Venezia ha la febbre: un carnet per orizzontarsi tra le migliaia di proiezioni alla Mostra e fuori

Tutte le novità della Mostra, dal mercato a Cinema in Giardino passando per Migrart

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Venezia ha la febbre: un carnet per orizzontarsi tra le migliaia di proiezioni alla Mostra e fuori

Tutte le novità della Mostra, dal mercato a Cinema in Giardino passando per Migrart

Venezia, come ogni anno, si appresta ad ospitare il grande cinema. Non solo Lido e non solo grandi film. Ogni anno sono molti i programmi collaterali a destare interesse sia per la critica, sia per gli appassionati.

Cominciamo dagli appassionati del grande cinema che non hanno, magari, alcun interesse a rimanere inghiottiti dalla ridda dei fan che affollano il catwalk ed il villaggio del cinema che ogni anno stravolge (e travolge) l’isola con le auto a Venezia (a proposito: hanno coperto la voragine del mai completato Palazzo dei Cinema: chissà se la toppa è meglio del buco? Solo la memoria lenirà quest’ennesimo scandalo, tutto italiano ça va sans dire).

Anche quest’anno si svolge Esterno Notte, una manifestazione nei cinema cittadini (a Venezia centro Storico, la ospita il Rossini; a Mestre il Centro Culturale Candiani) con una selezione di film da tutte le sezioni della Mostra: in concorso e fuori concorso, Orizzonti, Settimana della Critica e Venice Days – Giornate degli Autori. Quasi in sincrono con gli screening del Lido.

Dal 1 all’11 settembre (si vendono sia biglietti singoli, sia abbonamenti a 5 film che però occorre vidimare sempre mezz’ora prima) sono 114 le proiezioni (molti film hanno 3 screening al giorno, sia a Venezia sia a Mestre) per 42 diversi titoli. Da non perdere la prima l’1 settembre: THE WAR SHOW di Andreas Dalsgaard ed Obaidah Zytoon, una co-produzione sul dramma siriano. E ovviamente, se ve lo sarete persi nei giorni precedenti, la proiezione del Leone d’Oro che avviene l’ultimo giorno (l’11). Quest’anno niente proiezione degli altri premi.
Ci sono 3 italiani in concorso, tutti anche inseriti in Esterno Notte: Questi giorni, Spira Mirabilis, Piuma, rispettivamente diretti da Piccioni, Parenti/D’Anolfi, Roan Johnson (che a dispetto del nome è italiano che vive a Londra: Piuma è un forte racconto sulla maternità vista dagli occhi di tutti i coinvolti, nonni compresi).

Al Lido, la 73ma Mostra del Cinema inizia il 29 agosto, su 9 sale di proiezione. Ad esse si aggiunge per il secondo anno l’iniziativa Cinema in Giardino e, per la prima volta, capitanata da Ferzan Özpetek che presiede la giuria che ha scelto i titoli ma è istituita dal Ministero italiano della Cultura, la sezione ‘Migrarti’: una serie di proiezioni i cui autori sono ‘nuovi’ cineasti di recente cittadinanza italiana o che lavorano in Italia. Sono in tutto 16 docufilm o corti che permettono ‘la valorizzazione delle culture delle popolazioni immigrate in Italia, anche nell’ottica dello sviluppo, del confronto e del dialogo interculturale’ secondo le parole del Ministro Franceschini che ammette, senza mezzi termini (e la cosa gli fa onore, in un paese che si riscopre ogni giorno più razzista e sessista) un colpevole ritardo della cultura italiana nell’occuparsi di questo aspetto dell’integrazione.

Cinema in Giardino è forse l’iniziativa che più ci piace della direzione di Alberto Barbera. Non solo perché cerca di ‘colmare’ il buco con una toppa non architettonica, ma perché ha un dichiarato intento di avvicinare il pubblico a proiezioni meno esoteriche e cervellotiche, quel pubblico che spesso va al Lido magari solo per vedere (e farsi i selfie con) gli attori, ma che non conosce a fondo la settima arte anzi se ne sente quasi respinto, perché non avendo tutti i mezzi culturali pensa di non poter capire pellicole più complesse.
La sezione presenta otto proiezioni ad ingresso gratuito: consigliamo quelle firmate da Gabriele Muccino, James Franco (che come regista ha all’attivo una bella lista di film cervellotici e anche di art movie, ad essere pignoli…), Laurie Simmons. KIM-Ki Duc. Molti saranno forse curiosi di vedere Robinù, prima prova di regia dell’anchorman campano Michele Santoro. Il titolo è la trascrizione fonetica di Robin Hood.

