Alla Biennale di Architettura etica, sdoppiamenti, vuoto, visioni per un terreno comune?

Un cinema galleggiante; il direttore artistico della BBC e l'italiana Benedetta Tagliabue in giuria

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Alla Biennale di Architettura etica, sdoppiamenti, vuoto, visioni per un terreno comune?

Un cinema galleggiante; il direttore artistico della BBC e l'italiana Benedetta Tagliabue in giuria

Forse la cifra stilistica di questa 13.ma Biennale di Architettura (55 paesi partecipanti, 18 eventi collaterali ed una decina di mostre non collegate alla biennale in città a cui dedicherò un approfondimento il 25 agosto) è la sua insolita giuria, messa insieme quasi in sordina come tutto il programma di lavoro del suo curatore, David Chipperfield. Ed, inoltre, Archipelago Cinema, uno dei 18 eventi collaterali. Si tratta di un cinema galleggiante, firmato Buro Ole Scheeren, cioè la (ex) metà di OMA (Koolhaas è stato leone d’oro la scorsa Biennale), supervisore di AMO (e dei progetti più forti dello studio di consulenza parallelo a OMA), che ha firmato tra l’altro la Torre della TV di Pechino ed i vari epicentro Prada. Ole ha divorziato da Rem nel settembre 2010 e si è stabilito tra Pechino ed Hong Kong (dove già gravitava) per poi aprire anche a Londra con il suo nuovo studio.


Come recita il titolo, è un cinema sull’acqua, non nuovo, che è stato creato per un film festival (Yao Noi Films on the rocks festival, in Tailandia) diretto niente poco di meno che da Tilda Swinton ed Apichatpong Weerasethakul (la prima già dirige il suo A Pilgrimage, mozzafiato, in Scozia). Per la Biennale di Venezia, gli spettatori saranno costretti a un détournement un pochino auto celebrativo. Si proietta soltanto un documentario premiere, Against all the rules, sulla carriera di Scheeren. Il 27, ad inviti, un party che Buro Scheeren mette sù con Wallpaper.


Scheeren adora le strutture performanti, vedi il Taipei Museum (e molto di quello che ha progettato lo vedremo alla Fondaziona Prada dato che è provvista di un cinema pare periscopico e a scomparsa nella corte di Largo Isarco 2). Ma il tema della visione e della produzione di spettacoli è evergreen. Alla Fondazione Vedova è ancora possibile visitare Aldo Rossi Teatri, sedici progetti di teatri dell’architetto milanese eseguiti fino al 1997.


Di tutt’altra scala, ma in una zona straordinaria di Venezia (i mai utilizzati Cantieri Navali di San Pietro) quasi quanto le Tese dell’Arsenale, l’Institut Ramon Llull per la prima volta promuove un evento della Catalogna e delle Baleari durante la Biennale di architettura come aveva fatto per quella d’Arte 2011: si tratta di Vogators una selezione di 9 progetti per altrettanti giovani architetti ça va sans dire catalani (vincitori di un bando) che si concentrano su edifici per scopi pubblici (scuole, asili, ospedali prevalentemente) che si impongono di creare un’architettura condotta di nuovo alla scala umana ed etica.


Per la prima volta, nelle partecipazioni Nazionali, c’è l’Angola (all’isola di San Giorgio, Fondazione Giorgio Cini, con Beyond Entropy) già mirabilmente raccontata, in qualche edizione fa ma d’arte, dai film di Alfredo Jaar. Mentre all’Arsenale prima volta anche per il Kosovo, con The Filigree Maker, curato da Perparim Rama (4M, Londra).


Diretto da Ole Bouman (NAI), Re-Set è il titolo più che programmatico di cosa accadrà nel padiglione, nuovamente vuoto, dell’Olanda ai Giardini (disegnato da Rietveld), per seguire ad indagare il filone dei vuoti e degli edifici abbandonati già esplorato in Vacant alla scorsa edizione della Biennale. Petra Blaisse ed i suoi collaboratori hanno disegnato un sistema a tende (circa di 16 metri ciascuna) che ogni 5 minuti cambierà l’assetto del padiglione a cui sono stati sostituiti i vetri con perspex trasparente, di modo che sarà inondato dalla luce diurna.


