Hotel Polonia, il padiglione Polacco alla 11.ma Biennale di Architettura

Leone d'Oro per la Migliore partecipazione Nazionale

sezione: blog


categorie: Architettura, Fotografia,

» archivio blog

Hotel Polonia, il padiglione Polacco alla 11.ma Biennale di Architettura

Leone d'Oro per la Migliore partecipazione Nazionale

Benvenuti all’Hotel Polonia, Leone D’Oro come miglior partecipazione nazionale alla XI Mostra di Architettura di Venezia. La cui giuria ha deciso di attribuire questo premio, inatteso, con una motivazione assai particolare: “Nel padiglione polacco, la giuria ha riconosciuto una combinazione significativa di arguzia, tecnologia ed intelligenza che sollevano la questione del ciclo di vita degli edifici all’interno delle città contemporanee, soprattutto nei paesi ad economia più debole. Oscillando tra arte e manifesto d’architettura, il padiglione ha stimolato in direzioni molteplici l’immaginazione dei membri della giuria. Rispondendo alla difficile sfida posta dal tema della Biennale, è riuscito nello stesso tempo a esprimere una profonda sensibilità verso i problemi della propria nazione”.

Andiamo a scoprire “Hotel Polonia. The Afterlife of Buildings”. E’ un progetto di Nicolas Grospierre, Kobas Laksa. Innanzitutto, come in ogni hotel che si rispetti, all’ingresso campeggiano i distributori di salviette rinfrescanti. Due grandi letti – che si danno le spalle, anzi le spalliere – invitano gli spettatori ad accomodarsi e rimirare il panorama, fatto di coppie di gigantografie.
Ritraggono edifici: la prima foto descrive lo stato attuale dell’edificio ritratto, la seconda è una proiezione della vita e dello stato dell’edificio in un intervallo di tempo futuribile (15 anni dopo, 35: ogni edificio viene “riconsiderato” in un intervallo di tempo diverso dagli altri).

Grazie alle sapienti tecniche di manipolazione e visualizzazione di Kobas Losa, sei edifici polacchi ritratti dal fotografo Nicolas Grospierre, scelti perché rappresentano diverse destinazioni d’uso, stili e funzioni, vengono osservati nel tempo, e con questa estremizzazione si obbliga “l’architettura beyond building” (tema di questa Biennale) a confrontarsi con il tema della “durabilità”, ed ancor di più sull’azione delle persone sulla vita e sulla destinazione dell’edificio stesso, sull’azione dei problemi sociali o delle evoluzioni nei gusti degli abitanti dei luoghi in cui gli edifici sono immersi.


Il terminal 2 dell’Aeroporto Chopin di Varsavia diventa un pascolo/fattoria; il grande edificio per uffici Rondo progettato da Skidmore, Owings&Merril nel 2006 a Varsavia diventa un luogo precario e periferico a causa di una enorme sopraelevata che viene costruita su di esso.
Ed ancora, la basilica della Madonna di Lichen, a causa del perdurante scarseggiare di offerte dei fedeli (divenuti sempre meno nel corso dei decenni) è costretta a trasformarsi in una spa/centro benessere per restare aperta, confinando le attività di culto ad una porzione minima dell’immensa chiesa, progettata da Barbara Bielecka.
Un tempio del sapere come la biblioteca dell’università di Varsavia (finita nel 1999 da Marel Budzynski e Zbigniew Badowski), diviene un mall per effetto dell’aumento esponenziale di leisure time in una società fortemente occidentalizzata nei costumi e nel censo.
La grande potenza delle immagini di Grospierre (1975) un sociologo e fotografo di architetture amante dell’estetica e del tardo modernismo e brutalismo fa tandem con la verve di Laksa (1971, conosciuto anche come kbx, video artista e grafico), non nuovo alla manipolazione e ai fotomontaggi estremi.


Il padiglione Polacco, una delle poche mostre da non perdere assolutamente in questa biennale, presenta oltre agli edifici già citati anche Marina Mokotov (quartiere chiuso e custodito di Varsavia, prima fase finita nel 2005 da APA Kurylowicz&Associates); Metropolitan (sede di uffici disegnati da Forster & Partners).


La giuria della XI Mostra Internazionale di Architettura di Venezia è presieduta da Jeffrey Kipnis (Usa), critico e docente, e composta da Paola Antonelli (Italia), curatore del dipartimento di Architettura e Design del Museum of Modern Art (Moma) di New York, Max Hollein (Austria), direttore del Städelsches Kunstinstitut e del Schirn Kunsthalle di Francoforte, Farshid Moussavi (Iran), fondatrice del Foreign Office Architecture di Londra e docente all’Harvard University Graduate School of Design, e Luigi Prestinenza Puglisi (Italia), critico, storico e docente.