SOS Design in un'isola (pubblica) veneziana

VID: Venice Innovation Design a San Servolo, buona l'idea manca una curatela

sezione: blog

07-08-2018
categorie: Design, Corporate,

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SOS Design in un'isola (pubblica) veneziana

VID: Venice Innovation Design a San Servolo, buona l'idea manca una curatela

Non convince la prima edizione di Venice Innovation Design (per la scelta delle soluzioni di arredo e per una patente mancanza di curatela che è firmata da Giallombardo - le prime sono dieci, la migliore per progetto senza dubbio LCF) ma l’idea di base è assai buona. 

 

L’isola di San Servolo, 18 minuti da San Marco e 5 dal Lido con i trasporti pubblici, cerca sinergie con aziende che donino arredi o che si occupino di alcune ristrutturazioni (ad esempio ridisegnando e ammobiliando aree comuni o le stanze della loro foresteria, 6 quelle già realizzate da tre marchi di design locale ma in tutto ce ne sono 175) per valorizzare la funzione ricettiva promuovendola ad una categoria superiore e per potenziare quella congressuale ed espositiva, già florida. 

In cambio, a seconda della cospicuità del loro intervento, possono utilizzare l’Isola per i loro eventi e comunque avere in maniera permanente i loro arredi in uso e in mostra per le migliaia di visitatori che, per i più svariati motivi, vi soggiornano o l’attraversano.

 

Insieme ad altre proprietà (come Villa Widmann Rezzonico Foscari a Mira ed il Museo di Torcello) l’isola a differenza di molte altre sue vicine (dalle sue vetrate si vede San Clemente, ex manicomio femminile ed ora hotel di lusso) è pubblica, parte della Città Metropolitana di Venezia. Altre sono in vendita, la più contesa è Poveglia, ma San Servolo rimane saldamente pubblica.

 

Una società in house - la San Servolo Servizi - la gestisce. In utile (nonostante i tanti impieghi per la ristrutturazione e la valorizzazione, registra un avanzo di circa 500.000 euro) è diretta da poco da un ingegnere - Andrea Berro - appena riconfermato per tre anni dalla giunta di Brugnaro (che si distingue per alcuna operativa nelle attività creative nonostante il Veneziano sia il secondo polo di produzione di arredi in Italia e sia sede di molte università, una anche di design il cui ranking però non è più validissimo). 

 

In città (comunale e metropolitana) non esiste un assessorato alla Cultura e va ricordato che le deleghe alla Cultura, insieme a quelle degli spazi acquei altra nota dolente in città soprattutto per le recenti morti violente, sono rette sin dalla investitura a sindaco dall’imprenditore Luigi Brugnaro,  centro-destra, noto per rapide fortune e per l’eterogeneità dei suoi business: dalla chianina all’immobiliare su grandi metrature al lavoro interinale che gli ha garantito forse i voti compatti del tessuto imprenditoriale locale. In un caso - i Pili di Marghera - si assiste al paradosso che il sindaco sia attore di una causa contro sé stesso come imprenditore per la mancata bonifica di suoli acquistati ad un prezzo-strenna.

 

Torniamo alla valorizzazione attraverso il design contemporaneo: siamo lontani quindi anni luce (per una città a vocazione culturale come Venezia) dall’avere un assessorato che ad esempio a Milano mette insieme creatività design e moda e facilita le sinergie pubblico-privato che sono il mantra di Berro. Tuttavia il fermento intercettato da VID (acronimo di Venice Innovation Design, così si chiama il programma di restyling attraverso il design contemporaneo made in Italy attivato a San Servolo di cui già si prepara la seconda annualità) si muove nel solco giusto, pur procedendo senza organicità in stile - va anche bene il mix and match ma sarebbe da calibrare attentamente  - e curatela.

 

Chi può farsi avanti? Le aziende del Made in Italy, meglio se locali (poi può capitare che la reception sia affidata a Cosentino, azienda spagnola di lapidei che ha trionfato come sponsor dei migliori eventi all’ultimo Fuorisalone, con un’accoppiata assai ‘vistosa’ e non certo minimal con Vistosi che dona un lampadario a cascata) e non vi è, ci dicono, una formula fissa: tutto nasce dall’incontro e da una conversazione aperta. La scintilla per il programma di VID è nata, rivela Andrea Berro, da una visita al Salone del Mobile di Milano dove è scattato l’amore per il progetto contemporaneo…

 

Monastero benedettino, riconvertito a lazzaretto militare prima ed asilo per i malati di mente subito dopo, San Servolo alterna fortune e disgrazie fino alla legge Basaglia quando i ‘manicomi’ vengono di fatto destrutturati e inizia un faticoso percorso di ‘riabilitazione’ e rimessa sul mercato. Oltre ad essere sede di un’università americana consorziata con molti altri atenei (la VIU) e sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, è anche studentato durante l’anno accademico per una vasta platea di iscritti (in particolare per Ca’ Foscari ed il suo club di eccellenza almeno fino a che anche questa università, seguendo l’esempio di IUAV con i Cruciferi, non si sarà costruito il suo campus che sarà tra san Giobbe e santa Marta) ed ospita circa 170 congressi, mostre, party ed eventi privati all’anno con un rendimento per dipendente (si parla di soli 10 addetti) altissimo per produttività e fatturato.

E’ sede di un Museo del Manicomio e conta cinque edifici non vincolati (se non per le facciate) immersi in un parco straordinario qui e lì puntellato di opere, anch’esse accumulate senza troppa tensione curatoriale. 

 

Da sempre - almeno da quando il festival esiste - ospita l’unico evento dance-elettronico internazionale che riesce ad accadere - e ad accendere! - a Venezia (ad opera di un gruppo di francesi testardi e dal buon gusto, si tratta del More Festival) e numerosi eventi musicali di stampo soprattutto concertistico e jazz che hanno il merito di portare musica tutto l’anno o quasi a Venezia.