Il week end dell'arte bolognese: micro considerazioni

sezione: blog


categorie: Design, Arte, teatro, performance,

» archivio blog

Il week end dell'arte bolognese: micro considerazioni

L’ultimo week end di gennaio fa da sfondo, da quasi quarant’anni, per il primo appuntamento – di spessore più italiano che internazionale – dell’art market: Arte Fiera e una pletora di mostre e rassegne – incluso design, cinema, djset e performance – si snodano nel centro storico della città delle due torri con un serratissimo calendario che non lascia quasi fiato. La più importante fiera italiana quest’anno cambia registro, curatori e formula (inclusa una sezione di solo-show che mi incuriosisce molto) e apre oggi dalle 12 fino alle 21 (in preview su invito) fino a lunedì 28 gennaio (abbonamento full 35 euro, visite guidate gratuite dal 25 al 27 alle 12 e alle 16). In fiera alcuni stand desiderano un incontro vero con il pubblico, ad esempio Fondazione Fotografia invita a presentare i propri portfolio fotografici per una valutazione ed una expertise dai suoi specialisti (Padiglione 25, Stand B/118, dalle 11 alle 13 solo sabato e domenica: in palio piccoli premi per i portfolio più meritevoli).

 

 



La vera novità non è la diminuzione del numero di gallerie (in periodo di crisi), ma Art City Bologna. La prima volta Comune e Fiera si accordano per stilare un programma di eventi fuori-fiera che, collegati da una navetta gratuita con il quartiere fieristico, permettono non solo di farsi strada agilmente con una mappa, ma anche con sconti sul biglietto di ingresso. Tra l’art night di sabato 26, ad oltre 10 momenti performativi e a diverse installazioni site specific che consentono di vedere luoghi e palazzi (inaspettati e straordinari della città), segnalo la collettiva New Future - che nella sede del Museo di Palazzo Poggi di via Zamboni 33 presenta gli interventi di 13 artisti, selezionati al World Event Young Artist svoltosi a Nottingham nel settembre 2012 come se fosse una caccia al tesoro (attenzione agli orari, il museo è chiuso in pausa pranzo); la mostra della nona edizione Premio Furla (dove ritrovare, tra gli altri, Chiara Fumai). Da visitare, o rivisitare, il Museo per la Memoria di Ustica con l'installazione creata da Christian Boltanski. Tra le selezioni di pellicole dedicate all’arte e i cinema coinvolti in Art City Cinema: Cinema Lumière, Cinema Odeon, Europa Cinema, Cinema Roma, Cinema Chaplin (c’è anche l’Unipol Biografilm Collection). Proprio sotto le torri, Palazzo Re Enzo ospita la mostra Benzine. Le energie della tua mente, compresa nell'articolato programma di Arte e Scienza in Piazza a cura della Fondazione Marino Golinelli (una pletora di grandi artisti, tra cui Marinella Senatore e Superflex). Piazza Maggiore, presso Palazzo Re Enzo, accoglie un'installazione sonora creata da Maurizio Nannucci, mentre un’opera di Antonello Ghezzi presso La Luretta conduce i visitatori nei sotterranei del centro storico di Bologna per guardare in alto con il progetto E quindi uscimmo a riveder le stelle.



Oggi, personalmente, non visiterò Artefiera ma la nuova fiera Setup, ubicata nell’autostazione (proprio il grande monolite per i bus accanto alla mitica stazione dei treni di Bologna) e con una formula esclusivamente pomeridiana-notturna, dove l’entertainment non è nascosto ma è esibito senza pudore. Di seguito, una mostra sul design (e un nuovo studio) allo Spazio Capodilucca. Un Altro Studio presenta la mostra “Da cosa nasce cosa” dedicata a Bruno Munari, uno dei progettisti più poliedrici del secolo scorso grazie alla galleria Kanali d’Arte, un allestimento di oggetti disegnati da Antonella Di Luca e Ubaldo Righi, studio MR.LESS & MRS.MORE e nati dalla collaborazione tra YOUTOOL e Curti Metallo, un laboratorio di stampa a caratteri mobili a cura di Anonima Impressori e infine una performance culinaria di Zoo.



