Conversazioni all'altro capo del mondo: Melvin Ong, 29 anni, designer

Uno degli astri nascenti del design del Sud Est Asiatico ci racconta di sé e delle prossime mostre

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Conversazioni all'altro capo del mondo: Melvin Ong, 29 anni, designer

Uno degli astri nascenti del design del Sud Est Asiatico ci racconta di sé e delle prossime mostre

Melvin Ong, 29 (quasi 30) anni, siede con me a conversare ed abbiamo mezzo mondo in mezzo a noi: io sono a Venezia prima di partire per il suo paese (Singapore) per visitare e raccontare la locale Design Week e lui è lì, indaffarato a preparare le sue prossime mostre al più importante evento dedicato all’arredo nel suo continente, l’Asia.
Ci siamo conosciuti un anno fa, per la prima mostra collettiva di designer di Singapore a Milano, in occasione del Salone del Mobile e io lavoravo come pr e ufficio stampa della mostra: con il suo giovanissimo gruppo di lavoro (lo studio Desinere) ha raccolto gli articoli della stampa internazionale più entusiasti e ha ricevuto gli interessi più qualificati da chi conta nel design internazionale. Insomma un giovanissimo designer da tenere d’occhio tra i nuovi autori del Sud-Est del mondo.


Tra pochi giorni sarà chiamato a rappresentare nuovamente il design asiatico in una mostra speciale, organizzata a Singapore da Surface Asia (la pubblicazione gemella di un’omonima rivista di moda e design americana, con sede a New York) ed espone le sue nuove creazioni artigianali anche alla Singapore Design Week in più di una mostra. Se soltanto proviamo a scoprire le ragioni per cui ha chiamato il suo studio Desinere, saremo già immersi nell’essenza delle sue creazioni che interagiscono molto bene con gli usi e le abitudini contemporanee nella sfera domestica, utilizzando con acume tecniche artigianali del continente. Usando un vocabolario di segni che se tradotto in linguaggio, sarebbe composto solo di frasi lente ed attente.
Desinere è una parola giapponese, significa pausa o silenzio. Per raccontarsi, Desinere utilizza una citazione tratta da In Pursuit of Silence di George Prochnik: “La qualità della pausa alle radici del silenzio è quella che ci rende possibile apprezzare veramente la vera natura sensoriale del mondo. Tutti noi bramiamo il rumore da qualche parte, qualche volta nelle nostre vite ma abbiamo tuttavia spostato l’asticella dell’equilibrio troppo in direzione della chiassosità e abbiamo ridotto all’osso le nostre oasi di quiete tanto che abbiamo perso sia la volontà che la capacità di ascoltare cosa c’è là fuori”.


Quel che scoprirete in questa conversazione è come il design si sposta dalla materialità dell’oggetto alla pura emozione che contiene e dona; come un complemento d’arredo può primeggiare nella più vasta sfera della produzione di arredi per la casa e come può essere impegnativo e stimolante fare il progettista oggi.

La tua storia in dieci righe


Il mio cammino come progettista inizia quando mi sono iscritto alla Nanyang Academy of Fine Arts, Singapore, dove mi sono poi laureato in Disegno Industriale e di Interni. Dopo la laurea ho deciso di prenderne un’altra, ma all’estero, in Design di Prodotto e sono finito alla Central St Martin’s di Londra dove il corso dura due anni. Poi ho lavorato per due anni lì in un’agenzia di branding (Brand42). Infine, quindi dopo quattro anni passati nel Regno Unito, ho deciso di tornare a casa e aprire il mio studio. Accade nel 2012.



Che tipo di incontri hai nella tua routine lavorativa (o che avevi)? Descrivine almeno uno.
 


Beh, corro costantemente da un posto all’altro. A parte mandare avanti lo studio, sono anche un tutor part-time alla Nanyang quindi due volte alla settimana sono lì a lavorare. Con lo studio, mi occupo di seminari che insegnano a creare con la carta piegata e mi piace incontrare designer ed artisti che provengono da discipline differenti dalle mie. Ad esempio, adesso sto lavorando con un disegnatore di moda su una collezione di gioielli e con un esperto di terrari per progettare vasi da fiori. Mi piace moltissimo: è un modo fantastico per aprire la propria mente e imparare da progetti collaborativi di questa natura e da progettisti che lavorano in un campo completamente differente. Soprattutto penso che, in una certa maniera, sia meglio non avere affatto una routine fissa e consolidata ma continuare sempre a fare cose differenti (e stimolanti).



