Londra creativa tra arte e design: un nuovo dizionario per lo still life

Karen Ryan, Jeanne Duncan, le agenzie YCN e KK, Revolver and Atol, slings, many others

sezione: blog

10-11-2011
categorie: Design, Arte, Moda,

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Londra creativa tra arte e design: un nuovo dizionario per lo still life

Karen Ryan, Jeanne Duncan, le agenzie YCN e KK, Revolver and Atol, slings, many others

Londra tra London Design Festival, Frieze, Superdesign e altre mostre o fiere è ancora più zeppa di design e arte, o semplicemente lifestyle puro. Creazioni uniche o seriali, concetti oppure sculture funzionali, molti pezzi mi hanno colpito e li metto in fila in puro ordine emozionale. Non un prima, ne’ un primeggiare. Forse neanche il possedere o tantomeno il vagare ordinato tra un quartiere e l’altro o tra gli appunti dei due viaggi a Londra.
I progetti che leggerete e vedrete nella gallery di immagini sono accomunati tutti da un forte senso di appartenenza all’attualità, all’artigianalità, all’aderenza ad un tema progettuale se parti di mostre collettive, sicuramente si danno tanto da fare per puntare il dito contro certo design e arte in quanto discipline consumistiche. E me con loro.

Le fionde di Christopher Jarratt, in tema di recenti riots ormai non solo primato londinese, giganteggiano in formato extralarge in vetrina da YCN, 72 Rivington Street mentre un multiplo dieci volte più piccolo e dieci volte meno costoso, solo 40 pound, è in tanti esemplari all’interno e si compra oggi allo shop online.
Si possono usare per sparare perline colorate che si schiantano, liberandosi del colore, su un muro dedicato (le perline non sono incluse nella confezione ma possono essere sperimentate nel negozio oppure ce le si può volendo costruire). Fatte a mano, di legno, colorate e grosse di spessore, sono fionde assai leggere e contengono un’ottima definizione oggettuale della “reazione”.  E’ una perfetta commissione per quest’ effervescente agenzia creativa, negozio e libreria, che presidia Rivington Street dal 2001 e ora, dal 2007, si trova di fronte giusto giusto il mastodontico building di David Adjaye che ospita Rivington Place, curiosa, atipica e produttiva fondazione d’arte e visual imaging. E’ curioso come la Barclays abbia assistito i fundraiser di Rivington Place soprattutto rendendo possibile la costruzione dell’edificio ad opera di questo grande architetto. E’ nato tutto grazie ad una corsa in taxi…

Dall’altra parte della città, a West e durante il LDF, Vera Chapter One ricorda come approccio al design quello di Mersh: letterario, colto, di sicuro fictional. Le curatrici di questa mostra – Kirsty Minns ed Erika Muller rispettivamente una product designer inglese ed una grafica francese entrambe in mostra anche con i loro lavori – hanno chiesto a undici designer (inclusi designer di profumi od illustratori e designer di accessori) di lavorare creando oggetti per un personaggio inventato, Vera. E non come capita abitualmente, sotto la dittatura di rapporti di marketing. Questo personaggio è stato “circoscritto” grazie ad una serie di foto (trovate realmente, in un negozio di seconda mano a Brighton) date “in pasto” ai designer come brief creativo.

KK Outlet (KesselKramer, un’agenzia creativa tosta e spiritosa che ormai è la referenza imprescindibile per visite a Hoxton Square anche non durante i festival) presenta Object Abuse: un invito a designer come Peter Marigold e Max Lamb, tra gli altri, a ridisegnare oggetti quotidiani soprattutto usandoli come materiale creativo. Oggetto mangia oggetto, non solo repourposing o rethinking. Anche qui una sorta di ridiscussione ferma e al contempo fine sul consumismo spesso fine a sé stesso di molte marche con poco o quasi nulla da dire.