Stanotte, la prima delle serate di EAC (Electronic Art Cafè), un evento speciale curato da Achille Bonito Oliva e Umberto Scrocca allo Spazio “Menomale”, Via De’ Pepoli, 1 (domani segnalo il dj set Tayone). L’Electronic Art Café (EAC) nasce a New York nel 1994, alla Cooper Union University, in occasione del simposio “New York - Sarajevo”, organizzato con Vanessa Redgrave, Susan Sontag e Lisa Gaye. Lo costituisce Umberto Scrocca, interpretando l’insofferenza delle nuove tendenze artistiche verso i luoghi deputati dell’arte. Già nel 1993, alla Biennale di Venezia, diretta da Achille Bonito Oliva, Scrocca aveva presentato, con Freddy Grunert, Xerografia, una video installazione nomade con opere video di cinquanta artisti internazionali. Nel 1994 lo spazio virtuale dell’Electronic Art Café sbarcava a Roma, nel Roof Garden del Palazzo delle Esposizioni, con la proposta “Artisti in pedana” curata da Achille Bonito Oliva che, tutti i venerdì sera, invitava gli artisti sulla pedana posta al centro del Roof Garden per presentare un’opera, una performance, una videoinstallazione. Dopo Bologna, EAC ritorna a Roma, infatti. Qui a Bologna, tra una performance e un djset, è protagonista Helidon Xhixha con sculture e bassorilievi.


Prima di ripartire, visiterò alle 22 Palazzo Sassoli De Bianchi in via Farini 14, che inaugura una personale di Tomas Saraceno organizzata da Pinksummer, una delle mie gallerie italiane preferite da sempre, nella sala della Meridiana (dove si contava il tempo e lo spazio). Proprio lì Saraceno ha impiantato le sue opere, solo per tre giorni, solo per lo spazio del week end dell’arte bolognese.

Last but not least, Jeff Milss torna al Link, dove è stato di casa nell'unico posto (insieme al Cassero) che ha fatto della night life italiana una bandiera internazionale (negli ultimi 15 anni). Quando? Sabato 26. Chapeau Mr Meletti (Yommi). 

 


 ---

Un commento

Bologna la dotta non ha sfoderato il ghiaccio invernale, ma una soffusa e graziosa pace, giornate miti e una gran folla. 

Artefiera 
rilancia una dieta costruttiva: meno gallerie (gli artisti circa 1109) ma una ottima mostra dal taglio museale per celebrare gli artisti più importanti intermediati dalle gallerie partecipanti e metterli a confronto, anche di epoche: Storie Italiane a cura di Laura Cherubini e Lea Mattarela. Visto uno splendido Tillmans e un paio di storici Giacometti a pochi passi l'uno dall'altro, raffrontati a produzioni di artisti più giovani come Gea Casolaro, per restare alla fotografia. Ottime le conversazioni di Artefiera ed ancora più apprezzabile, in tempi difficili, il fondo acquisizioni destinato alla giovane arte (100.000 euro) se pensato in relazione alla sezione Solo Show della mostra che ancora una volta aiuta emergenti (gallerie ed artisti insieme). Pochissimi i nomi stranieri, per lo più gallerie che sono italiane ed hanno anche sede all'estero.

