Città. Architettura e società. 10a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia

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Città. Architettura e società. 10a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia

Molte le novità della Biennale di quest’anno, nel tentativo (forse) di razionalizzare partecipazioni tematiche e grandi progetti collaterali, oppure per tentare di dare lustro all’architettura italiana. La Biennale di Burdett si snoda a Venezia, tra gli spazi dell’Arsenale (Corderie), e del Padiglione Italia (ai Giardini). Quella ministeriale ritorna con il progetto Sensi Contemporanei (nato in occasione della 50 Biennale Arte) che tenta di innestare le mostre veneziane con il rilancio turistico culturale del Sud Italia: alle Gaggiandre (Città di Pietra, curata da Claudio D’Amato) e a Palermo (Città Porto, curata da Rinio Bruttomesso, che apre il 15 ottobre).

La città, lo sviluppo, le direzioni possibili della governabilità per megalopoli che vanno dai 4 ai 35 milioni di abitanti, come Tokyo: la Mostra analizza, attraverso un monumentale complesso di dati visuali e prospettici (dalle foto satellitari ai quesiti statistici aperti) 16 grandi città euro-afro-asiatiche. Il 19 novembre la Biennale pubblicherà un’Agenda per le Città del XXI Secolo, dopo la consegna dei Leoni D’Oro (l’8 novembre al Teatro Malibran: il 10 settembre è stato solo assegnato il Leone D’Oro alla Carriera a Richard Rogers).

Il Padiglione Italia passa in rassegna i progetti per le città future prodotte da 13 scuole internazionali (tra cui l’housing per le vittime di Katrina a cura degli studenti della Parson School di New York: due mesi tra workshop di progetto e costruzione sul campo delle unità disegnate in team!). Due i magazine invitati da Burdett a recensire le città con progetti speciali: C on Cities una colossale collettiva di fotografi dal mondo di C Photo; Fiction Pyongyang uno slide show – a metà tra fiction ed etnografia – sulla Corea del Nord di Domus. Durante i giorni del vernissage, per la prima volta, la Biennale ha invitato i maggiori architetti (Hadid, Fuksas, Koolhaas, Rogers, Forster, Herzog, Piano ed altri) in conversazioni aperte al pubblico. La mancanza di condizionamento d’aria e soprattutto la difficoltà di allestire un precario padiglione non rendono il nostro primo esperimento di partecipazione nazionale nella storia delle biennali di Venezia certo una mostra ben fruibile.


Sicuramente le maggiori novità tra le 46 partecipazioni nazionali, sono due: la prima è un’esperienza utopica e comunitaria di un gruppo di 24 architetti e designer che abitano per tutta la durata della Biennale il padiglione francese, divenuto una casa-progetto o Metavilla da loro costruita ed animata. La seconda, dopo le polemiche nate alla scorsa biennale Arte, è che l’Italia ha finalmente il suo Padiglione nazionale. Il Padiglione Italiano non è al Padiglione Italia né a quello del DARC (ribattezzato Padiglione Venezia, ospita una mostra fotografica del cantiere del Maxxi) ai Giardini, ma è alla fine dell’Arsenale, nei pressi del Teatro alle Tese. Curato da Franco Purini, ospita La Città Nuova, Italia-y-2026. Invito a VEMA: 20 gruppi di architetti dai 30 ai 40 anni immaginano una città del futuro tra Verona e Mantova e ne progettano ogni dettaglio, dagli ospedali basati su nuove concezioni della patologia medica (miglior progetto) all’informazione, all’intrattenimento.