I lati positivi del new normal del Covid per la scena culturale

Consolidati i bundling virtuosi e nuovo spazio alle classi meno abbienti

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06-08-2021
categorie: Architettura, Arte, Cinema, teatro, performance, Poesia, Libri,

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I lati positivi del new normal del Covid per la scena culturale

Consolidati i bundling virtuosi e nuovo spazio alle classi meno abbienti

Le città, le isole, le rocche e i piccoli centri sono tutti animati dalle iniziative che negli anni hanno forgiato lo skyline dei festival culturali e musicali italiani con una novità: grazie al Covid - e alle misure di sicurezza obbligatorie - si consolidano bundling di successo che diventano il new normal. E non è per niente male per certi aspetti. Vediamo quali.

 

Era già successo quasi un decennio fa ma era un one-off di pr che non sapevano più cosa inventarsi e fecero un ottimo accostamento ad un’opera quell’anno alla Biennale Architettura (che nel 2021 recupera l’edizione 2020): un cinema flottante disegnato dall’ex socio di Rem Koolhas. 

Una compagnia del calibro di Warner Bros presentò il loro nuovo film blockbuster sulla piattaforma galleggiante fruibile anche dalle barche alla Mostra del Cinema di Venezia: a giugno quest’estate un’agenzia si è inventata l’equivalente in musica, Eolie Music Fest (Colapesce, ComaCose, NuGuinea e la musica pop ‘intelligente’ del bel paese) al largo delle isole da fruire in barca o senza. A Venezia, rivedremo un’altra edizione di un festival (Acque Sconosciute, nato prima del Covid per ripensare il rapporto dei cittadini con la loro laguna) di cinema in ‘barchin’ proprio o messo a disposizione degli organizzatori. Che hanno invitato le maggiori istituzioni culturali veneziane (dal mainstream alla nicchia) a suggerire un titolo da proiettare.

 

Da quattro anni una partnership illuminata lega molto bene un parco archeologico (Pompei) e un Teatro Stabile (il teatro di Napoli ed il suo ex Napoli Teatro Festival ora rinominato d’imperio da De Luca ‘Campania Teatro Festival’). 

Pompeii Theatrum Mundi è un’esperienza dentro l’esperienza, teatro contemporaneo di prosa negli Scavi, gli spettatori passeggiano negli Scavi coccolati ed accolti per raggiungere uno dei più antichi teatri del mondo (dove siedono su comodi cuscini). Il Covid ha sicuramente complicato l’organizzazione qui come in un locale da ballo tra i pochi che hanno il lusso di essere aperti, il Circolo Magnolia di Milano che dalla zona bianca ospita tutti i festival che tradizionalmente venivano fruiti in altri luoghi della città come il Mi Manchi (ex Mi Ami). 

La complessa macchina della prenotazione Covid (che obbliga chi acquista più biglietti a specificare se si tratti di conviventi) obbliga gli organizzatori ad una forma della platea di volta in volta diversa e location ‘informali’ come le gradinate di un teatro greco (o un parco cittadino, uno slargo, una piazza) permettono questa ottimizzazione.

Tra le premiere della quarta edizione del festival pompeiano (che produce tutte le premiere insieme ad Avignone ed altri big del settore), ha spiccato un musical audace, a tratti feroce ma assai romantico firmato dalla regista siciliana Emma Dante e dedicato al rapporto tra vivi e morti (Pupo di Zucchero, un adattamento di una novella di Basile tratta dal Canto de li Cunti). Applausi a scena aperta e nessun problema di audio nella meravigliosa arena greca. Così non può dirsi per le location di altri festival italiani che infatti forniscono cuffie stereo agli spettatori: aerei in volo, clacson o il rumore bianco delle città possono creare disturbi alla fruizione.

 

Il sud Italia registra il più alto numero di ‘bundling’, di matrimonio tra turismo dei luoghi e intrattenimento serale: le grandi regge ed i loro giardini storici sono protagonisti di cartelloni all’aperto che mischiano lirica, jazz ed elettronica, basti pensare a Caserta, Carditello e un luogo epico come le seterie di San Leucio.

 

I teatri d’opera hanno accelerato, spesso con fondi aggiuntivi, la messa in scena open air delle pieces meno impegnative dal punto di vista scenico. E’ il caso tra gli altri dell’opera di Parma, del San Carlo di Napoli (anch’esso, obbligato da De Luca che ne finanzia l’iniziativa a denominarsi ‘regione lirica’ invece di ‘stagione lirica’ all’aperto) e di molti altri big dell’opera ma anche di piccoli centri - non certo epicentri - delle geografie liriche top class.

 

Queste iniziative hanno il duplice pregio di non interrompere il rapporto con i propri abbonati e soprattutto, svolgendosi en plain air, avvicinare altri spettatori che non hanno mai avuto alcuna relazione con questi contenuti ma cercano un intrattenimento epidemiologicamente più sicuro. Anche se non acquistano il biglietto, in molti dei luoghi open air da noi visitati possono accomodarsi su un gradino di una piazza o su un tavolino di un bar vicino e gustarsi un’opera. Oppure, come accade nel meraviglioso Bosco di Capodimonte di Napoli recentemente restaurato, è stato possibile non solo fruirlo di notte per un mese intero entrando anche senza biglietto (il Campania Teatro Festival, sezione estiva, è stato in scena dal 24 giugno al 25 luglio e ritorna a settembre) ma accostarsi alle varie arene e gustare una piece anche se non si è seduti e paganti. 