Quanto è difficile iniziare una nuova attività imprenditoriale nel tuo paese e quanto è difficile poi trovare delle commissioni?


Ad essere onesti, non mi vedo come un imprenditore ma piuttosto come un designer che segue le sue passioni. Sono un pessimo uomo d’affari e non sono molto bravo neanche a vendere me stesso, ma sono fortunato ad avere un solido network di amici che mi aiutano e mi consigliano. Quando inizi la tua attività, c’è un sacco di lavoro da fare e soprattutto così tanti aspetti da tenere conto, tutte cose ben oltre la semplice attività di progettazione. Alla fine mi sento molto un giocoliere del tempo che deve costantemente tenere a bada la produzione in ogni suo aspetto.



Cosa ha fatto la società per te?


Penso che oggi la curiosità e l’apertura verso il design di Singapore ed i suoi esponenti sia di migliore qualità rispetto ad ieri. Certo non posso dirti sia facile, ma anche l’attenzione dei media e la collaborazione con i negozi è migliorata. Insomma, c’è molta più consapevolezza e anche interesse verso i designer del paese e spero Singapore continui a crescere in questa direzione. E’ un processo lento, ma almeno qualcosa sta accadendo.



Cosa fai tu per la società?


Immagino tu me lo chieda in termini di progetto. Non penso che le mie creazioni possano migliorare significativamente il modo in cui viviamo, ma penso piuttosto di voler creare pezzi da conversazione, arredi che mettono in discussione le nozioni precotte e che nascono perché ispirati da piccole cose della vita che spesso ci attraversano senza che siamo in grado di dedicare loro un secondo pensiero.



Mi racconti di qualcosa di bello che ti è successo recentemente?

Ti potrà sembrare un pochino frivolo, ma ho riscoperto il mio amore per i Lego. La cosa bella è che anche la mia fidanzata li adora. Mica sapevo che questi piccoli mattoncini potessero creare una tale dipendenza!



Ti va di condividere la tua passione culinaria?


E no…Io non cucino! Sai, abbiamo una tale varietà di ottimo cibo qui a Singapore che sono davvero viziato dal mangiare fuori…Recentemente, però, ho scoperto la meraviglia assoluta del brie.



Cosa ti piace bere?


Veramente, io non bevo. Qualche volta una birra ma direi che per la maggior parte del tempo bevo tè o caffè. Penso sia un retaggio inglese che mi è rimasto.



E la musica e un libro che sono lì con te adesso?


Adesso leggo ‘The wind up bird chronicle’ di Haruki Murakami, fantastico. La musica, direi qualsiasi cosa, a partire dai Sigur Ros.



Un talento che hai e uno che ti manca?


Suonavo l’Eufonio (tuba o flicorno baritono, ndr) e un po’ la tromba in una banda sinfonica quando ero più giovane, ma non penso di esserne più capace.


Come procedono i tuoi preparativi per Maison&Object (M&O) Asia e per le tue altre mostre alla Singapore Design Week?

Dopo aver esposto al Fuorisalone (Milano), sono stato intervistato da Surface Asia e mi hanno poi dato l’opportunità di esporre come “designer emergente” in una sezione speciale curata dalla rivista all’interno della prima edizione del salone parigino dedicato al design e all’interior qui a Singapore. Siamo tutti giovani progettisti di Singapore, Tailandia ed Indonesia. Mostrerò quasi tutti i pezzi che ho già portato a Milano e questa mostra apre una settimana prima della settimana “ufficiale” del design a Singapore quindi capirai che per me questo mese di marzo 2014 è assai pieno! Dopo M&O Asia, inizio con Singapore Design Week e IFFS (International Furniture Fair Singapore) e mi sembra quasi di fare un “back to back” (quando un dj suona un disco, l’altro prepara e suona il prossimo, ndr)!



Dove esponi alla Singapore Design Week?


Il mio studio ha uno spazio al quartiere fieristico con IFFS e poi io avrò anche un piccolo posto a Singaplural (l’evento satellite che si svolge in molti showroom della città in occasione della Singapore Design Week, ndr) in un grande centro commerciale dove partecipo ad una mostra collaborativa (Design Arena) con Kimming Yap (Creativeans) e quindi lavorerò con loro e con un altro artista.

