Vini naturali: tappa a Napoli con Viva la Vite il 26 e 27 marzo

L'agricoltura organica per salvare il pianeta

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24-03-2023
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Vini naturali: tappa a Napoli con Viva la Vite il 26 e 27 marzo

L'agricoltura organica per salvare il pianeta

Napoli sperimenta una due giorni di ‘immersione’ nel vino naturale. Con Viva La Vite una fiera neonata ideata a Pescara che per la prima volta fa tappa in un’altra città scegliendo una zona straordinaria, il complesso di Santa Caterina a Formiello dove, grazie ad una fondazione privata mecenate, si assiste ad una nuova rinascita nonostante il proseguo non certo ottimale, di un progetto di rigenerazione urbana.

Le potenzialità dell’area, se fossero state a New York o a Delhi, sarebbero state già sposate da incredibili energie pubbliche e private. Qui si conta solo sulle private.
 

Siamo a pochi passi da Castel Capuano e dai decumani greco-romani, accanto al Lanificio: la zona è a cinque minuti a piedi dalla stazione centrale dei treni e dalla rinnovata Piazza Garibaldi. E’ la più grande piazza italiana con i suoi 19000 metri quadrati di spazio pubblico, recentemente ridisegnati da Dominique Perrault e consegnati alla città a pezzi (l’ultimo nel 2019) dopo un restauro durato anni, arricchiti da un’area giochi, da un’arena pubblica e da un grande mercato coperto e scoperto.
 

Il Lanificio è un’ex fabbrica ora sede di studi di artisti architetti ed artigiani, del Lanificio 25 che per primo ha creduto all’area quando ancora del masterplan comunale non v’era traccia e a pochi passi dal gioiello appena restaurato della Chiesa di San Giovanni a Carbonara.
 

Viva La Vite si unisce a Made in Cloister che si trasforma in un’ampia area di visita, acquisto e degustazione in mezzo alle opere d’arte esposte. Solo domenica 26 e lunedì 27 marzo.
 

Napoli (e la Campania) non esprimono solo grandi cantine di qualità che scelgono i metodi di coltivazione naturale in vigna senza ‘trucchi’ in cantina.
Per restare al capoluogo, ci sono ottimi ristoranti (dal due Stelle Michelin Veritas a piccoli e grandi ristoratori come Cap’Alice per citarne solo due) ed altrettanto incredibili bistrot che hanno da tempo o addirittura dall’apertura solo scelte naturali a calice e a bottiglia persino per i calici da meditazione o per l’amaro/dessert.
Qualche nome? Il neonato Jus che collabora all’iniziativa, l’altrettanto neonato Indovino - idea di una giovane coppia dell’avellinese che ha fatto un percorso molto simile agli ideatori della fiera - che ha rivoluzionato la degustazione nel centro storico proponendo soprattutto cantine irpine, fino a Vineria Bandita ed al più longevo e popolare, mezzo inglese mezzo napoletano, Oak (che unisce alla passione per la birra quella per il mosto) senza dimenticare un avamposto come Dialetti, di prossima espansione.
 

Oltre a tutte le regioni italiane e a una nutrita rappresentanza di paesi esteri e di distributori, dalla Campania partecipano undici cantine in rappresentanza di un movimento ben più ampio: scoprite altre referenze con l’aiuto del vostro vinaio o del vostro oste di fiducia dovunque voi siate (se mi leggete da Milano, andate a Palinuro Bar): le province più rappresentate in fiera sono Benevento (Podere Venere Vecchio un must, io sono curiosa di scoprire Robb de Matt di Foglianise) e Avellino (difficile scegliere, sicuramente Tenuta Nardone sarà per molti una bella scoperta).
 

Salerno, uno dei migliori terroir locali, è presente con un solo piccolo gioiello, l’azienda agricola Case Bianche: ho scoperto anni fa dal mio vinaio di fiducia il loro imperdibile spumante dosaggio zero, le Matte. Non l’ho più lasciato.
 

Dietro queste storie di vignaioli naturali ci sono spesso inversioni di vita che, tradotte in due scelte, vogliono dire prima il pianeta e ritorno al basico: prendiamo per esempio Case Bianche. Nel 2000, Elisabetta e Pasquale lasciano il proprio studio di architetti per occuparsi dell’azienda agricola di famiglia a Torchiara, compiendo le prime vinificazioni sperimentali per capire le propensioni e l’attitudine del suolo. Incontrano poi Fortunato Sebastiano, giovane enologo che li accompagna nel primo imbottigliamento. Da allora gli oltre 5 ettari di terreni, coltivati anche ad ulivi, agrumi e fichi, crescono e si sviluppano in un ambiente unico per biodiversità, Patrimonio Unesco.
 

Anche Tenuta Nardone è un esempio di strenua lotta per salvaguardare la diversità. Pupo, giovanissimo agricoltore laureato a Bordeaux, ci è riuscito (imperdibile - per qualità e prezzo - il suo Taurasi Naturale, Terre di Venticano: per sfatare il mito che il vino naturale è carissimo). E da qualche anno - complice l’amore - lavora con una donna americana che si è imbattuta nella sua storia mentre cercava le sue radici ed è tornata in Italia aiutandolo nella sua avventura. Pupo, all’anagrafe Nicola, dopo la laurea prende in mano i terreni di famiglia (fa anche olio) e li coltiva senza diserbanti e senza concimi chimici, la sua uva raccolta a mano va in vinificazione con zero aggiunte.
 

Il fascino di Napoli va oltre le sue leggende, il suo carico enorme ed unico di storia e architettura - dal classico al contemporaneo, come dimostra la ristrutturazione del chiostro dove si svolge la fiera.


