colazione presso un panoramico Agriturismo sopra la città di Palestrina, a partire dalla ore 13.30. 

 

LIGURIA

 

Porto Maurizio, di probabile origine romana, è uno dei due borghi, l’altro è Oneglia, che costituisc