Milano alla sua 56ma primavera, ed oltre. E' tempo di Salone e Fuorisalone

Una piccola lista di mostre per indirizzarvi. Per il resto: liberate la curiosità

sezione: news

02-04-2017
categorie: Design,

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Milano alla sua 56ma primavera, ed oltre. E' tempo di Salone e Fuorisalone

Una piccola lista di mostre per indirizzarvi. Per il resto: liberate la curiosità

Molte quest’anno le new entries di tutte le nazionalità al Salone del Mobile (soprattutto nella sezione di design contemporaneo) che prima esponevano al Fuorisalone (un esempio? Established&Sons). E tante le conferme, soprattutto nell’anno di Euroluce (tra l’art design che entra in Fiera, uno su tutti, lo Studio Formafantasma che disegna due lampade per FLOS).
Il Satellite si conferma sempre ricco di proposte: 650 designer under 35 per l’anno del ventennale. Situata al padiglione 22-24, questa sezione è gratuita (tutti i giorni, dal 4 al 9 aprile) o è visitabile passando da Workplace 3.0 per chi la fiera la vede (e la vive) dall’interno.

Fuori, spicca il design svedese (la vague di quello olandese non è più alimentata dai finanziamenti delle istituzioni di quel paese). Che presenta una guida, una serie di mostre pilota ed un servizio di informazione per tutte le mostre dei loro designer ed aziende (esattamente come avevamo creato per vari ministeri olandesi nel 2008 e 2009). La novità è il festival di Ikea che ha due piedi, si suol dire, in una scarpa: espone sia nella massiccia mostra di Tom Dixon che per il brand low cost svedese progetta un letto open source (dal museo della scienza, il suo ‘salone’ si sposta al Cinema Manzoni ed è diviso in tre sezioni). E a Ventura Lambrate dove si affacciò con un temporary store qualche anno fa.

Anche se non organizzato nel senso istituzionale, anche il design giapponese è presente, oltre ad un allestimento speciale di Muji come quasi ogni design week. Da Ottozoo (galleria d’arte di via Vigevano 8) si presenta in anteprima il brand giapponese Nanban e a Villa Necchi Campiglio una mostra del defunto Shigeru Uchida e di Adrian Cheng, la collezione Khora. E gli svizzeri Aurel Aebi, Armand Louis, Patrick Reymond di Atelier OI presentano nuovamente a Milano la seconda annualità della collaborazione con la prefettura di Gifu relativa alla valorizzazione della produzione locale, il ferro forgiato (Via Lovanio 6, Brera).


Ventura Lambrate resiste (perdendo pezzi, tra gli espositori assenti le scuole; Design Academy Eindhoven migra ad Atelier Clerici e KABK lascia Milano mentre alcuni suoi studenti si dividono tra Isola e Lambrate) e prova con un nuovo avamposto: i fallimentari shop della Stazione Centrale (lato Ferrante Aporti) che cercano ancora affittuari e compratori tutto l’anno.


Quest’anno ritorna, come le precedenti edizioni, il formato dei belgi che aggregano riviste (Frame), real estate e aziende di design oltre che mostre istituzionali (come Belgium is Design) al centralissimo Palazzo Litta con A Matter of Perception, dove il cortile ospita talk e momenti conviviali (in apertura, il 3 aprile, Vezzoli dialoga con Dillier_Scofidio). Anche Porta Nuova ci prova con i talk, organizzati da Attila, per ogni giorno di Design Week.

Interni ha due headquarter: l’università a Festa del Perdono e l’Orto Botanico dove il 5 dalle 10 aprile si discute anche di scienza.

Airbnb, che è partner dell’ospitalità del Salone, ritorna al Fuorisalone e riscopre una location cara a molti, la casa museo degli Atellani dove Martina Mondadori (per un altro cliente di Camron, l’agenzia di pr inglese ed americana molto attiva nel design, cioè Design Miami, l’inventrice di Cabana Magazine, aveva curato un’edizione della fiera) invita a conversazioni da caffè con designer dal pedigree altolocato, curioso per noi il designer del vetro Brandolini D’adda, ed esperti. In mostra oggetti disseminati nella meraviglia delle stanze segrete del palazzo nascosto milanese.

