Lettori ‘per caso’? Una piccola bussola per voi

Una dieta di notizie gratuite di qualità per iniziare

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Lettori ‘per caso’? Una piccola bussola per voi

Una dieta di notizie gratuite di qualità per iniziare

Dove leggere notizie affidabili, specialmente in momenti drammatici dove non è possibile muoversi e incontrare direttamente i protagonisti che le producono? Dobbiamo affidarci, totalmente in questo caso, alla stampa.

 

Ma, anche, dove iniziare a capirci qualcosa se si è …lettori ‘per caso’?

 

La maggior parte delle persone purtroppo non fa troppo caso a dove reperire le informazioni, molti si affidano solo ai social network (non solo la popolazione più giovane) dove si costruiscono tutta la dose di informazione dai post di amici reali o virtuali, politici, esperti o sedicenti tali ed è difficile che sappiano poi approvvigionarsi da fonti attendibili qualora vogliano cercare informazioni dettagliate su un argomento di loro interesse. Semplicemente perché hanno smarrito la via…

 

La maggior parte dei siti dei grandi quotidiani nel mondo ha ormai applicato paywall anche di modesta entità (alcuni media decidono di rimuoverli temporaneamente in caso di tragedie locali, eventi atmosferici o nell’attuale periodo di pandemia). 

La tentazione principe di ogni utente - anche wealthy - è spesso quella di volere solo news gratuite per un’abbuffata momentanea di scarsa utilità anche se può permettersi di pagare. 

Ovviamente, se fosse cibo per lo stomaco, qualsiasi approvvigionamento gratuito sarebbe scaduto o prossimo a diventare spazzatura (e quotidiani o siti dove non ci sono paywall non fanno eccezione).

 

La formazione di un’opinione è la cosa più preziosa che ci resta per salvarci (spesso, come vediamo ora, anche la pelle).

Avere una ben costruita e solida ci rende più utili oltre che migliori e innesca un circolo virtuoso che ‘contagia’ ogni aspetto della coesistenza civile. Potete quindi immaginarvi gli interessi enormi che girano attorno alla formazione di questa opinione non solo in tempi di votazioni ma anche per ogni banale scelta di consumo che sia singolo o familiare (lasciando per un attimo da parte i pessimi, disonesti editori e giornalisti o i politici fanatici che ‘dopano’ le nostre opinioni). 

 

Non è possibile pretendere che un lettore ‘principiante’ capisca da che parte sta questo o quel giornale e come è possibile ottenere una ‘media ponderata’ di verità sull’argomento che in quel momento si sta esplorando. Si impara se si inizia a leggere di più e a ‘verificare’ la posizione dell’emittente di ciascuna informazione: fortunatamente con Wikipedia quest’ultima parte della ‘fatica’ è gratis ed a portata di mano oggi. 

 

Mi rivolgo oggi ai lettori principianti, che vogliono in qualche maniera scavalcare lo scoglio dell’inganno insito in ogni scelta della fonte, possibilmente bilanciando la qualità della stessa fonte anche quando le news o gli approfondimenti sono gratuiti.

 

Le migliori pagine di esteri sono ovviamente molto ambite in questo momento in cui i viaggi sono azzerati e gli scambi oculari su come vivono i nostri fratelli umani e non in altri luoghi sono proibiti (e forse lo saranno per molto ancora). 

 

Associated Press, CNN, Reuters, France Presse e tutte le agenzie di stampa anche ‘nazionali’ (come l’italiana Ansa o la spagnola EFE) hanno siti gratuiti in cui riportano ‘fatti’ crudi, divisi per sezioni (l’Ansa gode del flusso informativo come le altre agenzie di tutti i suoi corrispondenti esteri) mentre diversi (e molto utili ma spesso costosissimi) sono i loro notiziari a pagamento. 

Persino il nobile NY Times in questo periodo ha deciso di offrire la lettura degli articoli online a prezzi da strenna. Tuttavia quali saranno ‘i fatti’ raccolti da queste grandi corporation? Sicuramente quelli che muovono i grandi interessi in alcune aree del mondo in precise ottiche geopolitiche.

 

Vi interessano news sull’Australia e non potete più pagare equilibrati quotidiani (anche moderati) come The Age e ovviamente avete capito che leggere le junk news gratuite di Murdoch (che edita ad esempio The Sun e gli altri della galassia News Corp) inquinerebbe la formazione di qualsiasi opinione? 

Il britannico e progressista The Guardian (che vanta straordinarie pagine culturali di arte, architettura e cinema), ad esempio, ha un’ottima sezione australiana. E se volete navigare al di fuori delle fast news e davvero vi interessano le opinioni (australiane o più in generale di politica estera ma anche di letteratura, economia e altro a livello local e glocal), allora Schwarts Media è l’approdo migliore con i suoi quotidiani del sabato, i siti, i podcast quotidiani e Foreign Affairs

 

Più affinate la vostra curiosità, più scoprirete dove leggere ottima informazione non solo di altri luoghi del pianeta oltre al vostro ma di notizie dal taglio differente, che iniziano a farvi capire che il mondo non è quello che riducono giorno per giorno per voi determinati media ‘mainstream’. Da lì vi sposterete perché capirete ben presto che la foto non contiene tutta l’inquadratura della scena. 