Il figurativo e soprattutto sculture materiche di colore sembrano predominare in Fiera. Sul primo, un deciso ritorno ai classici anche nel contemporaneo, qualche curiosa irruzione da altri mondi (qualche tavola originale di Pazienza vista da Ca di Frà). Sul secondo, lo stand di Umberto di Marino lavora molto sia sul colore a contrasto che sui monocromi, ma ha anche una curiosa proposta di uno dei suoi artisti più giovani, Marco Raparelli. Casse scarabocchiate dall'artista con segni e parole che servono da scrivania e container per il gallerista (e che sono anche in vendita, 3000 euro l'una). Curioso il repertoire di un artista che seguo con grande interesse da anni, Eugenio Tibaldi (fotografie e didascalie dagli utensili d'un pescatore su una spiaggia del disastro), stupisce meno Francesco Jodice, la cui ricerca sembra stanca ormai. Marinella Senatore, presente anche a Benzine, espone un grande collage di immagini da still in cui ancora una volta il colore domina e cattura lo sguardo prima ancora che l'oggetto narrato. 

Di Francesco Clemente la Galleria Curti/Gambuzzi (Milano) propone un acquerello straordinario, Women and Men (1985-86).

Jason Martin espone un gesto pittorico (monocromo blu intenso) con pennellate grosse così come Pino Pinelli, presente in due diversi stand. 

Ancora il trattamento del colore domina in Aporie 23 di Giovanni Castell (C print on Diasec), un lavoro del 2012 esposto alla galleria Goethe di Bolzano.

La tassidermia portatile di Chiara Lecca (galleria Fumagalli, Milano) è stata un'altra piacevole visione: medaglioni di vetro con innesti di natura.

La fiera Set-up è in luogo magnifico e denso di potenzialità ma non mi ha particolarmente colpita, tranne pochissime proposte, tra queste i giovani artisti proposti da Dino Morra (Napoli): un video dei faraglioni di Capri di Moio-Sivelli sotto silicone e un curioso collage sotto vetro di Francesco Bertelè. 

E veniamo al Furla, che ha premiato forse l'unica vera outsider dell'arte italiana, Chiara Fumai: carriera folgorante iniziata solo nel 2007, ha già esposto a Documenta ed è già stata residente in diverse istituzioni degne di nota in Europa (il suo cv non si ammanta di alcuni dei record raggiunti).
Matura e sicura, lavora con il suo corpo, il trasformismo, il teatro di parola (ma nessuno lo capisce presi come sono i critici nerd a guardarsi solo le scarpe) e con la filosofia. Spesso con il femminismo (a contrasto con la rapacità con cui depreda e trasforma il suo corpo) e presenta ancora una volta un video-performance su questo tema. 

Molti i rumor che dicano sia stata troppo "vecchia" e già "inserita" per ricevere il Furla. Mi allibiscono entrambe le polemiche. Credo sia invidia.

Invero, solo Invernomuto ha presentato un progetto altrettanto valente (e ben realizzato): un lavoro sulla memoria e sul mito con al centro il loro territorio d'origine, con una dose di fantasy che mostra soprattutto come il duo sia allenato a narrative fuori contesto che però reggono il confronto, hanno sostanza e spessore soprattutto per il loro impeccabile sound design.
 

Il resto dei selezionati fa un pochino accapponare la pelle. Primo per la referenzialità assoluta delle scelte curatoriali, soprattutto quella di Francesco Garutti. Poi con il cortocircuito di alcuni autori (tutti i giovani curatori meno Cagol che ha selezionato Fumai) con le riviste di riferimento per il premio. E' l'Italia, bellezza, potrei affermare come mi hanno fatto notare alcuni amici: ma non mi basta per sentirmi meglio perché ricordavo un Furla migliore, più scevro, o meglio non così schiavo, di logiche di parrocchia (da noi preoccupa la stazza: sono pure minuscole!). Se devo salvare qualche selezione, sicuramente, oltre Fumai e Invernomuto, il lavoro di Tonus ha una maturità stilistica maggiore di quelle (non pervenute) di De Luca e Stucchi. 

Fuori fiera, Tomas Saraceno al Palazzo Sassoli de Bianchi mette in scena un ossimoro della natura: le radici assomigliano alle foglie nel climi aridi del deserto dove piccole siepi registrano ogni piccola quantità d'acqua nell'aria. Con questa immagine voglio ricordare Bologna, mi piace di più.