5Vie quest’anno ha due luoghi da visitare in mezzo alla pletora di negozi aperti tutto l’anno, Atelier Gorani dove marchi e giovani design lavorano su una mostra curata da una metà di PS e la SIAM, mentre nello stesso distretto val la pena, appena, ricordare una collettiva di designer australiani (Local Design all’Oratorio di Piazza Sant’Ambrogio) e gli headquarter, aperti tutto l’anno, di una galleria americana molto attiva (BDDW, Santa Marta 19/A, il 5 aprile presentano August Magazine, viaggi).

Oltre al franchise tutti-i-gusti di Rossana Orlandi che ospita molti marchi che durante la Design Week affittano i suoi spazi, Nilufar espone sia nei suoi spazi di Via della Spiga (Zanellato/Bortolotto tra le new entries, con uno specchio, Redor) che l’allestimento di Miart, e molto altro, a Depot (Via Lancetti). E Luisa delle Piane una personale del maestro artigiano Giacomo Moor, mentre una nuova galleria dedicata solo alla ceramica (la Lanteri, Via Venini 85) ospita una mostra di Seeds (Londra).


Come ogni anno Design Miami annuncia a Milano con tutto lo stato maggiore i contenuti della sua collaborazione artistica con Swarovsky (l’home industry del brand, un colosso che produce cristalli e ottiche anche per uso militare oltre che complementi ed illuminazione, espone sia in fiera sia al fuorisalone) e quest’anno un’altra fiera, tutta dedicata all’interior si presenta in concomitanza con il Salone, scegliendo il Bar Martini di Dolce&Gabbana, il 6 aprile: Casacor Miami, con i suoi 30 anni di promozione di design centro e sud americano.

 

- - - Una shortlist estrema per non perdersi - - -

 

In lungo in largo, ora e poi, questa edizione della Design Week sembra dirci che finalmente si abbandona il minimalismo – e lo si fa in maniera iconica assai – per imbracciare in qualche maniera anche l’eccesso di figurativo e l’attento recupero di forme passate (anche di presenze passate attraverso il continuo citare grandi maestri).

Il vetro sembra fare di nuovo da padrone, sia nel design industriale che in quello più artigianale.

Meglio che al Fuorisalone sappiate dove non andare, ed è anche più facile dirvi in fretta di evitare Tortona e Ventura, soprattutto nell’assalto di salamelle e birre delle prossime ore. In particolare, a Tortona, evitare Base con l’oscena mostra sul design nomade firmata Stefano Mirti, imbarazzante.


Da vedere nell’area, a Via Savona 57, la mostra di Moooi la creatura ambiziosa dell’olandese Marcel Wanders, quest’anno tra le novità una serie di poltrone che da prototipi hanno trovato il mercato. Ed un ristorante dove trovare dibattiti e conversazioni quasi ogni giorno. L’intero showroom (permanente) del brand è messo in forma di un grande, elegante hotel. Ogni volta qui si scoprono grandi firme o nuovi artisti della fotografia, quest’anno l’olandese ha scelto delle gigantografie di insetti.


Non val la pena sbattersi per girare 5Vie, meglio andare a colpo sicuro in due posti. Uno è Atelier Gorani dove trovare i lavori che la designer e stilista Sabine Marcelis ha realizzato con la galleria belga Hunt (una collezione di lampade al neon e resina davvero straordinarie): è un po’ il nome da tenere d’occhio in questa settimana, risalta spanne dagli altri sebbene sempre con gli stessi concept. La trovate anche a Wallpaper Handmade (dove lavora sulla lava etnea di Made a Mano, come del resto fa Emmanuel Babled a Palazzo Litta) e anche insieme a Bloc Studio per altre lampade al neon con base in marmo stavolta da Martina Gamboni (Via De Amicis 19).


