Anteprima dal Green Pavilion, International Furniture Fair Singapore, le interviste ai protagonisti

Jarrod Lim, il curatore e Raymond Davids raccontano le novità prima dell'apertura ufficiale

sezione: blog

10-03-2014
categorie: Design,

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Anteprima dal Green Pavilion, International Furniture Fair Singapore, le interviste ai protagonisti

Jarrod Lim, il curatore e Raymond Davids raccontano le novità prima dell'apertura ufficiale

Poche sono le fiere di arredamento al mondo che possono vantare di aver organizzato una sezione o un padiglione dedicato esclusivamente alla sostenibilità ambientale dell’industria dell’arredo e alle relative certificazioni applicate nei paesi del mercato di riferimento. International Furniture Fair Singapore è addirittura l’unica che organizza questo genere di podio dedicato già da tre anni – si chiama Green Pavilion ed è all’interno del Singapore Expo; quest’anno è curato da un designer che fa della diversità una scelta di vita, Jarrod Lim. Nato da padre di Singapore e madre australiana, è cresciuto a Melbourne, dove ha studiato design. Ha lavorato in diverse capitali d’Europa e poi ha deciso di aprire il suo studio proprio a Singapore.

Jarrod ha scelto una varietà ampia di produttori per il suo Green Pavilion quest’anno ma ad essere ampio è anche il range di prodotti che dimostra, caso mai ce ne fosse bisogno, quanto Singapore sia pioneristico nel distretto asiatico in fatto di cultura del progetto. Troveremo scaffalature e mobili componibili che – certificati da GreenGuard perché usano tutti materiali riciclati e processi produttivi sostenibili con zero o poche emissioni di particelle organiche volatili – sono prodotti da, tra gli altri in fiera, Scandinavian Business Seating, Wilsin Office, Harvest Link, Benel Office Seating. Curioso anche il caso di Admira, un grande player dei laminati, che qui presenta una linea ottenuta dagli scarti della canna da zucchero e che è certificata da SEC (Singapore Environment Council) e da SGBC (Singapore Green Building Council). Da ultimo, ma non per ultimo, la Kawashi che invece mostra una linea di tessuti eco realizzata utilizzando gli scarti dei tappi da vino di sughero.

 


Prima dell’apertura ufficiale di IFFS (dal 13 al 16 marzo), abbiamo avuto l’occasione di conversare sia con il curatore sia con il fondatore di una delle aziende più interessanti tra quelle che espongono e che visiteremo tra pochissimo (si tratta di un’azienda molto avanzata nella creazione di arredi sostenibili e già premiata in diverse edizioni della fiera).



Diana Marrone: La sua avventura di business è premiata a lungo termine dai suoi clienti anche se a quanto pare a guidare le scelte di consumo della maggior parte siano le visioni corte, senza respiro, di clienti non preparati alle questioni della sostenibilità?


 

Raymond Davids (d-Bodhi, il fondatore): d-Bodhi è nata nel 2007 e stiamo ricevendo una risposta sempre più favorevole da tutto il mondo. Tutto quello che facciamo è sempre e soltanto stato nell’interesse dell’ottica lungo-termine, sia dal punto di vista del prodotto dove cerchiamo sempre di sposare la qualità con un artigianato consapevole; sia sul livello dell’investimento nella longevità dell’ambiente per le generazioni che verranno dopo di noi. Vede, il mondo si sveglia e quindi anche il grado di consapevolezza cresce di giorno in giorno. E noi siamo molto orgogliosi di essere parte di questa ondata di cambiamento; cerchiamo di essere un’ispirazione fondamentale a proposito di living eco-friendly.



DM: E’ soddisfatto dei risultati raggiunti ad oggi con il vostro programma Footprint? Non ci sono così tante compagnie al mondo che fanno un uso così totale di materiali riciclati, come voi. E’ difficile coinvolgere il cliente nel distinguersi (e quindi premiarsi con l’acquisto) con un vostro arredo? Quanto è fondamentale la formazione del venditore nel vostro caso e quanto il processo di alfabetizzazione pesa sulla vostra agenda? Quanto invece è o sarebbe fondamentale anche istituire un programma fedeltà con i clienti (ad esempio premi, attività dedicate di customer care) per ricordare loro quanto è importante questa scelta nell’acquisto?

 

 

RD: La d-Bodhi Footprint initiative è nata nel 2012 e sinora ha portato risultati incredibili! Ad oggi abbiamo lavorato con un’ONG (Trees4Trees) per piantare qualcosa come 19000 alberi per compensare le emissioni di CO2 generati dalla produzione e dal trasporto dei nostri arredi riciclati. Ciascun albero occupa circa quattro metri quadrati e quindi lo spazio che sinora d-Bodhi ha donato con quest’organizzazione ammonta già a 7.6 ettari! In termini di dealer, siamo assai fortunati: lavoriamo con un network di partner da tutto il mondo che condividono con noi sia la visione che l’ethos e ci sosteniamo continuamente a vicenda. Dovunque i clienti comprino un prodotto d-Bodhi, anche loro diventano parte di un programma di compensazione di cui possono andare fieri. Ogni arredo che produciamo ha un numero seriale che permette a chi lo possiede di tracciare l’area dell’albero che hanno aiutato a piantare.



DM: Il Green Pavilion che curi è un’esperienza concreta che traduce in cifre e progetti l’attualità delle certificazioni e dei processi che il tuo paese ha maturato (e più in generale che l’industria asiatica ha maturato)? Ha anche lo scopo di spingere il mercato interno ad adeguare i suoi standard? Oppure, pensi, sia più un podio per i buyer internazionali, per far loro comprendere gli standard elevati che la vostra industria ha raggiunto circa un tema così importante e sensibile della qualità del prodotto?


Jarrod Lim: Il Green Pavilion vuole evidenziare gli sforzi compiuti dall’industria del mobile di Singapore con l’obiettivo di educare ed incoraggiare altri imprenditori a intraprendere la stessa strada, il viaggio ecologico. Il padiglione fornisce un punto di vista che racchiude ed evidenzia gli sviluppi più recenti che la nostra industria ha intrapreso anche a riguardo dei partner esterni, ad esempio penso agli organi di certificazione e ai gruppi di pressione ambientale, per condividere idee e concept sulla sostenibilità.

 

DM: CI racconti se presto vi avvierete a sviluppare un concept sui processi guidati da energia pulita (solare ed altre fonti rinnovabili) nella produzione di arredi o nell’alimentazione energetica dell’industria per la casa?

Quale sarà quindi il focus principale dell’edizione 2014 che si apre tra poco rispetto alle due precedenti edizioni? Che tipo e quante compagnie espongono? 


 

JL: Come per le altre due edizioni, anche quest’anno guardiamo alla sostenibilità in maniera complessa e multiforme, in modo da mostrare vari aspetti e differenti approcci. Questo padiglione cerca di rappresentare le varie strade che le compagnie adottano nel loro viaggio verso la sostenibilità. La certificazione, certo, gioca un ruolo importante in questo cammino ma bisogna anche rapportarsi alla sostenibilità in maniera olistica, tenendo in conto allo stesso modo tanti aspetti, ad esempio il progetto, l’approvvigionamento di materiale e il tipo di produzione. Tutti insieme rendono sostenibile un arredo. Quest’anno, tra pochissio, apriremo il padiglione a 13 produttori di design e a 6 enti di certificazione.