cinque sogni dissonanti per viaggiare da soli

le mostre di primavera a Venezia e quelle in chiusura (da non perdere)

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18-04-2016
categorie: Design, Architettura, Arte, Libri,

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cinque sogni dissonanti per viaggiare da soli

le mostre di primavera a Venezia e quelle in chiusura (da non perdere)

Non esiste Palazzo (ed isola) che non abbia inaugurato una mostra nelle ultime settimane: a Venezia sia i primi che le seconde sono tante. Con la  Biennale Architettura che vede un ritorno al sociale, al popolo e alle architetture d’emergenza come mai nessuno aveva fatto prima, molte fondazioni e istituzioni cittadine offrono già una serie di show da non perdere. Questa primavera, precoce e calda, in laguna lascia ben sognare. Noi abbiamo deciso di selezionarne cinque, totalmente diversi (e distanti dal focus lanciato da Fondazione Biennale).


Helmut Newton complice la omonima fondazione che gestisce l’eredità del longevo (e defunto) artista (fino al 7 agosto alla Casa dei Tre Oci), regala un corpus di foto giganti (e meno grandi) delle sue celebri modelle spesso ritratte in interni d’eccezione (molta Italia presente, come Villa D’Este) o in romantiche visioni notturne di città. Si è detto e si è scritto molto di questa mostra (considerando che mostra le Serie più famose della storia della fotografia moderna). Il tratto più essenziale invece è una piccola perla: un video del making of dei suoi set, che svela un fotografo gaudente ma per niente divo che spesso anzi quasi sempre dei suoi soggetti svela un volto autentico anche se sono rockstar o vip (imperdibile un set con Pavarotti, quando il Maestro si diverte così tanto che passa dall’altra parte dell’obiettivo e mette in posa il fotografo).
Newton ha inaugurato un genere, quello del nudo femminile a tutta pagina (o a parete intera) e ha inaugurato una serie di accostamenti di materiali, tecniche (luce inclusa) e pose che hanno fatto scuola. Non vi sembreranno nulla di nuovo perché continuiamo a copiare il suo stile, condendolo purtroppo di barbarie e di trattamenti che svuotano il senso della femminilità che lui coglieva così rapace e così dolce insieme. Oggi moda e industria dell’immagine dovrebbero rivalutarsi e tornare sui banchi di scuola.
Imperdibile, una foto di una statua di madonna (ritratta a Poggibonsi, Toscana) la cui corolla di luce è un meraviglioso, scarno e lucido neon industriale: una donna che sfugge ai suoi nudi e che in quell’immagine notturna assume un’incredibile personalità, sommessa e accorata.

Le Stanze del Vetro regala (nel vero senso della parola: il museo privato dei coniugi Landau/Kahane è sempre gratis e l’organizzazione delle sue guide multilingue impeccabile) una seconda mostra storica di realizzazione semplice ed insieme assai formativa dedicata ad un paese diverso dall’Italia. Fino al 31 luglio, in collaborazione con il MAK di Vienna, The Glass of the Architects. Vienna 1900-1937 in mostra vetri e manufatti, i primi di epoca moderna, nel paese a cavallo tra l’Impero e la sua prima repubblica. All’Isola di San Giorgio proprio di fronte all’ingresso del museo, la Glass Tea House di Sugimoto è ancora aperta e proprio dal 18 aprile il suo orario si allinea a quello estivo: fino alle 19. Vi incoraggiamo ad esperirla, è un luogo di pace infinito. Portate il vostro tè e bevetelo con calma guardando i ciottoli levigati e i mosaici che fanno l’occhiolino col sole.

Tipografo nel 1494 a Sant’Agostin, Manuzio è uno dei più fini letterati veneziani ed a lui una mostra-monstre (per battage pubblicitario) è dedicata all’Accademia, non vi sarà sfuggita dato che tappezza di sicuro Venezia e oltre, ma le sue date sono da tenere da conto: Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia resta aperta fino al 19 giugno. Di questa mostra sono molto interessanti i laboratori, gratuiti, che permettono la visita guidata alla mostra (alle 16.45, mentre ogni incontro inizia alle 18): si svolgono con regolarità durante tutta la durata della mostra e si possono prenotare agevolmente.


La Fondazione Pinault ha appena inaugurato le due nuove mostre. Una grande personale dell’artista tedesco Sigmar Polke (fino all’11 giugno) che occupa tutto Palazzo Grassi e una collettiva, Accrochage (fino al 20 novembre), di 19 artisti sul tema del vuoto a Punta della Dogana. Diverse le iniziative collaterali (oltre i giorni di opening): screening di film, conferenze e concerti (conviene tenere d’occhio il calendario del Teatrino e delle due istituzioni).

Se avete perso lo strascico primaverile del calendario invernale del Fortuny* (con la firma di Daniela Ferretti, quattro eccezionali mostre di artiste poco valorizzate: Henriette Fortuny, Romaine Brooks, Ida Barbarigo, Sarah Moon), niente panico. Fino al 10 ottobre un'altra stagione tiene aperto il fantastico palazzo, anche se di stampo differente - e molto promettente. Si tratta di una mostra (e di un catalogo straordinario, che di per sè è un'opera d'arte) di selezionati pezzi della collezione di arte contemporanea del bolognese Enea Righi, il quale è molto conosciuto per la passione e la cura con cui colleziona e commissiona libri d'artista (favolosi quelli presenti in mostra). 72 gli artisti scelti da una rosa molto più ampia, per via del fatto che le loro opere erano più perfette di altre negli spazi sontuosi di vita e di lavoro del Maestro Fortuny. Dagli storici e 'consolidati' alla Alighiero Boetti e Lawrence Weiner a quelli - più contemporanei - come Zoe Leonard e Walid Raad, quest'ultimo con un lavoro particolarmente attuale. Il titolo della mostra “Quand fondra la neige, où ira le blanc” è preso in prestito da un'opera di Remi Zaugg.

 

*Questa news è stata modificata il 9 giugno 2016