Esporremo oggetti fatti di differenti materiali attorno ad un tavolo: Creativeans userà come principale materiale il feltro io invece fermacarte nuovi di carbone e cemento. Quindi potrai vedere i nuovi modelli neri e anche alcuni nuovi pezzi in ottone e bronzo che ho proprio prodotto in occasione di queste mostre (si tratta di Fouette, tra le foto di quest’articolo: il nome è mutuato dal francese: l’atto di sollevare la gamba compiuto da una ballerina prima di eseguire la piroetta, ndr). Oltre a me, c’è un artista concettuale che crea accessori organici per la tavola. Ci troverai tutti al Park Mall e tutto quel che mostriamo sarà in vendita. Presento anche degli accessori in carta, come il nuovo Fraise. Di Fouette ne ho fatti solo sessanta, quindi, in un certo modo si tratta di un’edizione limitata. Aspetto la risposta del pubblico, se sarà buona continuo la produzione.



Pensi che produrrai Fouette solo in finitura matta?


Questi primi esemplari sono sabbiati a mano e l’artigiano giapponese che lo produce non li lucida troppo perché ha paura che si perdano gli angoli. L’unico cambiamento che possiamo operare potrà essere nel tipo di metallo utilizzato. Dopo ottone e bronzo ci potrebbe essere l’argento.



Sei riuscito a tenere il prezzo al pubblico contenuto?


Non è certo troppo caro, ma non è neanche un oggetto economico. Direi che sono nel mezzo, anche perché la quantità minima per iniziare la produzione è stata fortunatamente bassa. Di solito i produttori ci chiedono centinaia di pezzi per decidere di accettare un ordine. I ragazzi giapponesi con cui lavoro, fortunatamente mi hanno permesso di iniziare con una piccola quantità: anche se il prezzo è ancora direi sul versante del costoso e non del cheap, ma non è così tanto alto come sarebbe potuto essere. Ho ancora margini di aggiustamento del prezzo al pubblico, comunque.



Perché vai a produrre in Giappone invece di farlo nel tuo paese?


Non abbiamo qui da noi gli artigiani che possono fare quel che ho fatto con Fouette. Il ragazzo che mi ha aiutato a collaborare con artigiani nipponici per i miei pezzi di ceramica esposti al Fuorisalone mi ha dato anche i contatti con gli attuali produttori del fermacarte che sono in grado appunto di fondere i metalli.

Infatti l’anno scorso, dopo essere stato a Milano, sono volato direttamente in Giappone per incontrare queste persone, che sono direi molto aperti a lavorare con designer fuori dal paese. Ecco come tutto è iniziato!



Secondo la tua esperienza, per vendere o per i contatti commerciali è più importante M&O o il Fuorisalone di Milano?


Robinsons, uno dei nostri dealer più importanti, ha già preso il nostro contatto (anche se al momento M&O Asia non è ancora iniziato) e ci ha già chiesto di vendere alcuni dei nostri prodotti. Direi che si tratta di una grande opportunità per noi.



Dopo la mostra milanese, come sono andate le richieste di informazione e quindi le vendite?


In termini di vendita e di volume di affari, non abbiamo totalizzato molto alla fine. Ma in termini di rassegna stampa e di pubblico, beh, è stato totalmente differente. Veloce come andare su uno snowboard! Un sacco di riviste ci hanno chiesto interviste e hanno poi pubblicato articoli e questo ci ha portato a una crescita esponenziale di contatti: molte persone ci chiedono di collaborare o ci chiedono di vendere le nostre creazioni nei negozi, soprattutto in Singapore. All’estero, ci ha contattati un portale online di design di New York: una signora che ha visto i miei pezzi pubblicati su un blog dopo la mostra di Milano mi ha ordinato un set di fermacarte. Mi ha scioccato perché normalmente tutti si prendono tempo per decidere se comprarli o no: li toccano, li studiano, li soppesano, li paragonano ad altri…Lei no, ne ha ordinati 20 senza neanche averli visti!



Hai avuto altre commissioni di progettazione di interni o di design per la moda nel frattempo?


E’ dopo Milano che il designer di moda con cui collaboro per la collezione di gioielli mi ha contattato e dividiamo anche lo studio insieme. Mentre, una signora di Seattle mi ha chiesto di progettare gli interni della sua nuova attività e per questo sono molto felice ma anche un po’ stressato!



Fouette è un fermacarte perfetto per giocare. Consente di muovere le mani quando si sta al telefono in ufficio e c’è bisogno di allontanare la tensione o alleggerire quello che si sta facendo.


Sì anche se è abbastanza pesante e quindi anche farlo ruotare è una piccola sfida. Ho chiesto alla mia fidanzata (è una ballerina) quanto sia difficile fare una fouette e lei mi ha spiegato che è un passo solo per danzatori esperti….