Questo prezioso side effect derivato dalle misure di sicurezza anti-Covid permette una fruizione culturale anche alle classi meno abbienti. Peccato che organi di stampa ed operatori culturali non ne evidenzino la portata. 

 

Tutti i grandi festival di teatro sono stati confermati e alcuni si sovrappongono, cosa che non sarebbe mai stata possibile ‘nella nostra vita di prima’ dove organizzatori e curatori erano al lavoro per cesellare le date in incastri virtuosi. Oggi uno spettatore può viaggiare da Sant’Arcangelo a Venezia e a Napoli negli stessi giorni e vedere tre festival di teatro in contemporanea (e sicuramente può farlo anche da casa, fruendo - spesso gratuitamente - di contenuti in streaming che continuano ad essere messi a disposizione da ogni calendario di festival e pensati proprio per essere solo online).

 

Sul versante letteratura, confermati tutti i più noti e collaudati festival; ne nascono di nuovi e forse il più rilevante (per il formato) è Biglietti Agli Amici: si è svolto con successo a Rimini per Rimini ed è incentrato sul valore della parola detta, sul racconto orale e sulla Romagna ed i suoi grandi cantori (tra cui l’indimenticato Pier Vittorio Tondelli e il suo libro cult, al centro di una vicenda di ritiro dal commercio, Biglietti Agli Amici).

 

All’estero le cose vanno un po’ diversamente e la musica dal vivo appare meno penalizzata che in Italia dove nelle grandi regioni come il Piemonte, ad esempio, sono confermati tutti i festival più importanti anche nei mesi seguenti, da MiTO a Torino Jazz, ma anche appuntamenti immersi nei boschi come l’Apolide Festival a Vialfrè mentre in Campania (in Irpinia) ritorna lo Sponze di Capossela o (in Cilento) si inventano un festival ex novo nei borghi meno noti della regione. 

 

In Italia solo i club con grandi dehor (oltre al citato Magnolia, anche ad esempio l’Hiroshima Mon Amour) possono aprire in zona bianca, tutti gli altri restano chiusi per la musica dal vivo ed il ballo resta vietato anche all’aperto. Ecco che molti promoter organizzano le line up di dj internazionali in parchi e giardini storici sotto forma di ‘concerto’ dove il pubblico resta seduto.

 

Le autorità federali tedesche hanno promosso (solo) i club più storici ad aziende culturali (grazie ad un incredibile sforzo di lobbying dell’associazione dei proprietari delle discoteche) in modo da ampliare i fondi ed i benefit a cui possono accedere in caso di perdurante chiusura mentre in Italia si discute ancora come salvare la scena culturale ed imprenditoriale dei locali da ballo (chiusi anche in zona bianca). Anch’essi come quelli tedeschi sono un ‘paesaggio tradizionale’ del paese (si pensi alle balere del liscio romagnole e le grandi discoteche raccontate in passaggi epocali di alcuni romanzi, appunto, di Tondelli ma non solo).

Queste molte discoteche che non riapriranno o finiranno per essere risucchiate in torbidi acquisti di riciclaggio sono il milieu stesso della città, imperdibili occasioni di turismo e non solo un luogo dove migliaia di persone esercitano uno straordinario rito collettivo che è la danza. Sono anche, last but not least, un luogo dove molte professionalità di alto livello si incontrano alimentando un importante mercato. A questo proposito - in particolare in UK, Scozia inclusa - sono nate league temporanee di professionisti di settore che con l’aiuto di colleghi più illustri (Elton John in testa) reclamano un trattamento migliore per il settore che è stato il più penalizzato insieme allo sport dal nuovo ‘ordine mondiale’. E nel caso inglese anche dalle nuove e stringenti regole di touring musicale post-Brexit (in entrata ed in uscita dall’isola che non fa più parte del mercato interno europeo e impone nuovi dazi doganali agli strumenti degli orchestrali).

 

Quando questa pandemia sarà sotto controllo, e forse l’overtourism della notte riprenderà in forme ancora da scrivere, a Berlino gli aerei strariperanno di turisti che tornano al Tresor od al Berghain che in questi due anni di chiusura sono stati sovvenzionati e stanno sopravvivendo mentre di molte discoteche italiane indoor non vi sarà più traccia così come dei professionisti che ne facevano un luogo magico. In chiusura di questo articolo le discoteche italiane restano chiuse nonostante l’adozione del Green Pass dal 6 agosto 2021 in tutto il territorio nazionale; i finanziamenti ipotizzati qualche giorno fa sono ancora al palo senza che nessuna legge sia stata adottata. 

 

Chi misurerà, per questi luoghi, il valore di attrattori per le città che li ospitano? Le istituzioni italiane hanno fatto già spallucce non sostenendoli: ancora una volta lo sforzo ricade sulla filiera, se vuole restare viva.