Non lontano (in Via Cesare Correnti 14 a Ladies and Gentlmen), le lampade da soffitto di Studio 427. Si chiamano ‘Sour’ sono in due modelli e quella da soffitto si chiama Ra, utilizza tecniche di incollaggio di vetro con fogli di rame come faceva Tiffany.


Una grande retrospettiva dei prodotti a suo marchio la offre il prolifico designer inglese Tom Dixon. E’ una enclave di suoi masterpiece ed include luci, arredi, cosmetici, tessile e molto altro che forma il suo ‘Multiplex’ proprio nel vecchio cinema Manzoni di Milano (peraltro il cinema funziona e Tom ha ideato una serie di talk e organizzato una serie di proiezioni, tutto gratuito, con tanto di popcorn di vari gusti).

L’enclave ospita anche il progetto con le migliori scuole di design europee ed asiatiche che il designer ha portato avanti con Ikea per disegnare il divano del futuro (gli studenti sono stati invitati anche in fabbrica a lavorare). Dal suo canto, Dixon ha voluto provocare, forzando la produzione intellettuale e cercando di spostare l’asse del più iconico tra i mobili di casa ormai sfidato da ogni parte dal cambio incredibile negli usi e consumi. A causa di nomadismo, spazi abitativi ridotti, necessità di oggetti che assolvano a molte funzioni, etc.

Come ha provocato? Ha cercato di ragionare su un oggetto che ci accompagni dalla culla alla tomba e che possa mutare quando ne abbiamo bisogno: da letto a divano a chaise longue fino a …una tomba.

Il risultato è una piattaforma aperta più che un sofa – ispirato dall’oggetto Iphone e dalla sua filosofia oltre che dal suo case d’alluminio e alla sua tecnologia. Il sofa venuto fuori da questi workshop usa un telaio di alluminio che riduce il peso ed i costi di trasporto oltre che di stoccaggio (nei negozi). Ed è versatile a tal punto che può diventare qualsiasi cosa oltre a un sofa. I primi pezzi nei negozi da febbraio 2018.


Ventura Centrale, il nuovo distretto espositivo lontano dall’entrata della stazione centrale (circa 15 minuti alla fine di Via Ferrante Aporti) ospita otto mostre ma la più interessante è alla fine: una interpretazione del vetro dal veneziano-svedese Luca Nichetto e da Ben Gorham per Salviati (una curiosità: è l’unica tra le storiche compagnie veneziane a non scegliere Euroluce per i suoi ultimi prodotti): uno studio sulla versatilità e leggerezza del vetro per l’illuminazione che richiama da vicino i prodotti di Sottsass junior (Memphis), specialmente la serie Pyrae.


Mentre ci chiedevamo come mai nessun designer si era messo a riflettere su oggetti dedicati al fumo, ci siamo letteralmente imbattuti nella mostra prima di quella di Salviati: un progetto artistico degli svizzeri Panter&Tourron per Philip Morris che induce chi lo visita a provare una sorta di E-sigaretta. Non è proprio giusto, in realtà non si tratta di una vape, ma di una sigaretta che usa veramente tabacco in forma di aerosol, senza combustione, riscaldandolo solamente. Si tratta di IQOS, al costo di 70 euro oltre 5 euro per ogni pacchetto delle speciali sigarette che richiede. Dicono che riduca il rischio di morte per il cancro ed altre malattie causate dal fumo di oltre il 90%. Milano, insieme con Tokyo (e altre tre città italiane) sta diffondendo la tecnologia con dispiego di enormi budget artistici e di pubblicità. Noi restiamo curiosi di leggere la letteratura scientifica a supporto….