71 sono i film, sia lungometraggi che corti che documentari, a Venezia (55 nella sezione principale, il resto in Orizzonti) mentre sono 31 i film restaurati nella apposita sezione Venezia Classici.

Non sarà  una valanga come al Sundance o come – per restare a un tiro di schioppo dall’Italia – accade a Locarno, ma sono ben sette i documentari non fiction presenti fuori concorso (da segnalare One More Time with Feeling un biopic in 3d su Nick Cave firmato da Andrew Dominik) e di altri generi dove ahimè largo spazio (segno dei tempi!) è lasciato alle serie televisive, compreso l’attesa anteprima dei primi due episodi di The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Quest’anno si rivoluziona anche il mercato a Venezia. Difficile vendere questa ‘piazza cinematografica’ per un mercato maturo come accade per quella canadese o quella di Cannes. Non è una colpa ascrivibile, negli ultimi tempi, alle direzioni succedutesi (anche se a Locarno organizzano incredibili piattaforme di compravendita per produttori e compratori anche quelli mass-market del calibro di Zentropa che a Venezia potrebbero far acquisti da ‘leone’, senza parlare di cosa fanno a Rotterdam e Berlino). Venezia sconta problemi di calendario, che viene cannibalizzato dagli altri festival, storicamente più impostati al marketing. E sconta problemi relativi alla sua deriva assai impostata ai ‘grandi numeri’ del pubblico: troppo spalmate le proiezioni, troppo lungo il calendario per buyers strangolati tra (e che preferiscono) Cannes e Toronto.

 

Ecco che quindi Venezia cambia pelle e apre al nuovo (ed a una nicchia poco seguita dai giganti di cui sopra) con Venice Production Bridge. Questo mercato, secondo Barbera ‘manifesta la propria natura di spazio virtuale prevalentemente dedicato all'offerta di progetti selezionati in cerca di finanziatori e co-produzioni. Per di più, non limitato ai film ma aperto alle nuove forme narrative e ai nuovi media: i documentari, le serie televisive e quelle destinate al web, la Realtà Virtuale.’

Consiglio non richiesto: altra nicchia di mercato che noi implementeremmo di corsa è qualcosa di simile a Cinemart soprattutto per i film d'artista e d'arte (si fa a Rotterdam), anche grazie alla coesistenza nelle mani dello stesso ‘proprietario’ della Mostra del Cinema, della Sezione Arte e del tesoro poco esplorato, dell’ASAC (parliamo ovviamente della sezione La Biennale di Venezia). Per dirla in due parole, genius loci.

A proposito di Realtà Virtuale, probabilmente il grande pubblico è interessato al nuovo film di Wim Wenders, Les beaux jours d’Aranjuez coproduzione franco-tedesca in concorso.

 

Se siete a caccia, invece, di giovani autori italiani e se vi piace il formato breve o super breve, non perdetevi ILOVEGAI, che si svolge compatto il 1 e 2 settembre alla Sala Pasinetti (Lido). Organizzato da SIAE e dalla veneziana Lightbox (casa editrice di guide d’arte), è una rassegna/concorso che seleziona giovani registi (sovente anche sceneggiatori dei loro lavori) under 40 che presentano cortometraggi di massimo 30 minuti. Su 300 submission, quest’anno sono stati scelti 19 registi per 17 opere: molti i linguaggi ed i registri stilistici che i giurati (tra cui Nicola Giuliano che ha firmato tutti i lavori di Sorrentino, tra gli altri, come produttore) hanno shortilistato per l’edizione 2016. Dal rapporto col cibo (il thriller Food for Thought, scritto da Guen Murroni e diretto da Davide Gentile), al documentario (Svanire, di Angelo Cretella, dedicato alla Terra dei Fuochi) fino alla fiction (sembra sublime Agosto di Adriano Valerio ed Eva Jospin). Presente anche l’animazione con Haircut di Virginia Mori.

 

Slow Words intervisterà alcuni di essi in numeri speciali dedicati alla sceneggiatura a partire dal 1 settembre, con la pubblicazione degli estratti delle opere in concorso che sceglieremo accuratamente per i nostri lettori. Da segnalare, infine, che le proiezioni di ILOVEGAI sono ad ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti), occorre registrarsi sul sito del concorso.