Lamberty, una delle gallerie più significative di design del XXmo e XXI secolo (di sicuro la migliore tappa al distretto di Plimco durante il London Design Festival), presenta, tra le altre creazioni, una frutto di un dialogo serrato tra il proprietario (Andrew Lamberty) e Mark Brazier-Jones che da vita, dopo la distruzione di vari prototipi a Atol, collezione di tavoli (di varie dimensioni: caffè, pranzo)
in edizioni di otto: fatti in bronzo, richiamano l’essenza organica del corallo o della materia viva.

Revolver è un sistema di mensole proposto d Henny Van Nistelrooy (e in mostra a Flat 1A una curiosa location a West, poco distante da South Kensington e accanto a Vera Chapter One) insieme ad altre e meno fulgide idee. Nato per una commissione (un cliente del designer, negozio di biciclette al centro di Londra, gli aveva chiesto di creare un espositore flessibile) e ora esteso a produzione seriale (ma sempre customizzabile), è un sistema di mensole a sbalzo rimovibili e montabili con un semplice uncino una sull’altra in una struttura/cornice.


Galleria totemica, per dove si trova (10 Spring Place a NorthWest, un grande building recuperato in una zona ancora da svilupparsi sospesa tra quartieri bobo ed altri disastrati) e per come commissiona, mi è sembrata Spring Projects, capitanata da Andree Cooke, conosciuta a Superdesign, dove sono andata per vedere il contesto delle altre creazioni di lighting accanto a Giacomo Ravagli e le sue Barometro. Il contesto di Superdesign non mi è piaciuto affatto, ma quello che ha portato Spring Projects era l’unica cosa valevole a parte le Barometro.
La galleria ha presentato nuovi tavoli di El Ultimo Grito (dalla mostra Escape Into The Upper Air che ospitavano anche in galleria, ci hanno detto con ottimi risultati di vendita) e di una designer inglese (in asta anche il 20 novembre da Pierre Bergé a Bruxelles). Custom Made in England, questo il nome della serie, è un lavoro di Karen Ryan, Londra, che in questo caso usa vecchi arredi, vecchie pellicce e gioielli o specchi riassemblati con curiosi gesti apparentemente sornioni e sciocchi, ma che alterano completamente il volume (e solo apparentemente la funzionalità) delle sedute presentate (la serie comprende anche tavoli ed altro). Dice Karen “Parole come il riuso e la sostenibilità mi sembrano abbracciati dai designer solo come un testamento della loro coscienza sociale, ma ad originarla in realtà è la povertà, attraverso la necessità”.

A Frieze, un nuovo vocabolario per le nature morte alla galleria Donald Young di Chicago (peraltro una new entry in fiera), autrice un colosso della fotografia americana, Jeanne Dunning con i suoi Still Life with Radishes (2010) una serie stampata su carta Hahnemuhle dai formati medi e grandi ( questo in copertina è 74.3 cmX106,7 cm).

Tra la pittura, una giovane europea Helen Appel (l’opera era sotto i 12000 euro, di certo meno cara del design limited edition che pure abbondava anche nella fiera d’arte sotto la definizione di “scultura”), che per Puddle di cui pubblichiamo un dettaglio, lavora alla vecchia maniera con olio su tela di iuta ma criticamente, plastificando innesti pittorici come fossero innesti di realtà sul canvas, usando resina.

Neon presenza massiva in fiera, ma insuperato resta quello di Dominique Gonzales Foerster che accoppiato al parato ricostruisce un’atmosfera post proibizionismo (da 303 Gallery, New York).

Tra la scultura, due artisti selezionati dalla scozzese Ingleby Gallery di Edimburgo. Due surreali ed atipici still life: un paesaggio di lampade di Katie Paterson del 1981 (insieme ad un logbook) a mimare la luce della luna e un paesaggio della memoria (una mensola blu) a fare casa per Peter Liversidge, classe 1973.

Lifestyle? Allora scarpe, da donna e fluo, interamente fatte a mano in cuoio (in Italia, da artigiani che le firmano con il loro nome come si conviene a chi è fiero del proprio fare) per meno dell’equivalente di 290 euro? Esistono, da Tracey Neuls Shoe Boutique a East, vicino a tutto. Ora il negozio ha raddoppiato ed ha aperto anche a Redchurch la stradina modaiola proprio accanto all’entrata dello Shoreditch Club.