Mark Ravenhill, creatore di teatro

La sua intervista integrale, da oggi, su Slow Words People and Stories from this World

sezione: blog

18-09-2014
categorie: teatro, performance, Slow Words,

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Mark Ravenhill, creatore di teatro

La sua intervista integrale, da oggi, su Slow Words People and Stories from this World

Un terrazzo meraviglioso, piena estate, Venezia, I gabbiani cantano a squarciagola e l’aria è così cristallina, i pensieri così rapidi, resi elettrici ed eccitati dal terso del blu che circonda le teste.

 

Il sole abbacina gli occhi, lui siede con un cappello davvero pop sulla testa, sorseggiando un caffè shakerato con me. Entrambi senza latte e senza zucchero.

 

 

Ad intervalli regolari, enormi ed oscene navi da crociera tagliano la nostra vista sull’Isola della Giudecca, oscurando il sole, la vista, l’immaginazione, riempendo di musica spazzatura le orecchie visto l’alto volume dei loro stereo.

Lui, la prima volta qui, ne è sorpreso.

 

Le sue mani – piccole, curate, bianche – sono entrambe macchiate di un inchiostro assai rosso, come se fossero ferite e sanguinassero. Adora vedere la reazione di quelli che gli stringono la mano, subito dopo divertito dice loro che si tratta di inchiostro, nessun problema.

 

Lui è Mark Ravenhill, uno degli scrittori europei di maggior successo, che non si è seduto sulla fortuna del suo primo pezzo, di teatro, Shopping and Fucking uno dei più tradotti e rappresentati di quel periodo.

Sì, è uno dei pilastri del nuovo teatro inglese.  Parla di lui dei suoi tempi, senza fermarsi.

 

La prima volta a Venezia, ha diretto un workshop di sceneggiatura durante la locale Biennale di Teatro.
Lo abbiamo intervistato, a lungo, su Slow Words People and Stories from this World sul  weekly diffuso, dal 18 settembre, ai nostril 5200 (avidi) lettori.


Le domande che trovate di seguito, non fanno parte di quella lunga intervista: qui vogliamo condividere altri suoi punti di vista. Uno sull’esperienza di attore e l’altro come giornalista. E, certo, qualche altro particolare dell’esperienza veneziana di docente di nuovi sceneggiatori!

 

Come attore, anche se la tua esperienza è stata breve, qual è stato il tuo regista preferito, che tipo di generi preferivi?

 

Ho recitato troppo poco per rispondere, poi ho solo scritto un paio di pezzi giusto perché pensavo che recitarli mi serviva poi per sviluppare la scrittura. Come scrittore, crei qualcosa per gli attori quindi significa anche mettere sfide, difficoltà…Ho avuto anche altri ruoli in teatro, ma da attore pensavo sempre a dire di sì. Non criticare il direttore, non cercare di pensare cosa pensasse, mi limitavo a considerare che non ero io a dirigere, che ero lì, che era una bella esperienza (sì, certo, non volevo che fosse così per il resto della mia vita!): nessuna frizione, nessun conflitto: il regista voleva che io facessi questo e io facevo questo.



Come giornalista
(Mark scrive per il The Guardian come critico teatrale, ndr), qual è lo stato dell’arte oggi in Inghilterra, ad esempio circa le crisi del settore editoriale?

 

Certo, è stata una cosa graduale, ma ho notato che particolarmente negli ultimi due anni, la migliore energia e le migliori nuove idee nella critica d’arte vengono da internet e dai blog. Anche solo tre anni fa, il meglio lo trovavi ancora leggendo i media mainstream e i blog erano ancora troppo amatoriali, ma adesso sono migliorati ed hanno un sacco di seguito. Molti preferiscono informarsi e leggere le critiche sui blog. Inoltre, il numero delle parole che i giornali destinano ad articoli di critica è notevolmente diminuito, anno dopo anno. E’ difficile recensire un nuovo pezzo di teatro, magari complesso, in un giornale facendosi bastare 200 o al massimo 300 parole. Il problema dei blogger è che fanno tutto gratis anche se sono molto bravi e non riescono a farne una vera professione. Cosa succederà, quindi, di tutto questo?



Hai lavorato con schemi fissi o hai improvvisato con gli studenti?


Ho sempre qualcosa di preparato, il meno possibile, perché voglio ascoltare, sentire, o meglio vedere, verso dove vanno gli studenti. Quindi diciamo che ho messo dei punti da cui partire, e ho pianificato qualcosa come rete di sicurezza se la classe non fosse stata ispirata – qualcosa del tipo “se non mi date niente in cambio, andremo attraverso lo schema A, B, C….Questo gruppo di studenti a Venezia è stato buono e non abbiamo avuto necessità di applicare schemi. Buttavo qualcosa nella classe e loro reagivano bene. Il primo giorno che sono arrivato, ho subito capito come sarebbero stati gli altri cinque. Ho visto l’energia, ho visto la potenzialità.



Sei innamorato adesso, Mark? Sia se si sia se no, pensi ci sia una forma di amore da fiction che sia in grado di durare per sempre, in certi modi?


Sì, sono innamorato e ho fatto un matrimonio civile con il mio partner a Londra nel 2009, adesso lui lavora in Austria (a Bregenz, dove questo paese incontra l’Italia). Proprio perché siamo in due nazioni differenti, occorre lavorarci su, come curare le piante. Lavorare ogni momento per rinnovare il sentimento, innamorarsi della stessa persona molte volte, ogni giorno. Sì, spesso, innamorarsi ogni giorno. Questo tipo di sentimento è differente dagli amori di quando si era più giovani, quando era tutto sempre super woow ma durava tre settimane o tre mesi al massimo….Preferisco il tipo di amore dove devi lavorarci di più.