Non si contano le classifiche di magazine o di quotidiani internazionali che la situano tra le 20 o le 50 mete da visitare once in a lifetime.
 

Molti luoghi sono e restano (fortunatamente) solo per (spesso numerosi) visitatori speciali, abili ad intercettare prima di tutto la ricchezza culturale di questa città unica al mondo.
Uno sicuramente è Made in Cloister dove si svolge questa fiera e dove tutto l’anno un calendario culturale accontenta diversi tipi di gusti (musica, arte, design).
 

L’altro è molto speciale ed è così come lo vedete da sei secoli (l’immagine di copertina di questo articolo non rende giustizia all’immensità del luogo): la Vigna di San Martino è un unicum mondiale. Unica vigna urbana rimasta intatta ed ancora produttiva, è stata salvata dalla speculazione nel 1988 da una famiglia di mecenati e curatori (la Fondazione Morra) che la acquista. Fondazione Morra nelle sue sedi in città (Casa Morra e Museo Nitsch) offre un calendario espositivo e culturale internazionale da oltre 35 anni. Collabora con musei ed istituzioni di altre nazioni e non di rado i suoi progetti che mischiano arte, natura e poesia nati proprio alla Vigna viaggiano all’estero.
 

La Vigna, oltre ad essere sede di mostre e performance, è anche sede di corsi per adulti e bambini per l’avvicinamento all’agricoltura sostenibile. 
 

Produce in biologico su 7 ettari di falanghina, catalanesca, piedirosso, oltre frutta e agrumi, olio. I terrazzamenti e le volte in tufo sono rimasti identici a sei secoli fa, quando i monaci benedettini del sovrastante, attuale, Museo statale della Certosa di San Martino, coltivavano questa maestosa proprietà collinare baciata dal sole e dal mare con i metodi ora definiti ‘ancestrali’.
 

L’ho visitata l’ultima volta grazie a un workshop di ‘fotografia naturale’ tenuto da Karel Doig: una sperimentazione di ‘camera chiara’ con uso del tannino e vitamina C come fissatori a cura di Raffaella Morra per il suo Independent Film Show nato nel 2000. Abbiamo letteralmente composto le nostre immagini (usando fiori ed erba o altri elementi naturali come soggetti) impressionandoli con queste emulsioni su carta fotografica e pellicola che poi è stata proiettata la sera stessa al programma ufficiale del festival internazionale.
 

Prima che la fiera apra, Giorgia dell’associazione che la organizza, ha risposto a qualche domanda. Sono nati nel 2016, la loro prima fiera è del 2017 e organizzano anche tour in cantine.
 

Come mai Napoli? E come mai Made in Cloister? Ottima scelta, luogo dalle enormi potenzialità

Sentivamo l’esigenza di espanderci e portare il nostro format oltre i confini della nostra regione e della nostra zona comfort. Abbiamo scelto Napoli perché non ci sono fiere in Campania di questa tipologia, nonostante il crescente interesse per i vini naturali. E in particolare il Made in Cloister perché cercavamo una location identitaria del luogo (così com’è per Pescara dove si svolge nell’ex distilleria Aurum), la centralità e anche la vicinanza alla stazione sono stati elementi determinanti. 
 

Le esperienze migliori che avete appreso nelle edizioni pescaresi per questo formato?

L’edizione di Pescara è stata un crescendo, sia a livello di partecipazione di produttori, di pubblico e lavorativamente anche per noi. Abbiamo cercato di migliorare l’offerta di anno in anno e anche la logistica e l’organizzazione per offrire il miglior servizio possibile ai partecipanti. 
 


Il vino naturale è un effetto destinato a durare o una delle 'wave' gastronomiche che passeranno in fretta?
 

Il settore del vino naturale è in costante crescita. Non è una moda. Ci sono sempre più interessati e sempre più produttori che scelgono di valorizzare e salvaguardare la terra, il territorio e la natura. Perché è da li che parte tutto. Dal rispetto della natura. E soprattutto in questo periodo storico, caratterizzato dalla crisi climatica, la scelta di non sfruttare la terra (evitando l’utilizzo di pesticidi o prodotti chimici in vigna) ma assecondarla e cercare di coglierne il meglio è sicuramente una scelta coraggiosa ma penso sia moralmente la più corretta. 

Poi chiaramente ci vuole la coerenza anche nella lavorazione in cantina. E le capacità di saper produrre vini “buoni”. 


A livello di produttori, dove si situa l'Italia?

L’Italia ha tantissimi produttori di qualità, c’è chi lo fa da 20 anni, chi è arrivato dopo e ci sono sempre più cantine e sempre più giovani che scelgono questa strada.
 

Come scegliete i produttori? Invitate tutti? Avete invece una precisa selezione?

Selezioniamo solo produttori che usano uve proprie o circostanti, non usino alcun tipo di pesticida, concimi di sintesi o viti geneticamente modificate. Vignaioli che usano irrigazione solo a goccia e solo per soccorso estremo della pianta in difficoltà, concimi naturali (letame, alghe, microrganismi), sovescio o inerbimento autoctono. I nostri vignaioli fanno soltanto vendemmia manuale, non usano batteri e vitamine: in cantina permessi solo anidride solforosa e lieviti indigeni. Sul nostro sito pubblichiamo i requisiti completi per l’ammissione.


Rispetto ad esempio ad esperienze come Vinnatur in cosa si differenzia il vostro formato per il pubblico che vi partecipa?

Non mi permetto neanche di fare paragoni con Vinnatur. Sono una grande associazione di produttori guidata da Angiolino Maule, che ha fatto tanto per il vino naturale.


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