Design Miami ha presentato la quantità incredibile di espositori e progetti nell’edizione di Basilea (dal 13 al 18 giugno) incluso lo speciale ‘Designer of the Year’ sponsorizzato da Swarovski quest’anno. Il premio consiste non solo nella mostra ma anche nella possibilità di sperimentare con le loro tecnologie e la società austriaca (aiutata da un panel di esperti che include l’anima culturale della fiera sin dalla sua nascita, Alexandra Cunningham Cameron) questo anno lo ha dato a tre giovani studi o designer non scelti solo tra architetti ma anche tra tecnologi e designer.


I vincitori sono: TAKT PROJECT uno studio multidisciplinare di Tokyo che sfida le tecniche di stampa 3D e esplora per la prima volta la possibilità di questa stampa per il vetro.

Jimenez Lai è un architetto di Los Angeles e Marjan van Aubel è una designer olandese di stanza a Londra che lavora sia con i materiali che con gli oggetti mischiando la precisione scientifica con sensori e, soprattutto, si specializza in energia solare. L’avevamo già notata due anni fa (a Londra) con la presentazione di speciali pellicole da applicare a finestre o tavoli per catturare l’energia solare e rilasciarla in forma di elettricità. A Basilea presenterà una cospicua evoluzione della sua ricerca grazie al premio ottenuto applicandola ad oggetti luminosi.


Un deciso approccio alla scienza e alla tecnologia si legge un po’ in tutta questa settimana milanese, anche in molti progetti in mostra al Salone del Mobile (dove, quest’anno il salone satellite delude proprio per il 20mo anniversario: è sempre possibile vedere la mostra dei suoi 20 anni alla Fabbrica del Vapore, fino al 25 aprile).


In termini di materiali, due prodotti interessanti erano al Fuorisalone. Uno è Squid, un tessuto adesivo speciale (in mostra a Palazzo Litta) e l’altro è Really (uno spin-off di Kvadrat a Via Pietro Maroncelli 7) che in pratica ricicla fibre in cotone per pressarle in una superficie solida che può essere trattata come il legno ed è compatibile con tutti i tagli cnc. Si vende a metro quadro (85 euro) e in mostra ci sono panche ed altri mobili con due designer, Max Lamb e Christien Meindertsma, che interpretano così il materiale.

Tornando a Squid, è perfetto quando occorre privacy e luce insieme, quando occorre proteggersi da troppi raggi solari, ed anche dal calore del sole, ma anche per progetti versatili di interior o di decorazione artistica (è anche stampabile) e non solo, come è facile immaginare, in ambiente retail (è venduto in quattro colori).


Non si può non parlare di luce dopo aver visto 450 espositori di cui la metà straniera nella 29ma edizione della Fiera, accanto a Workplace quest’anno come gli scorsi (la zona per l’arredo ufficio)

Due pezzi non possiamo dimenticarli, per l’idea e per il prezzo assolutamente economico data la fattura e le prestazioni.

Foscarini presenta Filo di Andrea Anastasio che è un po’ un nome unico nel panorama italiano, sia nel lighting che nel design (ha già fatto lampade, per Artemide) anche se per un periodo sembrava essersi ritirato. Filo è una dichiarazione precisa: rompe proprio i confini della classica lampada e solo una compagnia come Foscarini, fatta da designer e diretta ancora da loro, si sarebbe potuta misurare con questo autore e con questa idea. E’ una mischia intelligentissima di materiali nobili che hanno una funzione totalmente decorativa ma parlano a voce ben alta. Questi materiali si litigano, contendono (e confrontano per), lo spazio con una grande porzione di cavo che rende la luce unica per ogni cliente, se si forza il tenue legaccio che ancora la provvista di cavo alla base della lampada (al momento è già prezzata la versione più piccola, da tavolo, che costa 375 euro mentre per le altre occorre attendere).


Linea Light presenta invece una lampada per la coltivazione domestica (in assenza di luce solare) di verdure di piccola o media dimensione. Nome-omen, si chiama Chlorophyll ed è in tre versioni di colore o finiture: terracotta, rosa e azzurro.