 

Parlando in termini musicali (al netto dei gusti), sarebbe come Pharrell Williams versus Eric Satie dove quest’ultimo rappresenta l’eterodosso, il non convenzionale, il secondario. Ognuno ha un pubblico, come i media, ma ci sono momenti in cui occorre riflettere su un determinato accordo per capire una sequenza.

 

Le agenzie - che sono il feed principale dei quotidiani che leggete - rincorrono la griglia delle news calde del giorno: ancora una volta, la costruzione di un’opinione richiede anche articoli di profilo diverso che riannodano fili, come quelli che non conoscete ancora e che non sono nelle news di ieri o di oggi più lette. Occorre memoria, approfondimento, ‘insight’. 

 

Occorre quindi salire un altro gradino, molto appassionante che spesso - nella vita pre-Covid - veniva agito o percorso grazie a consigli di amici o inviti a conferenze. 

 

Occorre entrare nel mondo di altri media, alcuni contro-corrente e altri meno, ma anche i network di giornalismo investigativo (meno schiavi del diktat dei proprietari editori) e i think-tank, non nati per essere editori puri con i loro outlet ma che consapevolmente e assai analiticamente creano e distribuiscono conoscenza. Quella delle migliori fattezze per cominciare a costruirsi un’opinione. 

 

Tra i primi, sono da poco particolarmente affezionata a Mediapart (a proposito: 1 euro per abbonamento di prova di 15 giorni) che è stato fondato da un ex giornalista di Le Monde. Ha anche una sezione in inglese e copre notizie soprattutto non mainstream con un angolo di vista e di approfondimento scomodo per i politici di ogni arco parlamentare e di ogni ordine e grado (del pianeta). 

 

I colleghi giornalisti che praticano lo slow journalism sono i migliori per aiutare a formare un’opinione perché raramente rincorrono le notizie e scrivono per un motivo diverso (l’unico, a mio avviso, che aiuta la transizione dalla bassa propensione alla lettura per via della bassa comprensione dell’intera ‘storia’ a una comprensione ottimale e un’autonomia di scelta delle fonti).

 

I giornalisti ‘delle news lente’ sedimentano, raccontano fatti consolidati e non hanno alcun interesse a battere per primi una notizia perché il loro lavoro va da tutt’altra parte: capire e farvi capire. 

Ho intervistato Jennifer Rauch a questo proposito e lei mi ha intervistata del pari

 

Tra i think tank (avendo studiato politica internazionale per anni) sono legata alle tavole rotonde e ai gruppi di studio dell’ISPI che non ha mai smesso di produrre approfondimenti interessanti sui più avvincenti scacchieri geopolitici attuali. Tante anche oggi sono le conferenze online gratuite (in diretta o differita). 

Volete capirci qualcosa una buona volta sul tema dei gasdotti al di là del fatto che un ex premier tedesco lavori o abbia lavorato per il più importante player russo? 

Capire perché il conflitto libico in realtà nasconde proprio un tema energetico che va al di là del Mediterraneo in senso geografico? 

Cosa succede in altri paesi del mondo mai presenti sul Corriere e sulla Repubblica (come, per certi versi anche sul Guardian o sul Times) in tema di Covid?

Capire perché la Turchia siede in e fuori diversi tavoli? 

Spesso rincorrere le varie firme di esteri meritevoli (poche davvero quelle italiane) sui vari quotidiani può essere dispersivo per un lettore neofita che deve prima consolidare le basi della storia per andare avanti a seguire l’attualità e quindi luoghi virtuali (in questo momento) come l’Istituto milanese ed altri aiutano.

 

Per chi è interessato - ancora una volta in questo momento - a temi più multidisciplinari che solamente geopolitici che riguardano le città (la nostra prossima e unica forma di stato per almeno due anni), un’ottima banca dati di pubblicazioni, ricerche e papers resta sempre Cities della London School of Economics ma sono sicura che non avete mai pensato di guardare alle banche dati di ricerca della vostra università dietro l’angolo che magari ha un dipartimento proprio nella materia che desiderate approfondire. Non solo academia.edu ma molti atenei pubblicano sui loro siti le migliori tesi d’eccellenza (gratuitamente consultabili).

 

Un capitolo a parte della vostra dieta quotidiana potrebbe essere, ovviamente, il giornalismo investigativo (che però non è gratuito come i siti delle agenzie stampa ed è di tutt’altra fattura). 

L’Unesco - agenzia dell’ONU - ha creato un manuale di giornalismo investigativo per descriverne le attività e segnalare alcuni di questi gruppi. 

 

Tra i consorzi più celebri oggi - che a posteriori pubblica sul suo sito tutti i reportage più assordanti con molte più informazioni di quelle recepite dai giornali (quindi più utile per farvi capire l’intero fenomeno e, per ogni singola fattispecie indagata, il meccanismo in maniera molto più estesa e, se volete, didascalica) - sicuramente al primo posto metterei l’ICIJ da cui sono venuti tanti ‘papers’, come quello sullo scandalo finanziario panamense (divenuto anche un film Netflix di gran successo). Dei 267 membri sparsi nel mondo, ne trovate anche 3 italiani (una di queste colleghe - la titolatissima Scilla Alecci - ha lavorato proprio ai Panama Papers).

 

Buone nuove prospettive!