Il Padiglione USA ai Giardini si presenta però come la più curiosa delle mostre, commissionata (ed in era Obama c’era da aspettarselo, visto anche l’exploit di Allora&Calzadilla alla Biennale Arte 2011) dall’Institut for Urban Design (tra i curatori anche David Van der Leer, già protagonista del BMW Lab e molto attivo a New York dove è assistant curator for architecture and urban design al Guggenheim). Il titolo è già un programma: Spontaneous Interventions. Il padiglione ospita design e progetti auto-commissionati dagli studi partecipanti e per lo più si tratta di guerilla design: “provvisorio, improvvisato, tattico, non richiesto, temporaneo, informale, fai-da-te, non pianificato, partecipato, open source – queste sono solo alcune delle parole che usiamo per descrivere la massa di opere che portiamo a Venezia!”.


Come gli Spagnoli (ai Giardini) e i Catalani agli eventi collaterali, anche la Romania si sdoppia e oltre al padiglione sarà anche presente con uno show di Atelier Mass alla nuova sede dell’istituto culturale del paese a Cannaregio.


Il Commissario Chipperfield (insieme con Boeri Studio), sarà uno degli studi internazionali esposti a i-city, la mostra di progetti presenti al padiglione Russo ai Giardini.


Chipperfield ha nominato una giuria, come dicevamo all’inizio, tra le più interessanti delle ultime edizioni della Biennale: Wiel Arets (Olanda), architetto, teorico dell’architettura, urbanista, designer e docente presso la Universität der Künste Berlin, UdK; Kristin Feireiss (Germania), brillante giornalista, curatrice, direttrice del Netherlands Architecture Institute (NAi) dal 1996 al 2001 e fondatrice del Architecture Forum Aedes di Berlino di cui è co-direttore (la scorsa edizione fu protagonista di un divertente e machiavellico quiz ideato da Raumlabor nella loro bolla); Robert A.M. Stern (USA), architetto, Preside della Yale University School of Architecture; Benedetta Tagliabue (Italia), architetto, co-fondatrice insieme a Eric Miralles dello studio Miralles Tagliabue EMBT. La Tagliabue ha peraltro in sospeso il progetto del Campus IUAV, dove si laureò come studentessa (il campus giace nelle pastoie burocratiche e si narra di una celebre pissing cerimony insieme all’amato Enric con la Fura dels Baus, nel buco del cantiere). Recentemente, negli spazi del grande studio a due passi dalle Ramblas e nello stesso edificio de la Fura, EMBT ha aperto una fondazione dedicata alla memoria progettuale e all’attualità dello scomparso architetto catalano. La Fondazione si dedicherà attivamente non solo alla promozione della memoria di Enric ma soprattutto a creare occasioni formative e concorsuali per i giovani progettisti. Infine, tra i giurati, anche Alan Yentob (Gran Bretagna), Direttore Creativo della BBC e Honorary Fellow del Royal Institute of British Architects (RIBA).

Il sito della Biennale è completamente rinnovato. La sezione architettura rilancia la app Ibiennale (ideata dalla società in-house di tecnologia della Marsilio editori, è a pagamento su App-Store e non è solo una mappa, esplora i progetti in mostra) ma, nella sezione Cinema, è possibile acquistare anche, per la prima volta, visioni in streaming di corti e lungometraggi della sezione Orizzonti della quasi concomitante Mostra del Cinema che inizia il 29 agosto. Lo stesso giorno in cui Alvaro Siza Vieira (protagonista tra gli altri del padiglione Portoghese) ritira con prolusione il leone d’oro ai Giardini alle 17. Di solito piove e a tratti diluvia (la tensostruttura infatti è stata già montata), speriamo quest’anno si spezzi la funesta tradizione.
Chiudiamo con un non pervenuto relativo al padiglione Italiano (Arsenale). Massimo Mattioli di Artribune pubblica oggi uno shooting di Michelangelo Pistoletto che installa la sua solita Italia fatta di rifiuti (già vista almeno una dozzina di volte in forme e scale diverse), ma sul sito della Biennale non vi è neanche il titolo del nostro padiglione….E siamo gli unici a versare in questa condizione. A 5 giorni dalla Vernice.